Roma, Monchi: “Voglio regalare un trofeo ai tifosi. Gli arrivi in attacco e la conferma dei leader: vi spiego il nostro mercato”
Un video di 10 minuti su Facebook per rispondere alle domande dei tifosi e parlare dell’ultima sessione di calciomercato. Così la Roma, tramite le parole del ds Monchi, ha fatto il punto della situazione. Tra obiettivi e non solo: “Champions? Credo che dobbiamo essere ambizioni e dobbiamo credere di arrivare il più lontano possibile tenendo i piedi per terra. Il primo obiettivo è quello di qualificarci alla fase successiva e da lì cominciare a sognare. Spero il prima possibile di portare un trofeo a Roma. Lo dico dal primo giorno, è qualcosa che ho sempre in testa e lo penso quando sono a letto, e quando sono nel mio ufficio. Voglio un giorno conquistare quello che sognano tutti i romanisti. E’ la mia motivazione principale, far sì che i romanisti possano gioire per un titolo. Difficile lavorare qui? E’ un grande club, dove le ripercussioni sono sempre amplificate. Quindi ci sono più pressioni. Quando ho deciso di venire alla Roma non pensavo di trovare un club dove sarebbe stato tutto tranquillo. Il calcio è pressione, esigenza, così come la Roma. E credo che sia qualcosa di positivo. Dobbiamo essere ambiziosi, le pressioni devono darci la motivazioni di migliorarci”.
Dalle conferme dei giocatori più importanti agli arrivi in attacco, Monchi ha analizzato così la campagna acquisti dei giallorossi: “De Rossi, Nainggolan e Strootman sono importanti, ma così anche Dzeko, Perotti, El Shaarawy. Credo che il mercato non sia solamente comprare o vendere giocatori. C’è un mercato ‘terzo’ che consiste nel mantenere in rosa i giocatori importanti in modo tale che possano fungere da guida per quei giocatori che arrivano o che sono già in squadra. Radja, Kevin e Daniele ne sono un esempio. Era uno dei nostro obiettivi quando abbiamo iniziato e sono soddisfatto di averli tenuti. Centrale di difesa? Abbiamo valutato tutte le possibilità e abbiamo constatato che con i cinque centrali in rosa siamo coperti per disputare tre competizioni. L’ho già detto in passato, la rosa è sempre migliorabile ma abbiamo ritenuto che siamo pronti per le competizioni che avremo. Karsdorp? Ovviamente eravamo a conoscenza della situazione di Rick e del suo infortunio e che in 4 settimane avrebbe potuto recuperare. Poi ha avuto bisogno di altro tempo per iniziare a lavorare con il gruppo. Credo che 4, 6 od 8 settimane non siano niente considerano i 5 anni di contratto. Abbiamo molto fiducia in lui, fortunatamente dalla prossima settimana sarà a disposizione del mister”. In attacco, una ricchezza come non si vedeva da tempo: “Dobbiamo essere contenti di avere in squadra Defrel, Patrik ed Edin. Sono giocatori, soprattutto gli ultimi due, che possono ricoprire più ruoli. Per me è motivo di soddisfazione avere in squadra tre giocatori di questo livello. Defrel ci darà molto da diversi punti di vista. Patrik è un giocatore importantissimo sia per il presente sia per il futuro. Edin lo scorso anno è stato fondamentale e lo sarà anche in questa stagione. Non credo ci sia stato uno spreco di soldi”.
Più responsabilità da portiere o da direttore sportivo? Monchi risponde così: “La pressione per un direttore sportivo è molto alta, perché ha più responsabilità e soprattutto perché non scende in campo. Il portiere può reagire a questa pressione con l’adrenalina del campo, il direttore sportivo invece deve far fronte a una pressione ancora maggiore per il nervosismo. Rispetto al portiere, il direttore sportivo deve convivere con il nervosismo e con maggiori responsabilità. Non credo ci siano parametri da rispettare per fare bene questo lavoro. Ho sempre detto che un direttore sportivo deve essere innanzitutto un gran lavoratore, deve saper lavorare molto, deve essere poi in grado di prendere le decisioni senza badare alle pressioni e essere un buono psicologo con allenatore e calciatori. Sono questi i tre valori fondamentali per un ds”. Immancabile un commento su Francesco Totti, alla prima esperienza da dirigente: “E’ bello lavorare con Totti, è il sogno di ogni romanista e io ho la fortuna di farlo. Francesco è un libro aperto, per quanto riguarda la storia e la conoscenza della Roma, dei tifosi, della stampa e della città. E’ come se stessi frequentando un master sulla Roma, con il miglior professore possibile sulla piazza”.
Infine, un commento spazio all’extra-campo: “Il piatto preferito? Pasta cacio e pepe. Non la conoscevo prima di arrivare qui, ora ne sono dipendente. In Spagna è invece il salmorejo, un piatto tipo dell’Andalusia. Mi piace molto. Se ho imparato l’italiano? Sono ancora lontano dall’obiettivo, altrimenti risponderei in italiano. Sto migliorando, capisco tutto e piano piano sto imparando anche a pararlo. Spero che, ora che il mercato è terminato, di avere più tempo per perfezionarlo”.