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“Tante scelte hanno cambiato la mia carriera”. Il Chelsea, la Juve e Astori: Vincenzo Camilleri si racconta

Per anni è stato identificato come “il difensore italiano del futuro”, ma spesso le scelte e la sfortuna hanno portato Vincenzo su un binario lontano dalla consacrazione

Nella mia vita ho sbagliato tutte le scelte che avrei potuto sbagliare”. Finisce così il racconto di Vincenzo Camilleri per gianlucadimarzio.com. Ma andiamo con ordine. Siciliano ma calabrese d’adozione, Camilleri per anni è stato considerato il miglior difensore italiano a livello giovanile. Una carriera sulle montagne russe, prima di entrare in una complicata spirale di decisioni infelici. Carattere non semplice, e consigli non sempre eccellenti, hanno fatto sì che uno dei migliori talenti del nostro calcio, quasi lo abbandonasse. Oggi come ieri ama la playstation, ed il buon cibo. Studia Scienze Motorie: “Mia moglie vuole che mi laureo”. Ora la sua isola felice si chiama Vibonese. Ma riavvolgiamo il nastro, partendo da dove tutto è iniziato: “Sono andato via di casa a 12 anni, direzione Reggina, questo mi ha portato a maturare prima rispetto agli altri”. Cosa ricordo? “Quando firmai loro non erano proprio convinti di prendermi”. Un inizio in salita, con quella che poi sarebbe diventata la sua seconda casa: “Vivevamo al Sant’Agata. Eravamo una famiglia. Quello era un contesto che ti faceva vivere in modo felice. Poi aggiunge: “Anche il presidente Foti stava spesso con noi, era un po’ il papà di tutti”. Cosa non dimentico dei miei anni a Reggio? “Quando arrivai la prima volta vidi il Granillo e rimasi scioccato”.

IL CHELSEA, E QUELL’ELICOTTERO MAI DECOLLATO


A 16 anni, la sua vita cambia ancora. Vincenzo svolge un torneo con la Nazionale italiana Under 16, e … : “Fui chiamato dall’osservatore del Chelsea Carlo Jacomuzzi. Mi disse che avevano individuato in me il difensore centrale del futuro, e che voleva portarmi a Londra”. La chiamata della vita. Per lui si stavano per aprire le porte del Chelsea di Roman Abramovich. Poi ci racconta: “Andai a Londra con mia madre, insieme al procuratore per capire e vedere il progetto da vicino, mi portarono allo Stanford Bridge. Tante cose non le ho vissute come avrei dovuto”. Ma c’è un problema, la trattativa con il Chelsea, non fa felice la Reggina: “La società non sapeva, ma immaginava. Poi fui io a parlare con il presidente Foti, ma lui non rimase per niente contento”. Si mosse anche l’UEFA: “Foti era convinto di essere stato derubato e fece ricorso, anche Platini si schierò dalla sua parte. Fui squalificato perché tutti pensavano che io ero stato prelevato di nascosto con un elicottero del Chelsea dal Centro Sant’Agata per andare a Londra, ma vi confesso che non è stato assolutamente così”. Poi aggiunge: “A 16 anni ero senza contratto e quindi libero di andare all’estero pagando una piccola clausola. E’ stato fatto tutto nel rispetto delle regole”. Quattro mesi di squalifica prima di poter giocare: “L’impatto è stato devastante per me. Pioveva sempre, si mangiava male, non capivo la lingua”. Per niente idilliaco il rapporto con il suo allenatore Paul Clement: “Non mi faceva giocare con continuità, e spesso si arrabbiava con me perché non lo capivo”. Un episodio? “Una volta in allenamento ruppi il naso ad un mio compagno, e mi fermai per soccorrerlo. Lui si arrabbiò tantissimo perché non avrei dovuto fermarmi. Li é così, va tutto a tremila”. A fine anno l’addio: “E’ stata la scelta più sbagliata della mia carriera. Loro non volevano mandarmi via, e io gli dissi che se non mi avessero accontentato sarei comunque tornato in Italia e avrei smesso di giocare a calcio”.


