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Samuel Di Carmine, un gol contro il destino. Da colpo invernale a carnefice del Palermo

Diciassette giorni fa la vita di Samuel Di Carmine stava cambiando. L’offerta del Palermo, la possibilità di giocare per la promozione in serie A, un corteggiamento lungo e serrato. Vacillava, in quelle ore, l’attaccante del Perugia. E anche la società rifletteva di fronte alla prospettiva di fare cassa. Che fare? Un punto interrogativo gigantesco, risolto dal passaggio di Han al Cagliari. Fine dei dubbi, il numero 10 resta al suo posto. Al centro dell’attacco di Breda, nel cuore dei tifosi del Renato Curi.

Diciassette giorni dopo, riecco il Palermo. Qualche pensiero nel prepartita, uno sguardo a quei compagni che dovevano essere i suoi, una gara nervosa. Poi il lampo, quando lo 0-0 sembrava fissato. Minuto 91: spizzata di Cerri, scatto in profondità di Di Carmine. Szyminski può solo prendergli la targa. Pomini può solo sperare che sbagli. Ma Samuel non ha pietà. E segna, proprio sotto quei tifosi che, per qualche ora, 17 giorni fa, avevano pensato di esultare a un suo gol. Ora invece lo guardano gioire. Non ha la maglia rosanero, ma la 10 biancorossa. Quella che ha voluto fortemente sulle spalle, incurante delle aspettative che quel numero porta sempre con sé.

All’ultimo giorno di mercato stava per sposare il Palermo, all’ultimo minuto lo castiga, aprendo una crisi vera: terza sconfitta consecutiva, Empoli fuggito a 6 punti, aspettando il Frosinone, che domani – battendo l’Ascoli – aggancerebbe i toscani. Uno strappo importante, per quanto manchino ancora 16 gare all’arrivo. Piange il Palermo, che nei prossimi giorni andrà in ritiro a Coccaglio per preparare la prossima sfida con la Pro Vercelli.

Ride il Perugia, per il 14° gol stagionale del ragazzo che aveva temuto di perdere, ma anche perché da martedì potrà contare sulla fantasia di Alessandro Diamanti. Un 10 di fatto, alle spalle del….numero 10 di maglia. Due toscani, “Alino” da Prato, Samuel da Firenze. Pochi chilometri a separarli, accento simile, tanta personalità sul campo. Se parleranno la stessa lingua negli ultimi 30 metri, Breda potrà guardare con attenzione la zona playoff e mettersi alle spalle incubi recenti.

Fra quelli, tre settimane fa, c’era anche quello di perdere il proprio attaccante principale. Un giocatore che il prossimo 29 settembre, compirà 30 anni. È nel pieno della sua maturità, si è sposato in estate e ha due figli piccoli.

Un uomo sereno, dopo tanta gavetta su e giù per l’Italia, da Cittadella alla Juve Stabia, dall’Entella a Frosinone, senza dimenticare l’esperienza nel Queen’s Park Rangers. Aveva solo vent’anni, era appena uscito dal settore giovanile della Fiorentina e si ritrovava in Inghilterra. Adel Taarabt come compagno di squadra, Paulo Sousa in panchina. Uno che poi avrebbe conosciuto bene altri fiorentini qualche anno dopo. E fosse stato per lui, magari si sarebbe portato dietro anche Di Carmine. Il tecnico portoghese infatti avrebbe voluto portarlo allo Swansea, ma Corvino preferì farlo tornare alla base. Per poco, perché la Fiorentina non l’ha mai vissuta davvero. Venti minuti di serie A, contro l’Udinese, uno contro il Torino. In tutto fa 21, buono se fosse blackjack, niente per le potenzialità di un giocatore che continua a crescere, qualsiasi maglia indossi.

Forse andando a Palermo, quei 21 minuti sarebbero cresciuti in fretta. Ma forse cresceranno lo stesso, perché Samuel Di Carmine è un attaccante capace di segnare in tutti i modi: destro, sinistro, potenza, precisione. Uno così, prima o poi avrà la sua occasione. “Sono stupendi i trent’anni”, scriveva Oriana Fallaci. Una fiorentina, come Samuel. Chissà se, quando li compirà, all’inizio del prossimo campionato, lo penserà anche lui. Continuando così, arriverà dove merita. Dove la vita è un po’ più bella. Perché sì, la serie A è sempre stupenda. E a 30 anni, ancora di più.