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#Russia2018 – Identità e draghi alla GOT: Kazan Arena, una città nella città

Così tanti draghi neanche in Game of Thrones. Sulle targhe delle macchine, sui tetti delle case, sulla bandiera che sventola fiera. Color Kazan, color Tatarstan. Come i seggiolini dello stadio che ospiterà i prossimi Mondiali: “Il primo ad essere inaugurato…”. Lo dicono fieri, orgogliosi. I tatari sono così, mettono la propria identità davanti a tutto e i colori della bandiera dentro il nuovo stadio, la Kazan Arena. Verde, bianco e rosso. Sembra l’Italia ma non lo è, forse per qualche intreccio del passato: Bocchetti ha giocato a Kazan per circa tre stagioni. Ansaldi – ora al Torino – qualcuna in più. “Balotelli?”. Veni, vidi, exspuit. Cartellino rosso e sorrisone di Mourinho, che nell’intervallo gli aveva detto di stare tranquillo. Era l’anno della Champions e del Triplete nerazzurro. Per il Rubin, invece, la stagione dei due gol al Barcellona nel Camp Nou. Ce l’ha raccontato il suo portiere in esclusiva (leggi qui). Memories.

Capitale dello sport e dei Mondiali. Stadio innovativo e pensato per i grandi eventi, con lo “schermo esterno più grande d’Europa”. Un gol in rovesciata verso il centralismo di Mosca, che risponde di tacco con un Lužniki modernissimo. Tatarstan, repubblica dalla lingua propria: un misto tra il cirillico e l’arabo. Multiculturalità onnipresente: i “Ciak Ciak” come dessert e il Tempio di tutte le religioni come filo conduttore. crocevia di culture: da un lato una delle moschee più grandi d’Europa – Qol-Sarif – dall’altro la cattedrale ortodossa dell’Annunciazione. Kazan si presenta così, stretta tra il Volga e il Kazanka, legata alla religione musulmana predominante (più minareti che croci). Anche tanti misteri. Vicino il Cremlino, infatti, c’è una delle torri pendenti più famose d’Europa (come quella di Pisa). La chiamano “Soyembika” e ha una storia davvero particolare: non si sa quand’è stata costruita, non si sa perché ha una pendenza di 2 gradi e si dice che sia stata innalzata in 7 giorni da Ivan il Terribile. 58 metri di intrighi.

Specchio di Kazan e dell’allenatore del suo Rubin, Gurban Berdiyew. Un personaggione al limite del mistico: non concede interviste, i suoi allenamenti sono blindati ed esercita una grande influenza sui suoi giocatori. Pure sui tifosi: “Genio”, dicono. Oppure: “E’ il nostro Bielsa”. Loco come lui, bravo a portare il Rubin dalla seconda divisione alla vittoria di due titoli (2008 e 2009), quando la squadra giocava ancora sul “Centrale”. Misterioso, ma intrigante. Esattamente come come questa città, che adesso si appresta ad ospitare i Mondiali nel suo stadio innovativo. Noi vi porteremo all’interno con un reportage esclusivo. Seconda tappa, ecco la Kazan Arena.

LA KAZAN ARENA

La sua definizione parla chiaro: “Una città nella città”. Non solo calcio: nuoto, squash, fitness, palestra, hockey. Un ristorante – “Palladium” – e una sala “d’onore” che può ospitare 300 persone, più un servizio navetta fuori dall’impianto. Senza contare la “Kidspace” per i bambini, intrattenuti in una serie di attività “dopo-scuola”. L’ideale per genitori occupati col lavoro. La Kazan Arena è uno stadio che va al di là del calcio, è stato pensato per i grandi eventi. Una parola: futuro. Inaugurata nel 2013 in occasione delle Universiadi, si tratta di una struttura polivalente all’insegna del confort e della modernità. Parcheggio da 4500 posti e la “Zarnitza”, una specie di “centro estivo” per ragazzi dai 4 ai 14 anni, ma aperto tutta la stagione. Multifunzionale, poi: nel 2015 ha ospitato anche i Mondiali di nuoto.


In occasione della Coppa del Mondo verranno disputate 4 partite della fase a gironi, un ottavo di finale e una semifinale. Tutto organizzato. E quando il calcio si fermerà sarà meglio stare comodi, soprattutto nell’hotel. Camere con vista sullo stadio, cucina e tv: una sistemazione pensata soprattutto per le famiglie numerose (ha 4 posti letto). “E durante le partite?”. Trasformazione in sky box con spazi riservati, poltroncine e tribunetta ad hoc. Curiosità: dentro lo stadio c’è uno store dell’Harley Davidson, uno degli sponsor della Kazan Arena. E prima dell’ingresso al campo c’è un corridoio con tutte le maglie dei giocatori del Rubin: c’è anche Azmoun, l’iraniano cercato dalla Lazio. Testa fuori dal tunnel infine, colpisce il silenzio prima del boato, quando i 45mila posti saranno occupati e i due anelli gremiti. Chiamasi avanguardia. E futuro assicurato. Proprio qui, a Kazan, capitale dell’orgoglio tataro legato a vecchie tradizioni. I loro cibi, le loro usanze, la loro cultura. Ora uno stadio a misura di confort, tanto a “proteggerlo” ci pensano i draghi. Game of Kazan.

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