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Rolando Bianchi: “La maglia del Torino era la mia armatura. Ventura? Rispettavo le sue idee ma il suo modo di fare non mi piaceva”

Un amore indissolubile. Rolando Bianchi e il Torino si sono amati, tanto. Un rapporto bellissimo, un legame forte finito nonbenissimo, ma che l’ex capitano granata a distanza di anni ricorda ancora con molto piacere sulle pagine della Gazzetta dello Sport: “Il giorno in cui ho smesso la maglietta del Torino è stato come perdere una parte di me stesso. Era la mia armatura, con lei andavo in battaglia”. Un binomio quello Bianchi-Torino interrotto sul più bello da Gian Piero Ventura: “Quando è arrivato mi ha chiesto subito come mai fossi sceso in B e non mi fossi accasato altrove, capii subito che voleva liberarsi di me e dopo qualche anno infatti fui tagliato fuori. Mazzarri? Di lui non posso che parlare bene. Con la Reggina ottenemmo una salvezza insperata per via della penalizzazione. E’ in gamba. Sapeva farci rendere al massimo, lui è una persona fantastica. Quell’anno feci anche 18 gol ed era anche un campionato più difficile rispetto a quello di oggi, Mazzarri deve capire ancora la qualità della rosa del Torino. Il prossimo anno secondo me farà benissimo, è uno dei pochi allenatori che ancora sento con molto piacere”.

Da un capitano granata col vizio del gol a un altro più giovane e sempre con il numero 9 sulla schiena, Andrea Belotti: “Essere capitano del Torino è bello, ma è anche una responsabilità. Lui lo scorso anno ha fatto grandi cose, quest’anno i problemi fisici lo hanno un po’ frenato. Ha affrettato il recupero e non è al 100% a livello fisico, successe anche a me col Bologna nel 2013/14 e quando ti succede poi entri in un vortice negativo perché sai che non sei al pieno delle potenzialità e non vedi l’ora di tornare al massimo. E’ un po’ colpa del calcio moderno che corre veloce”.

L’addio al Torino nel 2013 dopo 178 presenze e 76 gol. Un addio non andato magari come sperava: “Cairo? Non lo sento da tanto, ma la mia stima nei suoi confronti è intatta. Il nostro rapporto, fatto di alti e bassi, è colpa di chi gli andava a riferire cose non vere su di me. Ventura? Rispettavo le sue idee ma aveva un modo di fare che non mi piaceva. Io preferisco le persone schiette e sincere. Per me è il responsabile numero uno del flop dell’Italia: al di là del danno economico ha tolto a tutte le famiglie la possibilità di godersi il prossimo Mondiale. Mihajlovic? Credo che non abbia capito a fondo l’ambiente granata. Alla fine lì non ti chiedono lo scudetto, ma i tifosi vogliono che tu dia l’anima in campo. Secondo me ha fatto delle uscite sbagliate che hanno agitato ambiente e tifosi eccessivamente quando andavano tenuti più tranquilli”.

Ora Rolando Bianchi è svincolato dopo una carriera vissuta al massimo e iniziata con l’Atalanta. L’esordio in Serie A, a 18 anni, infatti è avvenuto proprio con la maglia della squadra bergamasca e contro la Juventus. Un club che lo ha cresciuto, gli è rimasto nel cuore e ancora oggi segue con attenzione: “Mi piace Gasperini perché cerca di fare sempre un bel gioco. Mi sarebbe piaciuto essere allenato da lui. Credo che la fortuna dell’Atalanta siano stati i Ruggeri e i Percassi, famiglie che ci hanno messo il cuore nella società. A Bergamo c’è un settore giovanile straordinario e credo che se continueranno a lavorare così ci sia la possibilità di vederli sempre più in alto nel calcio italiano”.