Festeggiar, segnando: eterno Ronaldo
Segnare il giorno dopo è sempre più bello. Quelli bravi cercherebbero il nome di un quadro per descrivere questa serata. Basta dire “Ronaldo” e si capisce. 16 gol in 18 partite, e la fame di un giocatore che a 36 anni (i momenti più importanti) è ben lontano dalla fine della carriera. Cristiano è protagonista. Ancora. E ancora. E ancora. Sotto il diluvio di Torino c’è sempre lui.
Rispetto allo scroscio della ripresa, non pioveva molto a 13’ del primo tempo, quando un suo tiro buca Lopez: il suo “Siuuuu” riecheggia anche di più sugli spalti vuoti dell’Allianz. Abbraccio con tutti i compagni, meglio che spegnere una candelina: è la perla di una partita quasi perfetta, che lo vede protagonista nel primo tempo e nel secondo, quando emerge soprattutto la sua difesa. Per una volta, alla reazione degli avversari tiene. “Finalmente” direbbe Pirlo.
Che poi con l’allenatore il rapporto è sempre più forte, anche quando si arrabbia perché deve uscire. Pirlo lo chiama eroe, e si vede bene: Cr7 gli riconosce un’autorevolezza che ha attribuito a pochi altri, e in questo caso vale più di ogni esperienza in panchina. Si aspettava di capire come si sarebbero comportati nel momento più duro: meglio di così non si può.
Con tre punti, la Juve ha ritrovato il terzo posto, e si tiene in scia su Inter e Milan. Un inseguimento che sa di passato, con i campioni che un giorno magari ricorderemo. Intanto, ci ritroviamo a raccontare un nuovo record: 68 gol, è il giocatore con più reti in Serie A. E ha contribuito a realizzarne 16 con i suoi assist. L’urlo di Munch al contrario, forse. Non di spavento, ma di sbalordimento.
Eccolo il quadro, controverso. Come Ronaldo. Non si smette di parlare di lui. E la Juve esulta.