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Serie C, l’AIC indice lo sciopero per la prima giornata

Clima tutt'altro che disteso in Serie C. L'Associazione Italiana Calciatori ha infatti deciso di indire uno sciopero dei giocatori in occasione della prima giornata del torneo, prevista per sabato e domenica prossimi. La decisione, si legge dal comunicato dell'AIC, deriva dall'aver "preso atto dell’impossibilità di raggiungere un’intesa con la Lega Pro sul regolamento del minutaggio dei giovani e l’abolizione delle liste dei giocatori utilizzabili nel Campionato di Serie C". "L’azione di protesta" continua, "nasce dall’inspiegabile passo indietro della Lega Pro, rispetto al regolamento in vigore nella precedente stagione sportiva, relativo alla reintroduzione di limitazioni, sostanzialmente obbligatorie, dell’utilizzo di un numero massimo di calciatori professionisti".


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Le parole dell'avvocato Calcagno: "Pronti a continuare"

A Gianlucadimarzio.com, ha poi parlato il presidente dell'Aic, l'avvocato Calcagno. "La decisione non è maturata ovviamente oggi, è la logica conseguenza della mancanza di risposte da parte della Lega Pro. Riteniamo di essere dalla parte del giusto, di chi conosce la verità del campo del campo. Questa nostra battaglia è per fare emergere la meritocrazia, per non creare centinaia e centinaia di ragazzi che si illudono di fare i professionisti, battaglia soprattutto per elevare il livello qualitativo della categoria".


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"Limitare le rose a 22 è l’aspetto più distorsivo. Potrà continuare? Speriamo ci possa essere in questi giorni un’interlocutrice diversa con la Lega rispetto al passato. Se continuerà il muro contro muro, valuteremo. Al momento non ci sono vie d’uscite. Se non danno risposte c’è possibilità che lo sciopero continui? Certo, la nostra è una battaglia a favore degli aspetti tecnici sportivi di una competizione che rischia di tornare a quello che era 7/8 anni fa. Ci sta a cuore le sorti del campionato e dei ragazzi che giocano in C”.


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La replica del presidente Ghirelli

Anche il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, ha replicato alle dichiarazioni dell'Assocalciatori ai microfoni di Gianlucadimarzio.com: "Io non voglio alzare la polemica perché c’è da un lato una incomprensione di che cosa era il calcio pre Covid e che cos’è il calcio post epidemia in termini di entrate e di costi. Le entrate oggi sono zero, se non si considerano questi aspetti si va al default. Ghirelli ha cambiato rispetto ad un anno fa, c'è stato il Covid, è evidente, basta vedere quante fabbriche sono chiuse. C'è una situazione totalmente diversa".


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"Noi insieme ai presidenti – continua -, abbiamo chiesto 21 milioni di euro per la cassa integrazione dei calciatori e tre o quattro mesi fa l'AIC era contro non capendo anche all'ora che cosa stava cambiando. Abbiamo analizzato che cosa si era verificato. Rose di 25, alcune anche di 38, e realmente ne giocano 16 o 17, dal 22 al 25 giocano nella media non più di 30 minuti a campionato, questo comporta una spesa di 11 milioni, non potevamo chiederne 21 al governo e buttarne via 11".


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"Noi dobbiamo fare la nostra parte. Per esempio Pirlo ha fatto giocare Frabotta, che viene dalla C. Questo è il calcio che vogliamo. Giocano i giovani e i bravi. Ci sono giocatori formati dal proprio settore giovanile, si possono tesserare in deroga. Non abbiamo assolutamente diminuito il numero complessivo, ma abbiamo valorizzato l'asset. Fare sciopero ora mi sembra un errore micidiale perché siamo alla ripresa, non c'è nessuna motivazione. Ho cambiato idea rispetto a un anno fa? Sì, perché questa situazione lo richiede. Io ho parlato con Calcagno diverse volte e sono pronto a riparlarci però l'asse del ragionamento non può essere quello e poi vai a fare lo sciopero. Apertura sulle liste – conclude Ghirelli – ? No, le liste sono già in quel modo. Io ritengo che domenica si giochi perché società e giocatori sono molto responsabili. Credo che alla fine domenica si giochi".