Roma-Torino e un Silenzi amarcord: “La finale di Coppa Italia del ’93 ci fece entrare nella storia. Mihajlovic rispecchia i valori granata”
Dici Coppa Italia, vedi il Torino e pensi…ad una delle partite più folli della storia dell’attuale Tim Cup. Questione di una gara in particolare, contro la Roma, datata 19 giugno 1993, valsa l’ultimo trofeo granata conquistato la cui firma porta, pesantemente, il nome di Andrea Silenzi. Romano capace di punire la Roma, in quella finale, per uno scontro amarcord che tornerà vivo più che mai stasera, pur in un quarto di finale: “Noi attaccanti siamo fortunati, perché alla fine i tifosi ricordano sempre chi segna i gol importanti. Quella sera toccò a me, ma nessuno pensa ad esempio alle grandi parate di Marchegiani, o alle prestazioni di altissimo livello di alcuni dei miei compagni – ricorda Silenzi a Tuttosport – Rivivere oggi una serata magica? Sono situazioni molto diverse, la nostra era una finale. Arrivammo a Roma con motivazioni altissime, ora si tratta solo di ottavi. Credo però che il Toro abbia il dovere di giocare al massimo: le grandi squadre spesso non affrontano al meglio la Coppa Italia, che così può regalare grandi soddisfazioni”.
Dal Torino del passato a quello del presente, soffermandosi sulla sfida odierna: “La Roma è una delle quattro o cinque squadre più forti del nostro calcio, ma non schiererà tutti i titolari perché sabato è attesa dalla Juve, e il Toro deve provare ad approfittarne, perché quella granata è una buona squadra, composta da giocatori di livello che possono far male ai giallorossi. Credo sia una squadra attrezzata per gli obiettivi che si è posta. Forse fin qui avrebbero potuto avere qualche punto in più, ma il campionato è lungo, e c’è tutto il tempo per recuperare. Poi non sono nemmeno stati troppo fortunati finora, ho assistito dal vivo alla gara di campionato proprio contro la Roma, e certamente gli uomini di Mihajlovic non meritavano di perdere”.
Da Sinisa…a Sinisa, dal campo alla panchina: con colori diversi, però, e protagonista proprio in quella finale persa contro il Torino. “Me lo ricordo bene. Quella sera ci capitò di tutto, fummo bravissimi a riuscire a portare a casa la Coppa, ci trovammo a fronteggiare addirittura tre calci di rigore. Mihajlovic aveva quel sinistro micidiale per cui è ancor oggi ricordato, segnò un gol con una punizione incredibile e complicò ancora di più la serata. Ha un carattere che rispecchia molti dei valori della gente granata, credo sia in grado di infondere alla squadra quella cattiveria agonistica con cui raggiungere buoni risultati”.
Infine, spazio ai paragoni e all’analisi sulla rosa granata: “Ogni giocatore ha caratteristiche differenti, deve essere il gruppo ad infondere ad ogni singolo compagno lo spirito giusto. Le qualità tecniche di Ljajic e Niang non si possono comunque discutere. Belotti come me? Glielo auguro vivamente. Siamo giocatori diversi, ma spero davvero che possa togliersi le soddisfazioni che mi sono tolto io quella sera. Segnare due gol in una finale è un’emozione incredibile, e mi ha fatto passare alla storia del Toro. I ragazzi di Mihajlovic, che incarna i valori della tradizione, hanno tutti i mezzi per provare ad arrivare fino in fondo come facemmo noi. Direi loro di giocare questa Coppa come l’obiettivo principale della stagione. E’ un trofeo che può farti passare alla storia: questa squadra ha tutti mezzi per provare ad arrivare in fondo come noi. Io e i miei compagni siamo ancora ricordati dai tifosi del Toro per quel successo, ma ora tocca a loro regalare qualche soddisfazione a questa splendida gente”.