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Drenthe e i ricordi al Real: “La cantina di Robinho era un night club”

In una lunga intervista rilasciata a FourFourTwo, Royston Drenthe, ex calciatore del Real Madrid, oggi nella sua Olanda allo Sparta Rotterdam, ha rivelato alcuni aneddoti ed episodi curiosi della sua esperienza spagnola.

Arrivato ai blancos dal Feyenoord all’età di soli 20 anni nell’estate del 2007, restò tre stagioni, vincendo una Liga e una Supercoppa spagnola: “Avevo scoperto che 16 club erano interessati a me, ho parlato sia con il presidente Laporta del Barcellona sia con il ds Mijatovic del Real Madrid e ho scelto la seconda opzione. Tutti mi offrivano contratti da cinque anni a condizioni più o meno simili, ma quando sono arrivati i Blancos ho presto la mia decisione definitiva”.

“Fin da piccolo ero affascinato da quel club, mi sono sentito a casa sin da subito” ha aggiunto il 32enne olandese, prima di raccontare del suo bel rapporto con i compagni di squadra:Guti con me è stato straordinario e si è comportato alla grande, lui era una leggenda, proprio un ‘uomo’ del Madrid. Anche con Robinho ho sviluppato un ottimo rapporto poco dopo il mio arrivo. Lui aveva trasformato il suo scantinato in un mini-night club e noi spesso ci andavamo”.

Il giusto mix per il Real Madrid con giocatori esperti come Guti, Raul e Van Nistelrooy e giovani come Higuain, Gago, Marcelo e lo stesso Drenthe, di cui tutti parlavano: il terzino olandese a tutta fascia era stato protagonista assoluto della vittoria all’Europeo Under 21 giocato dai giovani orange, ma le tanto attese aspettative non si sono mai mantenute: “Credevo di giocare molto e non c’erano motivi per lasciarmi fuori, decisero di puntare però su Marcelo probabilmente perché piaceva di più a Valdano. Mourinho disse che mi avrebbe fatto giocare, ma poi il direttore sportivo scelse di mandarmi in prestito, pensavano che fosse la cosa migliore per me” ha aggiunto Royston, raccontando il suo addio ai blancos nel 2012: È stata durissima lasciare, avevo tutto a Madrid. C’era molto interesse da parte di altri club, ma il Real era ancora nella mia testa e ogni offerta la confrontavo con il mio periodo trascorso in Spagna nel club più importante. Anche la mia casa si trovava là e fu difficile andar altrove”.