Rolly scaldati, l’attesa è (finalmente) finita: da Scampia a Torino, passando per Genova, Pescara e un nastro che si riavvolge, che storia Mandragora
Sette minuti , quattrocentoventi secondi. Soltanto quelli, bastati però a far innamorare uno stadio intero e a riavvolgere il nastro dei ricordi: da Scampia a Torino, passando per Genova, Pescara e i giorni difficili di Lisbona. Ultimi frame? L’anno duro e “pieno di sacrifici, – tra la frattura al piede destro di aprile 2016 e la nuova operazione ad agosto – con in testa solo questo momento”. Cuore a mille, maglia bianconera sulle spalle, speaker che annuncia l’ingresso in campo: “Esce il numero 8 Marchisio, al suo posto il numero 38 Rolando Mandragora“. Eccolo l’attimo atteso un anno intero da Rolly, enfant prodige della Juventus all’esordio ieri sera maglia bianconera sulle spalle: “Davanti a questo pubblico, proprio contro il Genoa, – il destino – la squadra che tanto mi ha dato e da dove tutto è iniziato!”. Eh già, perché è a Genova che per il centrocampista classe ’97 tutto ha (quasi) avuto inizio. Eccolo il nastro che si riavvolge, le prime immagini pallone tra i piedi di Rolly? Tra le strade di Scampia, Napoli. Quartiere difficile che ha visto partire anche Izzo, Letizia, l’amico Panico e tanti altri ragazzi che hanno poi lasciato Napoli.
Cresciuto in una famiglia già con la testa nel pallone, con Zio Bruno allenatore conosciuto nel calcio campano e papà Giustino invece gestore della scuola calcio dei fratelli Cannavaro. All’A.C. Ponticelli e al Mariano Keller, importante scuola calcio napoletana, i primi passi della sua carriera. E poi i (tanti) provini in giro per l’Italia: da Napoli a Palermo, passando per Roma, Torino (bianconera) e Bergamo. La risposta degli osservatori? Sempre la stessa. ‘Rolando è forte, ma ha una struttura fisica troppo gracile’. Ad andare oltre un fisico da costruire l’asso del settore giovanile del Genoa Michele Sbravati. “Ricordo ancora oggi i giorni del provino di Rolando al campo di Voltri. – Genova – C’eravamo a bordo campo io, Marcello Donatelli (ai tempi allenatore dei Giovanissimi Nazionali e secondo di Oddo a Pescara) e Mario Donatelli (attuale ds del Genoa): pochi minuti e rimanemmo abbagliati, dalla sua intelligenza di gioco e anche dalla sua personalità, la stessa con la quale si è presentato ieri sera a Torino. Capimmo subito che era da prendere”. A raccontarlo a Gianlucadimarzio.com è lo stesso responsabile del settore giovanile del Grifone.
“Vederlo in campo ieri sera è stata la chiusura del cerchio: esordio in A col Genoa contro la Juventus, esordio alla Juve contro di noi. E poi primo pallone toccato e lancio di trenta metri all’altro nostro ex ragazzo Sturaro”. Soddisfazione, e gioia per un momento arrivato dopo tanti mesi difficili. “Nei quali con Rolando ci siamo sentiti spesso, perché credo siano quelli i momenti nei quali si deve far sentire la propria presenza. Ora però è tutto alle spalle, vederlo in campo è stato bello: Mandragora è forte, penso che la Juve abbia fatto un grande acquisto. E poi è un giocatore di grande prospettiva anche dal punto di vista tattico: ricordo che nella prima partitella che fece con la Prima Squadra, Liverani lo schierò centrale di difesa a tre dove fece benissimo. Per me in futuro potrà offrire queste due alternative, in mezzo al campo come ieri sera o in una posizione alla Bonucci”. Dalla collocazione in campo ai complimenti post esordio. “Se l’ho sentito? Gli ho scritto un messaggio poco fa, deve ancora rispondere”.
Un pensiero al suo Genoa però Mandragora l’ha già mandato, da giocatore 2.0 rigorosamente attraverso Instagram: impossibile dimenticare gli anni trascorsi in rossoblù, dall’arrivo a Genova – dopo i tanti no in giro per l’Italia – alla fascia da capitano con i Giovanissimi Nazionali di Donatelli. E poi i primi allenamenti con i grandi guidati da Liverani, l’esordio a sorpresa regalatogli da Gasperini contro quella che poco più tardi sarebbe diventata la sua Juventus. E’ il 29 Ottobre 2014, Mandragora a soli 17 anni fa il suo esordio in Serie A. Di fronte? Un certo Paul Pogba, fermato – e battuto – grazie ad una prestazione straordinaria. Etichetta di predestinato bella appiccicata addosso, nell’estate del 2015 Rolando va a dare (in prestito) il proprio contributo alla risalita del Pescara di Oddo in Serie A: nel frattempo a gennaio arriva la chiamata della Juventus, che decide di puntare su di lui per il futuro lasciandolo a Pescara fino al termine della stagione. Dall’esordio in A contro la Juventus a giocatore bianconero, tutto in poco meno di un anno e mezzo.
Eccola la favola di Rolly, tra tappe bruciate, emozioni grandissime ed anche momenti bui. L’infortunio di un anno fa a Chiavari contro l’Entella, – frattura del quinto metatarso del piede destro e stagione finita – la ricaduta in estate, dopo essere entrato a far parte della rosa bianconera impegnata a preparare la nuova stagione, e il nuovo intervento all’Hospital De Santa Maria di Lisbona. I ringraziamenti al Professore Van Dijk che lo ha operato, le tappe documentate via social verso il ritorno in campo: tra queste, la vittoria in Polonia con l’Under 21 di Di Biagio, che ha voluto Mandragora – suo pupillo – da sotto età subito con lui in questo biennio, facendolo giocare nonostante il lungo stop anche nelle ultime amichevoli. Il ruolo? Quello – non suo- sperimentato nei primi anni di Genoa, difensore centrale a sfruttare capacità di far ripartire l’azione, la grande personalità e i piedi buoni. Segnale che Di Biagio, nonostante i mesi senza pallone del ragazzo, ha continuato a guardarlo, – come Ventura nello stage di aprile della Nazionale Maggiore – col pensiero probabilmente di portarlo con se al prossimo Europeo. Ennesimo sogno a portata di mano per Rolando, dopo un cammino tra sorrisi, tanto lavoro e salite. Ieri l’ennesima tappa del suo incredibile viaggio, quella tanto immaginata: Juventus Stadium, speaker che chiama il suo nome. Rolly tocca a te, l’attesa è (finalmente) finita..