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Sassuolo, ecco Lemos: il nuovo Godin con l’Italia nel destino e un ‘no’ al Barcellona nel curriculum

Ufficialità ancora attesa, atti formali solo da depositare. Il Sassuolo, però, ha il suo nuovo difensore: dopo aver salutato Paolo Cannavaro, ecco Mauricio Lemos. Il giocatore è atteso in Italia tra lunedì e martedì, con la squadra emiliana che ha battuto la concorrenza anche del Genoa. Già, perché nel destino del classe ’95, la Serie A sembra esserci sempre stata. In questi anni, in diverse gli avevano buttato un occhio: Roma, Fiorentina, Sampdoria e Juventus. Durante un torneo Viareggio, i bianconeri si erano interessati a quel difensorino – per modo di dire, visto che si parla di 186 cm di altezza – dalla leadership spiccata e dalle doti tecniche importanti. Osservatori concordi, fax spedito al Defensor e una richiesta ben specifica: averlo a Vinovo per un provino. Tutto bello, se quella diatriba tra i rappresentati del giocatore non avesse fatto naufragare tutto. Occasione solo rimandata: presto, infatti, l’Italia sarà davvero casa sua. Un po’ più giù, in quella Modena neroverde che non vede l’ora di abbracciarlo.

La storia di Lemos inizia a Rivera, cittadina al confine tra l’Uruguay e il Brasile. Fin da piccolo, la passione è solo una: el fútbol.Da bambino camminava scalzo, con la maglia del Penarol sulle spalle e una palla sempre sotto il braccio”, come raccontato dal padre. Un’ombra del fratello Maximiliano, di qualche anno più grande e compagno fedele di tante partitelle. Una particolarmente fortunata, tanto da procurargli un contratto con il Defensor Sporting. Quel giorno, il piccolo Mauricio doveva solamente accompagnare il fratello all’ennesimo allenamento. Nell’attesa, però, l’ennesima ‘sfida’ tra i due. Finita con i dirigenti del club che lo invitavano negli uffici per proporgli un posto in squadra. Due anni per prendere consapevolezza delle proprie doti e poi finalmente l’Europa. Con il Rubin Kazan a sverzarlo. Appena 4 presenze, quante ne bastano per assicurarsi la chiamata del Las Palmas. In molti mi chiedono se mi sono pentito di essere andato in Russia, in realtà è stato un passo importante per la mia carriera. Positivo, visto che mi ha portato a Las Palmas”. Schietto a parole, attento e puntuale quando in campo c’è da fermare l’avversario. Un nuovo (in prospettiva) Godin – idolo di sempre – ma più tecnico. “Anche Diego Lugano non mi dispiaceva”. Modelli da seguire, personalità tanto forte da non sentirsi mai arrivato: Il mio obiettivo è quello di crescere più velocemente possibile, crearmi sempre nuove opportunità. Alzo sempre l’asticella, l’importante è fare sempre un passo in avanti”.

Per questo, quando lo scorso anno bussò alla porta il Barcellona, Mauricio Lemos non faticò a dire ‘no’. Troppo alto il rischio di perdersi in una società così importate. A quell’età, meglio affinare le proprie doti giocando da protagonista. “E’ stata una decisione presa anche con la mia famiglia, una scelta calcistica: dovevo ancora crescere come giocatore, lì non so quante opportunità di giocare avrei avuto”. Idee chiare, con le Gran Canarie identificate come il posto perfetto per non smettere di migliorare. Efficace, a volte ruvido, per quel che conta roccioso. Merito di una stazza importante e di quel senso della posizione che spesso compensa un’andatura non proprio fulminea. Giocarellone nello spogliatoio, leader carismatico in mezzo al campo. I piedi? Educati, da centrocampista. Lanci millimetrici, tiri di potenza e… calci di punizione. Uno specialista del settore. Perché il fiuto del gol proprio non gli manca. La scorsa stagione, 5 marcature messe a segno e l’investitura del Telegraph: inserito tra i 50 migliori giovani. Presente importante, futuro che fa ben sperare. Ora, un nuovo inizio con il Sassuolo, in quell’Italia che ha sempre avuto nel destino. Per alzare ancora l’asticella, per continuare quel processo di crescita che lo ha spinto a dire ‘no’ al Barcellona e inserire nel proprio curriculum un rifiuto non proprio banale.