Romanzo Sudamericano – Paulo Dybala, el pibe de la pension
È stato pubblicato il quarto libro della collana Romanzo Sudamericano di Rosario Triolo. Dopo gli e-book dedicati a Diego Milito, Arturo Vidal e Gonzalo Higuaín adesso è il turno di Paulo Dybala, il campione della Juventus. In esclusiva per GianlucaDiMarzio.com un estratto che racconta del rapporto con il calcio del piccolo Dybala e dei suoi familiari. Paulo Dybala, El Pibe de la Pensión.
“Adolfo el Chancho Dybala, padre di Paulo, era stato un centrocampista centrale. Un volante. Del Newell’s di Laguna Larga. Negli anni ’80 si diceva potesse arrivare in Primera. Ma in un paese di ottomila abitanti, noto non tanto per il lindo fútbol quanto per los salames espectaculares, se ne dicono di parecchie. A Laguna Larga lo conoscevano tutti perché portava i suoi tre figli a giocare nel potrero por excelencia, La Canchita del Seba, un campo da calcio improvvisato con tribune di fortuna erette con pneumatici di camion. E il Seba, Sebastián Barrionuevo, proprio lì riuniva tutti i ragazzini di Laguna Larga per maratone di calcio con poche regole davanti a genitori impazziti. Gustavo Dybala non era un fenomeno.
E infatti presto capì che era meglio portar qualche soldo a casa facendo l’imbianchino. Mariano era già un po’ meglio. Di lui Paulo avrebbe detto che solo lui sa perché non sia diventato un calciatore professionista. Già, il piccolo Paulo. Dei tre fratelli, la vera star. Si racconta abbia imparato a dribblare Mariano ancor prima di camminare, quando gli davano del curita, pretino, perché la maglia da gioco gli stava talmente grande che le maniche corte per lui erano lunghe: addosso a lui quella maglia, taglia unica per i bambini più grandi e per i più piccoli della escuelita, sembrava una tunica. Forse questo era solo un modo per abbellire la realtà, ma ciò che è certo è che Paulo non era un bambino come gli altri. Difficilmente si riusciva a evitare che combinasse qualcosa.
Anche perché quando non si giocava nel potrero, quando non prendeva gli elogi o gli insulti di Mariano in base al suo rendimento e i rimproveri di Adolfo che anche quando era stato bravo gli faceva notare gli errori, a Laguna Larga c’era veramente poco da fare. Un giorno Adolfo, davanti alla sua ricevitoria aperta vicino al bar di via Hipólito Yrigoyen, venne chiamato da qualche amico per sbrigare una qualche faccenda. Nonostante lì vicino si trovasse il capolinea dei bus, non è che via Hipólito Yrigoyen a Laguna Larga fosse così trafficata. Paulito decise che era il suo momento. Due pesos al lotto sul numero che aveva in mente. Adolfo rientrò in negozio e vide i grandi occhi celesti di Paulito confessargli qualcosa. Adolfo chiese a Paulito se nel frattempo fosse passato qualche cliente, ma Paulito disse di no. Adolfo, che era un buon padre di famiglia, lo smascherò e s’arrabbiò, perché due pesos non erano niente, ma a Laguna Larga niente valeva un po’ di più. All’ora di pranzo, si festeggiò. Paulito aveva scelto il numero giusto. Aveva vinto 30 pesos. Era la sua prima esultanza a La Favorita. No, non a quella di Palermo. A quella di Laguna Larga. La ricevitoria di Adolfo si chiamava così.”
Rosario Triolo
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