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Il guasto d’amore di Seydou Fini: “Amo il Genoa, ora segno in Olanda”

La nostra intervista all’attaccante classe 2006: “Ero raccattapalle a Marassi, poi ci ho giocato. Gilardino un maestro. All’Excelsior per crescere”

L’accento zeneize e il cuore rossoblù. Mentre conquista l’Olanda con gol e giocate, Seydou Fini porta con sé ricordi e cartoline di casa: Genova e il Genoa. Le serate con gli amici a tifare a Marassi e l’esordio in quello stesso stadio a diciassette anni: “Mi sentivo sulla luna, ho realizzato il sogno di una vita”. Da quel giorno sono passati dieci mesi. Oggi Fini, attaccante classe 2006, è protagonista con l’Excelsior Rotterdam, primo in Eerste Division: “Vogliamo tornare subito in Eredivisie”, racconta entusiasta a Gianlucadimarzio.com.

 

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“Il Genoa il mio paradiso: un amore a prima vista”

A eccezione di sei mesi in Belgio a gennaio, Seydou – italiano di origini ivoriane – ha vissuto tutta la sua vita con la maglia del Genoa cucita addosso: “Sono arrivato in rossoblù a sette anni ed è stato amore a prima vista. Mi voleva anche la Sampdoria, ma non ho avuto dubbi. Da piccolo per questi colori ho fatto di tutto: il tifoso, poi il raccattapalle e a volte accompagnavo i calciatori in campo. Anch’io ho un guasto d’amore”. Una bella favola: “L’anno prima di esordire ero raccattapalle in Genoa-Bologna. A fine partita ho chiesto i pantaloncini a Badelj e lui me li ha regalati: ero emozionatissimo. Qualche mese dopo condividevamo lo spogliatoio da compagni di squadra: mi sentivo in paradiso”.

 

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“All’Excelsior ambiente giovane e libertà di crescere”

Per ritrovare i colori rossoblù, il percorso di Fini passa ora dall’Olanda. In estate è partito in prestito verso l’Excelsior a caccia di spazio. Scelta… azzeccata. 6 partite, un gol e tre assist: ha contribuito a una rete ogni 97 minuti giocati. “Mi sto ambientando bene, puntano molto sulle mie qualità”. Quali? “Dribbling e velocità soprattutto. Vogliono che provi sempre a saltare l’uomo”. Gioca come ala destra in un 4-3-3 ed è già l’incubo delle difese di Eerste Division: “E’ un campionato con molto talento. Siamo tutti giovani, in squadra l’età media è 22 anni. Giochiamo un calcio veloce e divertente: tanti spazi e tanti uno contro uno. Mi ha stupito la cura del dettaglio: abbiamo doppio allenamento tre o quattro giorni alla settimana e prepariamo la partita al millimetro, con video e analisi. Noi ragazzi sentiamo poche pressioni e molta fiducia. Sbagli? Riprovaci: non ti giudicano per un errore”.

 

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“Ronaldo l’idolo, Mbappé folgorante. La Nazionale un onore”

Crescita: parola chiave per un ragazzo di diciotto anni che sceglie di andare a giocare dall’altra parte d’Europa. Da Genova a Rotterdam. Crescere in campo, ma soprattutto fuori. Un percorso che Fini aveva già iniziato a gennaio, con un prestito allo Standard Liegi: “Se in Olanda mi sono ambientato in fretta lo devo all’esperienza in Belgio. Vivere da solo e lontano da casa in quei mesi non è stato semplice: ho avuto un po’ di nostalgia, ma mi è servito”. Come? “Ho imparato a cucinare ad esempio”, scherza Seydou. “Sì, nulla di complicato… ma una pasta al sugo ora la so fare bene”. Let him cook, ai fornelli come in campo: “Con la cucina ho iniziato da poco, il pallone invece è una mia fissa da sempre. Sono cresciuto guardando giocare Cristiano Ronaldo e ascoltando musica rap. I miei preferiti? Drake e Kanye West”.

  

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Se CR7 è l’idolo d’infanza – “un modello e uno dei migliori di sempre” – la folgorazione dell’adolescenza si chiama Kylian Mbappé: “Quando ha vinto il Mondiale a diciotto anni mi ha lasciato a bocca aperta, ho pensato: ‘Voglio essere come lui’”. E in effetti una chance del genere Seydou sogna di ritagliarsela: nel 2026 avrà vent’anni e chissà che due buone stagioni non possano convincere Spalletti a portarlo in America: “Esordire in Nazionale maggiore è il mio più grande obiettivo, che sia in un Mondiale o in amichevole. Intanto gioco in U19 e mi trovo bene: la maglia azzurra ha lo stesso peso a ogni livello e va sempre onorata. E poi ho giocato anche in U21, dove mi hanno colpito Cher Ndour del Besiktas e Alessandro Bianco del Monza. Cher è impressionante perché ha la tecnica e la rapidità di un brevilineo, ma è alto un metro e novanta. Bianco invece rapisce per l’intelligenza calcistica: riesce a risolvere situazioni molto complicate con una facilità incredibile”.

“I miei sogni rossoblu: tengo tanto al Genoa, Gilardino un maestro”

Dai sogni azzurri a quelli rossoblù: “Tengo tantissimo al Genoa e spero di poter fare bene con quei colori in futuro, è un club che lavora molto bene coi giovani”. L’ultimo a esordire è stato Honest Ahanor, classe 2008: “Lo conosco da quando è piccolo, è un bravo ragazzo e a Genova tutti sapevamo che ce l’avrebbe fatta. In questi anni il club ha lanciato tanti giovani: Ekhator, Boci, Accornero, Lipani e così via. Gilardino è lungimirante: in passato mi ha allenato in Primavera e con lui non abbiamo mai perso una partita”. Un maestro speciale per Seydou: “E’ stato un bomber vero, a noi attaccanti spiega movimenti e tecniche. Mi corregge quando sono superficiale sotto-porta: mi sprona a essere cattivo, a cercare sempre il gol”.

 

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A giudicare dall’inizio di questa avventura in Olanda, sembra che i consigli di Gila abbiano fatto effetto: assist alla prima partita di campionato, gol alla terza. Ci sono tutti i presupposti perché questo sia l’inizio di una bella storia. Seydou visualizza il suo obiettivo: “Tra dieci anni spero che il mio nome possa essere ricordato a livello mondiale. Vorrei che la gente dica: “Lui è Seydou Fini, ha vinto questo e quel trofeo”. Farlo con il Genoa? Sarebbe bello, ma nel calcio non si sa mai: per sognare e sorridere mi basta un campo”.

A cura di Luca Bendoni, Nicolò Minerva e Andrea Benedetto