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Roma, Nainggolan: “Dobbiamo essere orgogliosi della nostra stagione. Dzeko? E’ un leader”

E’ diventato ormai un idolo a Roma Radja Nainggolan. Centrocampista a tutto tondo: grinta e piedi buoni. Soprattutto carisma. Caratteristiche che lo hanno portato ad essere come il migliore della stagione 2016/17 dai tifosi della Roma: “È un bel riconoscimento per me questo dei tifosi – Ha commentato il belga sul sito ufficiale della società giallorossa – Significa che ho fatto una buona stagione. Essere apprezzato da loro è una delle cose più importanti per un calciatore e questo mi aiuterà ancora di più a dare il cento per cento sul campo”. Una stagione da incorniciare quella di Nainggolan, come positiva è stata quella di tutta la Roma: “A fine stagione eravamo solo concentrati sul secondo posto. Arrivare dietro la Juventus significa aver fatto un’ottima stagione, siamo staccati di soli quattro punti dalla squadra che ha fatto la finale di Champions League: forse questo è un dettaglio che la gente non sottolinea abbastanza. Abbiamo fatto qualche pareggio che non doveva esserci, tra Empoli e Cagliari abbiamo perso quattro punti, quindi c’è certamente qualche rimpianto, ma alla fine è uscita fuori una bella stagione. Arrivare a 87 punti è un record per la storia del nostro Club, quindi dobbiamo tenerne conto. Dovremmo essere tutti orgogliosi della stagione che abbiamo fatto. Ci sono state tante partite da giocare. I rimpianti ci sono, come l’eliminazione in Europa League contro il Lione, ma il gol del 3-1 in casa lo avevamo segnato, poi è stato annullato per fuorigioco: quello avrebbe cambiato le cose. Ma se si continua a rimuginare sulle cose si potrebbe parlare per anni, no? La cosa più importante è essere arrivati secondi e aver conquistato l’accesso diretto alla Champions League”.

Undici gol, assist a ripetizione e prestazioni positive in serie. E’ stato questo il miglior Nainggoln di sempre?: ”Guardando le statistiche tutti direbbero di sì, anche perché ho fatto tanti gol. Ho giocato in un ruolo differente, però, che mi ha permesso di segnare tanto e nel calcio i giocatori che segnano diventano gli idoli dei tifosi. Ma ci sono stati tanti compagni di squadra che hanno lavorato sodo ed è anche grazie a loro che gli altri riescono a metterla dentro… Aver superato il mio record di gol in una stagione è bello, ma non è l’unica cosa che conta. Ovviamente sono contento: ne ho fatti tanti e a livello personale sono molto soddisfatto della mia annata. Dzeko rientra in questo discorso, la sua stagione non è fatta solo dei 39 gol, è stato importantissimo per tutta la squadra. Sa tenere la palla, è bravo tecnicamente, sa fare gli assist. Nei momenti di difficoltà c’è sempre, è un leader. È veramente importante averlo in un team come il nostro. Il gol più bello? Probabilmente uno dei due gol realizzati contro l’Inter. Non saprei. Il primo è stato più difficile da un punto di vista tecnico; il secondo è stato un gol di potenza. Forse il secondo è stato più difficile, perché ho corso molto – e alla fine ho dovuto trovare la forza per colpire forte la palla, non è stato semplice. Soprattutto contro un portiere forte come Handanovic. Avversario più ostico? Direi Jorginho del Napoli, ma probabilmente non per il motivo a cui pensate. Gioca sempre nello stretto, con passaggi a un metro. È difficile stargli dietro e cercare di interrompere la sua azione. Ti stanchi perché distribuisce il pallone molto velocemente, ma lui resta praticamente fermo. Non che sia andato in difficoltà quando ci siamo affrontati, ma devi avere molta energia per stare dietro al pallone e smorzare le sue intenzioni. Può essere difficile, a volte”.

Chiusura inevitabile sull’addio di Francesco Totti alla Roma: “Contro il Genoa sapevamo di dover arrivare secondi a tutti i costi, ma c’era tantissima emozione per il momento di Francesco. Non era semplice, stare per 25 anni nella stessa squadra è incredibile. Prima di arrivare ero consapevole della passione che ci fosse per Totti e l’ho capito ancora di più stando qui. Ma non avevo mai capito quanto fosse normale come persona. È lì nel momento del bisogno, non dice mai di no: non me lo aspettavo. Come giocatore che altro devo aggiungere? Le qualità sul campo saranno sempre con lui. Per tutti c’è un’età ovviamente, un tempo per arrivare e un tempo per andare”.