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Sara Gama: “Quando ho iniziato nessuno aveva idea di cosa fosse il calcio femminile”

Mentalità, benessere psicologico e tanta forza di volontà: le armi vincenti di Sara Gama e Ivana Andrés raccontate al Golden Boy

Giornata d’oro a Torino per la nomina del Golden Boy 2024. Al Palazzo della Regione Piemonte sono stati annunciati i vincitori che verranno premiati il prossimo 16 dicembre sempre a Torino. Prima degli annunci ufficiali sono intervenute Sara Gama, capitano della Juventus Women e della Nazionale, e Ivana Andrés, giocatrice dell’Inter Women e campionessa del mondo con la Spagna nel 2023.

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Le parole di Gama e Andrés

Le due giocatrici hanno risposto alle domande delle giovani calciatrici della Freedom Fc, squadra della provincia di Cuneo. Gama e Andrés hanno dedicato attenzione al tema della salute mentale e della gestione psicologica. 

Un piacere essere qui con voi. Per me a livello mentale e molto importante lavorare psicologicamente perché se stai bene a livello mentale e tutto più semplice“. Inizia così Ivana Andrés, nella conferenza del Golden Boy.

 

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Credit: Andrea Rosito

 

La giocatrice spagnola prosegue: “Da un paio di anni lavoro a livello psicologico con un team. Anche le mie compagne di squadra mi aiutano molto. Mi dà tranquillità soprattutto sapere che loro sono lì con me se per caso sbagliassi qualcosa. Quando devo tranquillizzarmi penso al loro appoggio“.

La parola passa al capitano della Nazionale italiana femminile Sara Gama: “Oggi c’è più attenzione su queste cose. Io sono old style. Cerco di concentrarmi sulle cose che mi sono state dette di fare. Cerco di rilassarmi, non pensare alle cose negative. Quando sono in campo sono capace di mettermi alle spalle un errore e pensare subito alla giocata successiva. Quando si è in fiducia riesce tutto facile, se non lo si è bisogna imparare a giocare semplice”.

 

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Il capitano bianconero ha poi concluso: “Quando ho cominciato nessuno aveva idea di cosa fosse il calcio femminile. In generale, se si smette di credere in sé stessi non si raggiungono gli obiettivi. Credo che vada cancellato ogni blocco mentale. Io non ho mai pensato di diventare una calciatrice professionista, pensavo solo al divertimento che mi donava il calcio. Allo stesso tempo, per me è sempre stato normale giocare, era un problema degli altri adeguarsi. Se uno ragiona così nella vita si farà sicuramente strada”.

A cura di Nicolò Minerva e Cleris Ferrera