Seferovic, una notte da re: “Parlava poco, ma voleva arrivare”
La consacrazione di un viaggio che parte dall’Italia. Il racconto di chi lo ha visto crescere: David Di Michele e Renato Buso
Silenzioso, introverso ma con un gran senso del lavoro. Queste le principali caratteristiche dal punto di vista umano di Haris Seferovic. Ieri sera è arrivata la sua consacrazione. Due gol alla Francia campione del mondo in carica che hanno portato in paradiso per una notte la sua Svizzera.
Abnegazione e grande forza di volontà. Difficile averne da ragazzo quando le cose non vanno per il verso giusto. La sua vittoria è stata non mollare mai e non smettere di crederci. Dai primi anni in Italia, fino al presente al Benfica. In Portogallo Haris ha trovato la sua dimensione, 54 gol in 3 anni. Pupillo di Jorge Jesus come da ragazzo lo era di Mihajlovic alla Fiorentina, dove non riuscì però a esprimersi. Classe 1992, Seferović adesso, dopo un lungo girovagare, è pronto a dire la sua in campo europeo e ieri lo ha dimostrato.
Di Michele: “Ero sicuro sarebbe arrivato”
L’importanza della gavetta. Parola di David Di Michele, ex centravanti del Lecce nel quale, nel gennaio del 2012 arrivò Seferovic: “Arrivava dalla Fiorentina – racconta Di Michele – era un ragazzo che parlava poco ma che con il tempo è riuscito a integrarsi. A Lecce eravamo un grande gruppo, siamo stati bravi anche noi a far si che non si isolasse. In attacco c’era tanta abbondanza, i titolari eravamo io e Muriel. Non era facile per un ragazzo trovare spazio. È un ragazzo che si fa volere bene da tutti e noi eravamo sicuri che prima o poi sarebbe arrivato. Ha sempre avuto grandi qualità, sia sotto l’aspetto umano che dal punto di vista tecnico”.
Buso: “Da subito grande voglia di emergere”
Cattiveria sotto porta, voglia di cercare la via del gol. Qualità che Seferović ha sempre avuto ma che ha affinato negli anni anche grazie all’esperienza. Lo conferma chi lo ha visto da ragazzo appena arrivato dalla Svizzera e che non ha mai smesso di seguirlo: “Aveva un senso del lavoro e una voglia di arrivare incredibili – racconta Renato Buso allenatore della Primavera della Fiorentina dal 2009 al 2011 – è arrivato con noi che era un ragazzino. Timido, introverso, parlava poco. Ha fatto un grande percorso, lo ha aiutato il fatto di conoscere le lingue. È sempre stato a disposizione e ho visto in lui fin dal primo momento una gran voglia di emergere.”
“L’ho sempre seguito – prosegue Buso – è migliorato tantissimo nel colpo di testa. In Italia si capiva che aveva un gran senso del gol ma è stato bravo a migliorare nel gioco aereo. La doppietta di ieri ne è la dimostrazione. Ma non è un giocatore che scopriamo adesso, sono anni che fa benissimo al Benfica giocando in campo internazionale”.
a cura di Lorenzo Cascini