Sergio Floccari, il ritorno dell’operaio del pallone. “Volevamo vincere a tutti i costi”
Dal Benevento a Benevento. Il 2017 di Sergio Floccari alla Spal potrebbe essere riassunto così.
Contro i sanniti aveva segnato la sua prima rete alla corte di Leonardo Semplici. Era il 21 gennaio e quel gol dava sostanza ai sogni di serie A. Undici mesi dopo, la sua doppietta al Vigorito consolida le speranze salvezza dei ferraresi.
“Per noi era una gara da vincere a tutti i costi. Una partita chiave che si era messa male. Abbiamo dimostrato maturità, con una grande reazione nel momento più difficile”.
Parole da capitano e condottiero. Le scelte estive della società, con gli arrivi di Paloschi e Borriello, sembravano confinarlo a un ruolo da gregario. Semplici aveva comunque puntato su di lui ai primi appuntamenti con la A. E la squadra aveva raccolto subito punti. Poi un infortunio muscolare al retto femorale sinistro lo ha fermato: un mese e mezzo fuori, coinciso con una crisi di risultati della squadra. In quel periodo, solo 5 punti in 10 partite. Con lui in campo, la musica è cambiata.
“Quando sono rientrato un paio di settimane fa, sapevo di avere il 50% di rischi di ricadute. Sono stati bravi i nostri medici a rimettermi in campo. Ci tenevo a dare il mio contributo. Alla Spal siamo una famiglia e in campo si vede”.
A Benevento però si è visto soprattutto lui. Un secondo tempo da leone, iniziato con una traversa e concluso con due gol da opportunista. L’ultima doppietta l’aveva segnata a marzo del 2012. “Ah, davvero? Più di 5 anni fa? Beh sì, in effetti ricordo che era passato un po’ di tempo…”.
Giocava nel Parma e affrontava la Lazio, la squadra dove ha scritto le pagine migliori della sua carriera. Una strada lunga, segnata da 70 gol in serie A, da Messina a Ferrara, passando anche per Genova, Bergamo, Parma, Sassuolo e Bologna. Lì, un anno fa, sembrava in parabola discendente. Con umiltà ha scelto di ripartire dalla B. Per dimostrare a se stesso e agli altri che a 36 anni sa ancora essere decisivo. Si è ripreso la A e ora vuole mantenerla. “Questa categoria per Ferrara è qualcosa di bellissimo.Mancava da mezzo secolo. È nostro dovere dare tutto per far sì che questo sogno continui”.
Vuole scrivere un’altra pagina della storia di questa società. Lui, che ha vent’anni sognava di fare l’insegnante di Storia e filosofia. L’università poi non l’ha proseguita, perché il pallone ha tolto spazio ai libri. In cattedra però ci è salito lo stesso, da “operaio del calcio”, come si è sempre definito. Dopo il Purgatorio, è tornato in Paradiso. I primi due gol della stagione, finalmente. È contento come un bambino quando esce dal Vigorito. Forse sul pullman telefonerà alla donna che nel 2012, poco dopo la sua ultima doppietta, è diventata sua moglie. Si chiama Maria Elena, è stata Miss San Marino. Sergio ha anche la nazionalità di quel microstato. Forse un giorno ne vestirà anche la maglia. Potrebbe, perché quella azzurra l’ha assaggiata solo in allenamento.
Era stato il primo giocatore di Vibo Valentia convocato in nazionale. La Calabria oggi è lontana, l’Emilia è diventata la sua terra.
Da Bologna a Ferrara sono pochi chilometri, ma per Floccari sono quelli che separano il tramonto dall’ alba.
Il suo risveglio in campionato è un grido di battaglia. Perché anche a 36 anni si può essere l’uomo della salvezza.