Roma formato Champions: una dimensione Europea ‘made in DiFra’
Nessuno come Di Francesco in Champions League. Lo ha detto il campo lo scorso anno, con la vittoria di un girone difficilissimo e la conquista di una semifinale storica. Lo si legge quest’anno scorrendo la classifica del Gruppo G: Roma prima insieme al Real Madrid. Ma soprattutto sono i numeri a confermare come, da due anni, alla Roma si stata costruita una nuova “dimensione Europea”. Dove il merito è tutto del suo allenatore.
NUMERI DA RECORD
Sedici partite giocate con 9 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte. Per una media punti a partita di 1,81. Record assoluto per la Roma in Champions League. Nessuno come Di Francesco, nemmeno Luciano Spalletti, il secondo per rendimento, fermo a 1,5 ppp (con 14 vittorie, 6 pareggi e 12 sconfitte). Dietro tutti gli altri allenatori dal 2001 ad oggi.
Ranieri con solo 7 partite (3 vittorie, 1 pareggio, 3 sconfitte) si era fermato a 1,43 ppp. Così come Capello, che in sole due partecipazioni – anche se lunghissime, visti il doppio girone dell’epoca – aveva raggiunto solo 1,25 ppp (6 vittorie, 12 pareggi, 6 sconfitte). Il resto è storia recente e soprattutto “americana”: con Garcia 0,92 ppp frutto di 2 vittorie, 5 pareggi e 5 sconfitte.
DIMENSIONE EUROPEA
Eusebio Di Francesco e la sua Roma sembrano creati per giocare in Europa. Vincono e convincono – in casa il record è spaventoso con 7 vittorie e 1 pareggio. Non sembrano esistere cali di tensione, amnesie o flessioni improvvise, come in Serie A. La Roma “formato Europeo” con le squadre più deboli vince, con quelle più forti se la gioca. E a volte fa il miracolo, Barcellona docet. Gli spazi più larghi? La possibilità di esprimere sempre il proprio gioco? Tutti gli avversari che giocano a viso aperto? Le motivazioni sono molteplici e probabilmente tutte corrette. Sicuramente in Europa il calcio di Di Francesco trova terreno più fertile rispetto all’Italia e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ma c’è un grosso fattore psicologico che diventa concausa di questa Roma dalla doppia faccia. “La musica, l’atmosfera. E’ speciale. Giochiamo 12 mesi per aspettare la Champions e quando arriva dobbiamo dare tutto”. Parola di Dzeko, la Champions è un’altra cosa. Probabilmente più competitiva della Serie A, dove da sette anni non c’è storia. E inconsciamente scatta qualcosa: lottare al massimo dove c’è più possibilità di vincere. In Europa più che in Italia, assurdo? Non troppo. E allora via con il vestito più bello. Per il palcoscenico più importante, ormai la casa della Roma di Di Francesco.