Romanzo Sudamericano – Rómulo Otero: dal Venezuela al Cile, fino a quell’autografo come esultanza
– Posso allenarmi con te?
– Certo, con piacere, tu sarai il mio erede.
– Io voglio diventare il miglior calciatore di punizioni del Venezuela.
La storia di Rómulo Otero comincia così, in un dialogo con Juan Arango, icona del calcio venezuelano, con cui ha condiviso lo spogliatoio nelle prime convocazioni con la Vinotinto. Otero, figlio di un ex calciatore colombiano suo omonimo, rimase orfano del papà da piccolissimo. La sua famiglia cadde in disgrazia, e fu quello il momento in cui intervenne il Chango Horacio Cárdenas, anche lui ex calciatore, argentino trasferitosi in Venezuela. Prese con sé Rómulo e suo fratello Jairo e cominciò a crescerli come figli aggregandoli alla sua famiglia. Rómulo cominciò a brillare sin da subito, nelle giovanili del Caracas. E a segnare, tanto, su punizione. Sin dai quindici anni, quando decise di trasferirsi proprio nella capitale venezuelana per inseguire il sogno di diventare calciatore professionista, andando a vivere da solo, “bruciando tante pentole” nel tentativo di imparare a cucinare, come gli piace raccontare. Bassino ma tremendo. Per questo lo soprannominarono El Escorpión, lo scorpione: un animale piccolo ma che se ti colpisce, con il suo veleno, ti uccide.
Il Cile è stata la sua prima meta calcistica fuori dal Venezuela. Allo Huachipato, al debutto, si è presentato con gol e assist, lui che sogna di vincere in SudAmerica con il Colo Colo, dove hanno brillato i venezuelani Rey, altro suo padrino calcistico, e Vega, e di trasferirsi un giorno in Bundesliga, il campionato in cui Arango ha vissuto gli anni migliori.
Nessuna sorpresa nel vedere questo giovane di 23 anni, che ammette di essere stato fortunato ad avere “quattro genitori, due papà e due mamme”, sul punto di battuta di un calcio di punizione, pronto a punire il Paese che gli ha dato la possibilità di mettersi in mostra fuori dai confini dell’umile fútbol Vinotinto. JohnnyHerrera, portiere della U. de Chile, comunque non si aspettava una punizione di quel tipo. E forse neppure i tifosi dello Huachipato, che gli avevano raccomandato, prima che lui partisse per rispondere all’ultima convocazione, di non far gol al Cile.
Bum. 1-0. Ininfluente, perché alla fine la Roja ha vinto 4-1 in rimonta. Ma Otero il gesto più bello non lo ha fatto disegnando un golazo indimenticabile. Ma esultando. Mentre gioiva per il gol, un giovane raccattapalle, uno che forse come lui sogna di diventare il miglior calciatore di punizioni del Venezuela, gli ha chiesto un autografo. E Otero glielo ha firmato, durante la partita.
– Posso esultare con te?
Rosario Triolo
@triolor
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