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Lione, parla il preparatore atletico: “Vi spiego il nostro segreto”

"Un vantaggio non aver giocato più il campionato? No, il nostro preparatore atletico è italiano, ecco perché siamo così ben allenati." Con queste dichiarazioni rilasciate ieri sera al termine della gara contro il Manchester City, Rudi Garcia ha voluto dar merito dell'importantissima vittoria per 3-1 – ed in generale del gran momento che sta vivendo il Lione – al suo collaboratore Paolo Rongoni, ossia il preparatore atletico dei francesi. 


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Non solo Deepay, Dembelè, Aouar e tutti gli altri giocatori quindi: se l'OL in questo post lockdown ha collezionato grandi prestazioni, il merito è principalmente della grande tenuta atletica mantenuta anche nonostante il lungo periodo di stop. E allora, proprio Rongoni oggi pomeriggio ha raccontato ai microfoni di Sky Sport i segreti dell'intenso lavoro svolto dalla squadra in queste settimane:

"Abbiamo fatto una preparazione un po' particolare, tutto era nuovo in questa fase di coronavirus: le abitudini di lavoro sono state leggermente stravolte dal fatto che noi non abbiamo ricominciato il campionato in rapporto agli altri. Quindi abbiamo dovuto adattarci. Ho sentito qualche collega in Italia e all'estero per capire quello che succedeva: ci siamo un po' impauriti prima di ricominciare perché c'erano infortunati da tutte le parti. In Germania e in Italia i giocatori si strappavano in continuazione. Dunque abbiamo adattato la nostra preparazione in modo completamente diverso dal solito, ma che forse riproporremo per il futuro. Come ha detto Rudi, abbiamo fatto otto settimane di preparazione dividendole in due blocchi: un primo in cui abbiamo lavorato duro fisicamente e un secondo in cui abbiamo giocato a calcio. Credo che oggi i giocatori abbiano trovato la condizione non solo per merito nostro ma soprattutto grazie allo staff tecnico. Un ruolo importante in questa situazione l'ha avuto in particolare Claude Fichaux, l'allenatore in seconda che ha strutturato le esercitazioni tecniche sul ritmo della preparazione atletica. Lì abbiamo fatto la differenza".

Risultati alla mano, considerato che le quattro semifinaliste sono due squadre tedesche e due francesi, il campo ci ha detto che chi ha riposato per qualche mese ha avuto un vantaggio maggiore rispetto a coloro che hanno portato a termine il campionato:

"Non lo so. La mia preoccupazione principale era capire come fare ad arrivare in Champions con un po' di gamba. Perché il calcio si allena giocando a calcio, non con i pesi o facendo le navette in mezzo al campo. Si migliora la condizione generale. Ma il calcio è fatto di frenate, accelerazioni, tempi di passaggio e di gioco. Io ho dato la base generale ai ragazzi del Lione, ma la preparazione specifica l'hanno fatta gli allenatori. Credevo che avremmo avuto dei problemi ad affrontare gli ultimi 15-20 minuti: per adesso non ce ne sono stati. Incrociamo le dita".


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Uno stato di forma che non era facile ottenere considerate le limitate modalità di allenamento con le quali i calciatori hanno dovuto lavorare in questi tre mesi poi – per le squadre francesei – diventati cinque:"La differenza l'hanno fatta anche i ragazzi nella fase di lockdown, perchè non hanno mai mollato. Noi fino alla fine abbiamo sperato di ripartire per recuperare quel punto che ci mancava per essere in Europa. Sapevamo benissimo che se il campionato fosse finito regolarmente ci saremmo entrati. Il valore della squadra è questo. Durante il lockdown tutto il gruppo ha lavorato bene, sia nella fase individuale che durante gli allenamenti in video. Poi ci hanno stoppato, ma siamo ripartiti tutti con una voglia, una tenacia e una professionalità che prima questo gruppo non aveva".

Come per tutte le squadre, la paura di un crollo da un punto di vista mentale, era dietro l'angolo. Ma la forza di un grande gruppo si vede soprattutto in questi casi:"Mettere troppa intensità all'inizio sarebbe stato errato, perchè non puoi voler mangiare il pallone se poi non ne hai più. Questa era il nostro timore più grande, perchè se se fosse accaduto avremmo sbagliato completamente la preparazione, dato che il post lockdown è stato veramente duro soprattutto da un punto di vista fisico. A livello mentale, aver gestito i ritmi è stata la chiave di questo successo oggi: quando li fai correre i giocatori li gestisci perché sanno i metri che devono fare e i relativi tempi. Ma quando poi c'è il pallone le cose cambiano: come dicevo prima anche lo staff tecnico ha il suo merito in questa situazione. I ragazzi invece sono stati bravi a restare sul pezzo sempre e comunque."


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Chiosa finale sul rapporto – speciale – con Rudi Garcia, con il quale Rongoni ha condiviso pure l'esperienza a Roma. Un triennio intenso che ha portato con sè sentimenti in contrasto fra loro:

"Le delusioni fanno parte del calcio, chi fa questo lavoro lo sa. Quando le cose vanno bene ti osannano e viceversa: a Roma è ancora più eclatante. Però da parte mia non c'è rammarico. Le mie stagioni in giallorosso sono state bellissime. Nel futuro non si sa mai, la proprietà è cambiata e spero che ora cambino tante cose. Fa piacere comunque sentire ancora qualche amico!".