Roma-Milan e la sfida tra Totti e Donnarumma: volti di due diverse generazioni
Uno è la bandiera della Roma da quasi venticinque anni, l’altro è l’astro nascente del Milan. Totti e Donnarumma sono le due facce del calcio italiano. Ieri sono stati in campo uno contro l’altro per venti minuti, mettendo a confronto due generazioni calcistiche. Guardando le due carte d’identità Totti e Donnarumma hanno 23 anni di differenza, il primo classe ’76, il secondo classe ’99. E se nel calcio questa differenza è un’eternità, anche sociologicamente parlando ventitrè anni pongono il confine tra due generazioni.
Nell’accezione comune una generazione è colei che condivide uno stesso periodo ed è segnata dagli stessi eventi e sportivamente non ci potrebbero essere due calciatori così agli antipodi. Ovviamente per età, più semplicemente per posizione in campo, uno attaccante e l’altro portiere, ma soprattutto Totti e Donnarumma sono le massime espressioni di due ere calcistiche italiane. E, strano anche solo a pensarci, quando Totti ha esordito il buon ‘Gigio’ ancora non era nato, e quando Totti vinceva il suo primo scudetto, Donnarumma era poco più che neonato.
Totti ha vissuto gli anni ’90 e 2000 del calcio italiano: ha esordito nel 1992, ha pianto all’Europeo del 2000, ha vinto uno scudetto nel 2001, ha alzato la Coppa del Mondo del 2006, tutti momenti che Donnarumma probabilmente ha visto solo sugli almanacchi. Lo stesso capitano giallorosso può dire di aver giocato contro dieci allenatori che quest’anno siedono sulle panchine della Serie A. Mihajlovic stesso, allenatore del portiere rossonero, è stato addirittura compagno di squadra di Francesco Totti e leggenda narra come sia stato proprio lui a suggerire a Boskov di far esordire il “ragazzino” Totti.
Forse il capitano giallorosso alla fine di questa stagione appenderà gli scarpini al chiodo, forse lo farà proprio a San Siro all’ultima giornata, passando virtualmente il testimone di una generazione che non c’è più all’astro nascente del calcio italiano. Donnarumma, appena sbocciato e con tutto ancora da dimostrare, non ne potrebbe che essere onorato: da una generazione all’altra, l’Italia, i talenti, riesce ancora a sfornarli.
A cura di Marco Juric