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“Sarà il nostro anno: voglio dimenticare la finale per la B persa con il Catania”. Taranto, Giove è positivo per il 2018

“Ho staccato la spina solo per qualche giorno, ma anche a Capodanno il mio chiodo fisso è stato il Taranto”. Parola di Massimo Giove, tornato da due mesi in sella alla presidenza del club della città dei due mari a 15 anni dall’ultima volta, quando insieme a Ermanno Pieroni nel biennio 2000-2002 era stato in grado di conquistare prima la promozione dalla Serie C2 alla C1 nel 2001 e poi di arrivare alla finale playoff l’anno successivo contro il Catania, persa tra mille rimpianti. “Taranto è una città molto importante – racconta Giove a gianlucadimarzio.com – con un bacino d’utenza di tutto rispetto e dei tifosi che meritano tanto: purtroppo la serie B manca da troppi anni, io sono tornato per dare forma a un progetto e dare decoro al calcio cittadino”. L’intento è chiaro: “La città arrivava da rivoluzioni vissute stagione dopo stagione, il che non porta da nessuna parte nel mondo del calcio”. Non ultima, la vendita simbolica a 1 euro da parte del presidente Elisabetta Zelatore. “Noi stiamo ponendo le basi per un progetto all’insegna di continuità e stabilità” assicura Giove. “Ho rilevato una società che per me è troppo importante, sono un tarantino doc. Cercheremo di attuare un programma a lunghissima percorrenza per dare alla piazza calcistica quella tranquillità che merita”.

Fiducia fuori dal campo, fiducia in campo. Nonostante un Taranto quinto e distante 13 punti dalla vetta nel girone H di serie D, con una panchina che ha già vissuto un avvicendamento (via Cozza, dentro Cazzarò), il patron mostra fiducia: “L’esempio da seguire è quello del Bisceglie, che alla fine del girone di andata l’anno scorso era a 13 punti dalla vetta e grazie a una rimonta clamorosa ha poi vinto il campionato. Noi abbiamo superato il periodo negativo e nel mercato di riparazione abbiamo fatto innesti importanti: fino a che la matematica non ci dirà che siamo fuori dai giochi, continueremo a crederci”. Non chiedetegli del calciatore preferito (“Non mi piace parlare dei singoli, siamo forti e competitivi in ogni campo, ora vogliamo allargare la rosa degli under: questo Taranto nel girone di ritorno ci potrà dare grandi soddisfazioni”), mentre sui modelli da seguire sul piano gestionale le idee sono chiare: “Sono un tifoso del Taranto sfegatato, ma seguo con molta attenzione la Juventus – spiega – ma da addetto ai lavori credo che il club Juventus in Europa sia quello che può far scuola dal punto di vista amministrativo, societario e tecnico. Io punto a fare calcio con la massima professionalità”.

Nel weekend si tornerà in campo, con il Taranto sul campo dell’Aversa prima di ospitare domenica 14 allo Iacovone il Team Altamura, terza forza del campionato. Per l’occasione con una veste speciale: “La vecchia presidenza aveva deciso di usare una maglia storica per il 90esimo anniversario del club, diversa da quella solita a strisce rossoblù. Ora ripartiamo con i nostri colori in verticale, con un vecchio logo del Taranto ispirato agli anni ’70, quando il club era in serie B”. Scaramantico? “No, ma sento molto la partita e spesso la seguo in campo. Il giorno dopo la rivedo in tv per analizzarla a mente serena”. I ricordi, però, viaggiano sempre a quella finale contro il Catania: “Sono stato l’ultimo presidente a vincere un campionato diretto nel 2001/2002, poi perdemmo gli spareggi contro il Catania per andare in B. Taranto era tra i primi incassi in Italia e allora c’era un entusiasmo incredibile. Spero con il tempo e la pazienza giusta di riuscire a riportare quello spirito allo stadio”.

Ricordi cancellati? Tutt’altro. “Ci penso sempre. Non la dimentico: sono tornato anche per quello. Devo cancellare quel sassolino dal cuore e cercherò di mettercela tutta. Poi nel calcio servono le componenti giuste. E’ l’augurio per il 2018: lo faccio a noi, ma soprattutto lo faccio al Taranto”.