LA JUVENTUS, E IL RICORDO DI DAVIDE ASTORI



In Italia nulla è cambiato, tutti lo vogliono: “Potevo andare ovunque, ma scelsi la Reggina. Per me era casa, e non nascondo che pesò anche tutto il caos del trasferimento al Chelsea”. Quell’anno arriva l’esordio in Serie A: “Mi fece esordire Orlandi, vincemmo a Bergamo, fu un’emozione unica”. A fine anno arriva la Juventus: “La Reggina era retrocessa, mi chiamò Foti chiedendomi se volessi andare alla Juve. Dissi di sì, fu tutto molto veloce”. Altro giro, altra corsa. Delneri punta molto su Camilleri: “Mi aggregava spesso con la prima squadra, e mi fece esordire in Europa League contro il Lech Poznan, giocai anche in casa contro il Manchester City”. Tante gioie in maglia bianconera, ma anche tante delusioni: “Fu un anno dalle emozioni contrastanti. Purtroppo prima delle finali con la Primavera mi ruppi il perone, e questa cosa segnò la mia esperienza a Torino”. La Juventus, infatti, non lo riscatta. Vincenzo torna alla Reggina, e si trasferisce in prestito alla FeralpiSalò, prima di una nuova importante chiamata: “Scelsi di andare a Cagliari, in Serie A, partivo come quarto centrale ma speravo di giocare”. Invece non gioca, e a gennaio saluta tutti, ma ci tiene a sottolineare: “Avevo un grande rapporto con Davide Astori, mi faceva un sacco di scherzi. Lui è veramente una persona speciale. Era unico. Era solare anche quando si arrabbiava.

LA SERIE C, IL BRESCIA E LA VIBONESE; “E’ LA MIA ISOLA FELICE”

Dopo Cagliari tanta Serie C: prima il Barletta, poi il ritorno alla “sua” Reggina. Lui insieme ai suoi compagni salvano la squadra nello spareggio contro il Messina, ma i tribunali condannano comunque la società: “Facemmo un’impresa. Non mi sembrava vero che la Reggina potesse fallire”. Per Camilleri arriva una nuova chance, al Brescia in Serie B: “Fu un anno importante, sfiorammo i playoff, e mi sentivo di nuovo un calciatore importante”. Ma anche qui qualcosa non va: “Ero in scadenza, ed a fine anno mi consigliarono di non rinnovare. Qui mi sono chiuse le porte del calcio che conta”. Già, perché si arriva al 31 agosto, Vincenzo aspetta invano che L’Ascoli venda un difensore per puntare su di lui, questo non avviene, e si ritrova senza squadra: “E’ stato il momento peggiore della mia carriera”. Arriva così la Paganese: “Era un grande passo indietro per me” Perché scelsi Pagani? “Per Grassadonia. E’ veramente forte. E’ il massimo per un calciatore sia da un punto di vista umano che calcistico. Arriverà in Serie A”. Prima il Teramo, poi i playoff con la Sicula. Diana: “Diventerà un grande allenatore. Ha un talento, riesce a tirare fuori il meglio dai calciatori”. Ora la Vibonese, per Vincenzo è un pò come tornare a “casa”: Forse l’unica scelta giusta della mia carriera. C’è un bel progetto, una società seria che vuole fare le cose nel modo giusto. Poi c’è Orlandi come allenatore che mi ha fatto esordire in A”. Una squadra che sta facendo un grande campionato e si è posta obiettivi importanti: “Non abbiamo paura di niente e siamo in grado di giocarcela con tutti. Ci manca un po’ di malizia”. I Playoff? “Sono un obiettivo concreto, se non dovessimo arrivarci dovremmo mangiarci le mani. Possiamo essere la scheggia impazzita”. Vincenzo infine che ci confessa: “Ho sbagliato tutte le scelte che avrei potuto sbagliare, ma ho ancora un sogno, provare a riconquistarmi qualcosa che è nelle mie corde”.

Camilleri, adesso, si gode Vibo Valentia e la Vibonese, la sua isola felice. All’orizzonte una nuova scelta lo attende.