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Roma-Barcellona si gioca anche alla LUISS. Calvo: “Rappresentiamo orgoglio e tradizione”. Baldissoni: “Vogliamo essere identificati con la città”

Roma-Barcellona, in campo all’Olimpico questa sera e… all’università questa mattina. Il direttore generale Mauro Baldissoni e Francesco Calvo – responsabile dei ricavi per quanto riguarda il club blaugrana – sono stati protagonisti di una lezione alla Luiss riguardante il “Champions Impact”, ovvero l’impatto del calcio nella societa. Tra i presenti anche Luca Parnasi, che si sta occupando della costruzione del nuovo stadio della Roma e che è stato invitato a partecipare alla chiacchierata. Numerosi i temi trattati a cominciare dall’identità del club blaugrana.

Mes que un club identifica il Barcellona e i catalani, il Barça ha una struttura societaria diversa da qualsiasi società professionistica del mondo, ha i soci che rappresentano le famiglie, circa il 95% vivono in Catalogna – ha spiegato Calvo – è un’identità, non è solo calcio, abbiamo sei sessioni professionistiche, dalla pallamano all’hockey su ruote. Poi basket, calcio femminile, calcio a cinque. Il Barcellona è coinvolto nella vita quotidiana della popolazione. Quando i miei colleghi hanno dei figli e vogliono mandarli a fare sport, li mandano al Barcellona. La radicazione nel territorio è diversa, quindi. C’è meno isterismo verso il risultato sportivo. Il Barcellona offre ai soci di influire nelle decisioni del club. Sono 145mila, pagano una quota inferiore a 150 euro l’anno, circa 18 milioni in un bilancio di 700 milioni di euro. Sono coinvolti nel club, il presidente del consiglio del Barcellona viene eletto dai soci, che ogni anno approvano il bilancio. Quando hanno deciso di ristrutturare il Camp Nou c’è stato un referendum tra i soci, c’è una partecipazione diversa”.

E ancora: “Il nostro museo genera un fatturato di 45 milioni – ha proseguito – è superiore a 7/8 squadre della Serie A. Sono numeri impressionanti, il club aiuta la città e la città aiuta il club. Tutti gli investimenti e le valutazioni che facciamo sono fatte sia in ottica di business che per restituire qualcosa al territorio. Lavorare per un club con un azionista unico era più semplice, lavorare al Barcellona magari no, le logiche di business sono totalmente diverse. Generare il consenso per il consiglio direttivo, ad esempio, e più difficile, e alcune volte rappresenta dei limiti. Durante il franchismo, poi, il Barcellona ha rappresentato il popolo. Anche adesso lo rappresenta. Il giallo e il rosso sono anche i nostri colori, li esponiamo con orgoglio. Rappresentiamo orgoglio ed identità. Tutti i giocatori, catalani o stranieri, sentono questo orgoglio”.

“Prima di formare atleti formiamo persone. Abbiamo 5 valori: umiltà, fatica, rispetto, lavoro di squadra e lavoro. Sono scritti ovunque, dal nostro centro di allenamento. Avevamo una squadra due anni fa, impegnata in un torneo in Giappone, gli avversari piangevano e loro sono andati a consolarli. È stata una cosa spontanea. Vincere e importante, ma non è l’unica cosa che conta. Vogliamo trasmettere qualcosa. Abbiamo circa 40 scuole calcio, ci sono ex giocatori del club ad insegnare, insegnano i valori. Noi vogliamo formare persone e ci concentriamo molto su questo. Abbiamo iniziato 12 mesi fa un programma formativo chiamato Masia 360, che coinvolge tutti i giocatori. Non tutti potranno diventare calciatori, ma vogliamo garantirgli un futuro. Il nostro amministratore delegato è stato formato dal club, ad esempio. È un ex giocatore di pallamano. Come Barcellona abbiamo una grande fortuna, abbiamo campioni nello spogliatoio che sono cresciuti lì. Messi, Iniesta, Busquets, vivono e respirano il club. I giovani che arrivano li sanno chi ha giocato e dov’è arrivato. Conoscono il peso e la storia del club. Questo ci aiuta molto a dare un esempio naturale ai nostri atleti. Credo che nessuno possa rispondere alla domanda, è il Barça che ha fatto Messi o Messi che ha fatto il Barça? Potremmo parlarne per ore“.

Dalla Spagna all’Italia, parola anche a Baldissoni: “Per Barça e Roma conta molto l’identificazione con una piattaforma sociale. Come esempio: se la Roma non vince qui non lavora nessuno. L’impatto che il calcio ha nella vita quotidiana, rappresentato dalla squadra, è enorme. È un business che si fonda sulle emozioni, produciamo e distribuiamo emozioni. L’apice sono i 90’. Un trofeo ha un valore tangibile, chi vincerà la Champions avrà un ritorno evidente. Tutto ciò che noi facciamo, funzionale all’emozione per cui lavoriamo, merita una valutazione di impatto. La ragione principale dell’investimento americano e questo, l’identificazione con la città. Il tutto partiva da una considerazione: Roma è stata una delle città più ricorrenti elencate nei sondaggi, insieme a Parigi, Londra e New York”.

“In America il calcio aveva orizzonti diversi. Londra ha diverse società, nessuna di queste identifica la città. Parigi ha il PSG, che è stata comprata da un proprietario straniero. La Roma ha scelto di identificarsi con la città. Ha il simbolo, i colori, è per vocazione, fin dalla sua nascita, l’identità della città. A Barcellona gran parte del turismo è legata anche alla squadra di calcio, circa il 10%. È un’attrazione. Anche per questo abbiamo fatto l’investimento dello stadio, siamo giunti alla fine dell’iter. Un progetto simile permetterà di cambiare diverse cose, è un obiettivo ed è una responsabilità. Vogliamo essere identificati con la città. Un giorno c’era un genitore che si stava lamentando, ma il bambino fermò la madre dicendo ‘mamma, qui siamo alla Roma. Queste cose non possiamo farle‘. Questo è il messaggio che deve passare”.

“Per migliorare i risultati serve anche lo studio – ha aggiunto Baldissoni – a chi viene a giocare per la Roma affianchiamo uno psicologo tutti i giorni. Cambiamo le prospettive di vita quotidiane, abbiamo una convenzione con un liceo scientifico ad indirizzo sportivo con una scuola paritaria di Ostia. Bisogna creare un calciatore intelligente, inteso con un aggettivo molto ampio, quindi dalla consapevolezza ai valori emozionali. L’obiettivo è quello di dare un patrimonio di conoscenze, prendere decisioni giuste, reagire nelle difficoltà, in campo e nella vita. Stasera ci saranno 65mila persone allo stadio, abbiamo un Olimpico strapieno. Parliamo del torneo più venduto e non so che impatto avrà; oggi è arrivato Pallotta. C’erano tanti giornalisti e questo dimostra l’interesse che c’è”, ha concluso Baldissoni.