Compleanno e…”obiettivo doppia cifra!”. Ternana, super Palombi: “Io e mia sorella calciatori grazie a papà”
Tutta colpa di papà: “Era fissato per il calcio,
giocavamo sempre al campetto. Io sono di Tivoli, stavo lì ogni giorno”.
Contagioso: “Mattina e sera, un continuo, è stato lui a trasmetterci
questa passione”. Plurale obbligatorio: “Io e mia sorella, entrambi
calciatori!”. Simone alla Ternana, in prestito dalla Lazio, Claudia alla
Res Roma. “A casa abbiamo rotto diverse cose”. Tipo? “Qualche
bottiglia di grappa”. E quante scommesse tra i due: “Vinco quasi
sempre io, anche se una volta lei segnò 30 gol e mi fregò!”. Si scrive
Palombi e… “si legge gol!”. A raffica: “Se non segno sto
male”. Parola di Simone, il fratello maggiore oggi 21enne. Quello che prima delle
partite ha la sua playlist: “Vasco Rossi, Ligabue. Per forza, mi dà la
carica”. E se non avesse fatto il calciatore? “Avrei giocato a
tennis”. Ieri la Lazio, oggi la Ternana di Liverani: “La metto
dentro, è ciò che so fare”. Con una frecciatina a Gautieri nel post: “Qualche allenatore non ha creduto in me, ringrazio comunque chi non mi ha fatto giocare, mi ha stimolato a fare meglio”.
Otto squilli in Serie B, tra cui l’ultima doppietta
contro il Frosinone che profuma di…impresa? Anche di salvezza: “Liverani ha portato fiducia
nei nostri mezzi – ha commentato su Sky Sport – il primo giorno è arrivato e ha detto che avremmo dovuto fare
un’impresa. Ci siamo messi sotto e i risultati gli stanno dando ragione”.
Con un super Palombi, alla prima stagione tra i professionisti e subito decisivo 9 gol.
Merito del “balletto” con Petriccione e del suppporto di Avenatti. Già inseparabili. Più la rete all’esordio col Pordenone in Coppa Italia, appena entrato. Se li
ricorda tutti. Anche se all’inizio non giocava: “E’ normale, ho fatto
fatica. C’era Panucci, poi è arrivato Carbone e sono cambiate le gerarchie. Ho
sfruttato al meglio le mie capacità, ho parlato con l’allenatore e ed è andato
tutto bene – ha raccontato a Gianlucadimarzio.com qualche mese fa – sto
ripagando la sua fiducia”. Idee chiare per Simone Palombi, un classe ’96 simbolo di green line. Ora in prestito a farsi le ossa: “E’ la mia prima
esperienza fuori, da solo. Era un mio obiettivo andare a giocare, volevo fare
una cosa così. Confrontarmi con la realtà, crescere, capire. Alla Lazio
conoscevo tutti…”. Formello, un po’ di nostalgia: “Certo, la
lontananza da casa si fa sentire. Poi vedo Lombardi, Strakosha, il mio
amico Murgia e penso che avrei potuto esserci anch’io, stanno facendo
benissimo, ma non ho rimpianti. Sono convinto della mia scelta. Spero di tornare. Ho preso un
appartamento e sto benissimo, i miei genitori mi vengono a trovare spesso, come
i miei amici e la mia ragazza”.
Laziale vero Palombi, anche qui per
“colpa” di papà: “Sono cresciuto con quei colori, indossarli era
il mio sogno. E’ stato proprio mio padre a portarmi alla Lazio…”.
Giovanissimi, Allievi, Primavera. Sul tabellino marcatori c’era sempre lui: “Palo
gol, Palo gol”. Ritornello. “Vivo per segnare, è la mia qualità. Se
esco dal campo senza reti penso già alla settimana successiva“. Idolo?
“Beppe Signori!”. Feeling speciale con Simone Inzaghi poi: “C’è
un rapporto unico, anche lui è stato un attaccante e mi ha sempre detto come
buttarla dentro. E’ stato fondamentale per la mia crescita”. Consigli di carriera: “Abbiamo deciso insieme che sarei andato via, ne abbiamo parlato
durante il ritiro. Lo spazio era poco, sapevo che la Lazio avrebbe acquistato
qualcuno”. Tappa a Terni con le dritte di Inzaghino: “Palo, buttala
dentro…”. Un rito: “Me lo diceva prima di ogni partita, era un
appuntamento fisso. Io e Murgia lo aspettavamo nel tunnel…”. E lui?
“Arrivava sempre, puntuale”. Scaramantico: “Tantissimo”.
Ricordi, fotogrammi di una Primavera “che ha vinto tutto”. Coppa
Italia, Supercoppa, Scudetto: “Un’impresa, la nostra”. Rapporti
rimasti, infine: “Con Murgia siamo legati da sempre, abbiamo giocato
insieme ma ad unirci non è stato quello. C’era altro, c’era l’amicizia. E c’è tutt’ora.
Quando ha segnato contro il Torino l’ho chiamato subito, ero felicissimo per
lui. E’ bello quando il calcio riesce a regalare un rapporto simile”.
Fotogrammi da rivivere. Come il primo ritiro coi grandi: “Ricordo Klose,
ho anche la sua maglia”. Autografo d’oro: “Giocavo negli Allievi, me
la portarono al Gentili. E’ stato un bellissimo regalo”. Un po’ come il
diploma per i genitori. Storie di sacrifici, di nottate in macchina a studiare.
Di traversate Formello-Tivoli per arrivare in tempo agli allenamenti. Storie di
passioni. E anche qui, come sempre, c’entra papà Gianni: “Mi scrisse un
gran messaggio prima della finale contro il Torino”. In breve: “Non è
importante arrivare in Serie A nel calcio, ma nella vita. E tu sei sulla buona strada”.
Parole che dicono tutto: “Studiavo in macchina, di notte. Sai, ero in
ansia per la prima prova della maturità! Giocammo il 13 giugno, sbagliai pure
il rigore. Il 17 c’era il tema e arrivai in classe stanco morto, ma è un
sacrificio che rifarei“. Ora l’Università: “Ho dato qualche esame, ora
devo portare a termine anche questo percorso. Ho una famiglia che mi
segue”. E continuerà a farlo, verso l’obiettivo stagionale: “Voglio la doppia cifra, vediamo come va”. Per ora alla grandissima (9 gol in 25 partite). Vicinissimo all’obiettivo… con un
grazie a papà.