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Sigarette, primo posto e un compleanno speciale: tanti auguri a Maurizio Sarri

Dietro ogni grande uomo, c’è un armadietto pieno di segreti. Quello di Maurizio Sarri è una piccola tabaccheria. Stecche di Merit gialle, a nascondere un bagaglio di esperienza che forse, in Italia, non ha eguali. Se fosse nato una “manciata” di chilometri più a nord, a Londra, sarebbe stato quello che gli inglesi definiscono un “self-made man”. Ironia del destino, invece, vuole che la carta d’identità di Sarri reciti Napoli. Un cerchio che si chiude allora, un ritorno nella città che lo ha visto nascere e, però, andare via prestissimo. Il padre lavorava qui, poi proprio il lavoro lo ha portato altrove, e così la sua famiglia. Il piccolissimo Maurizio aveva tre anni, radici ancora da piantare. Lo ha accolto la Toscana, in un piccolo paese che, di storie, ne avrebbe eccome da raccontare. Vaggio, crocevia sconosciuto ai più che può vantare un cuore diviso a metà fra due comuni e due province. Reggello e Pian di Scò, Firenze e Arezzo separate da poche gocce d’acqua chiamate Resco. Un bar, un parrucchiere, una scuola, un circolo ARCI: luoghi conosciuti a chi, fra poco, siederà sulla panchina del San Paolo. Sigaretta dopo sigaretta, fra una partita di briscola ed un dibattito politico, è nato qui il Maurizio Sarri che, oggi, ha stregato De Laurentiis e l’Italia dopo aver fatto innamorare Empoli.

Il resto è storia conosciuta, quasi cronaca. La laurea, la lunga parentesi in banca, la passione per un calcio d’altri tempi e, forse, di altri mondi. Quello dei campi in terra e dei due allenamenti a settimana, per esempio. Quello che Maurizio Sarri conosce benissimo. Attratto e conquistato da uno sport “operaio” e lontano dai riflettori. Stia, Faellese, Caviglia, Antella, Valdema, Tegoleto, Sansovino: squadre così, mica nomi da prime pagine. Quelle andranno conquistate nel tempo, frutto di un’abnegazione e di una passione che hanno spinto Sarri a lasciare la banca ed un “impiego sicuro” per inseguire qualcosa più di un sogno. “Mi pagano per fare qualcosa che avrei fatto gratis e dopo il lavoro”, confidò ad inizio anno. Una storia lunga, iniziata lontano. Pescara, poi Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria. L’esonero a Sorrento, le meraviglie di Empoli. Dalla “vita precedente” si è portato un incredibile istinto analitico: maniacale nel suo studio e nei suoi metodi, attento ad ogni minimo dettaglio. Sarri studia gli avversari fino a tarda notte, legge e monitora dati dei suoi calciatori in continuazione. Sa sempre, esattamente, quanti passaggi ha fatto Valdifiori, quante volte la linea difensiva si è disunita, quanto le punte abbiano permesso l’inserimento del trequartista. In questo lo aiuta uno staff semplice e professionale come lui, lo aiutano idee all’avanguardia come il drone ed il gps. Possesso, non possesso e transizione sono come l’Ave Maria, i calci da fermo lo stimolano come poche altre cose.

Un napoletano cresciuto in Toscana, geniale e, solo apparentemente, burbero. Già, perché dietro quegli spigoli si nasconde un uomo vero, capace di capire gli altri, di rispettare tutti, di conquistare stima e affetto. Conferenze stampa show, allenamenti aperti al pubblico, voce graffiata dal fumo. Adora leggere, adora il mare. Non ama i compleanni, le ricorrenze. Oggi, però, avrà fatto un’eccezione. Doverosa, scontata, un sorriso. Meglio, un grande sorriso. 57 candeline, una vittoria splendida e un titolo, che non conterà molto forse, ma testimonia più di ogni retorica il grande lavoro che Sarri sta facendo a Napoli. Campione d’inverno, Higuain che segna, la squadra che diverte. Tutto così bello, così fantastico. Sembrerebbe un film, è la realtà. Una realtà fatta di lavoro, tanto, e umiltà. Di schemi, di tattiche, di dettagli, di centimetri, che nel calcio fanno la differenza. Napoli capolista, ma figurati se lui si scompone. Da domani sarà tutto come prima, tra una Merit e l’altra. E, allora, in maniera semplice e diretta (come piace a lui): tanti auguri mister!