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Roggi: “Legato al passaggio di Di Canio al Celtic. Valiani deve tutto a… Cascione. Il nuovo Pogba? Sdaigui”

Di padre in figlio. Il calcio accompagna da sempre la vita della famiglia Roggi. Prima Moreno, poi Matteo: un duo che regala da sempre trattative nel (meraviglioso) mondo del calciomercato. Roggi junior ha iniziato 22 anni fa con il padre, prima di sentirsi pronto per fare bene anche da solo.

“Nasco da una famiglia calcistica – ammette Matteo Roggi a Gianlucadimarzio.com – mio nonno era Kurt Hamrin (bomber svedese di Fiorentina e Milan), mentre mio padre ha giocato con Fiorentina e Nazionale prima che un infortunio lo costringesse a lasciare. Così è diventato procuratore, è stato uno dei primi. Io avevo poca voglia di studiare, così a 18 mi ha preso a lavorare con lui. E ora faccio questo lavoro da 22. Il trucco è stato conoscere le persone e crearsi contatti, poi, quando mi sono sentito pronto, ho iniziato a volare con le mie ali”.

Ma quanto è cambiato il mondo del calcio in questi ultimi 5 anni? “In realtà – continua Roggi – la vera metamorfosi c’è stata in questo ultimo decennio. Il succo è rimasto lo stesso, si cerca sempre il contratto migliore, ma il cambiamento è stato con i mezzi d’informazione. Ora un buon procuratore sa tutto con anticipo. Prima te la giocavi con gli altri procuratori, ora con social network e siti. A livello di trattativa? Non è cambiato nulla, un giocatore ha sempre richieste. Bisogna solo essere bravi a trovare quella giusta, perché la sua carriera non dura per sempre. A livello economico invece è tutto diverso. Prima anche in C si guadagnava tanto, ora invece molti ragazzi sono costretti a ridursi l’ingaggio per i parametri del club. Un altro cambiamento è dovuto alle regole sulla crescita dei ragazzi, ora per i giovani è più difficile sfondare. Ma se uno è bravo alla fine arriva lo stesso”.

Sono cambiate anche le modalità per fare un’operazione, definite da Roggi un vantaggio. “E’ una possibilità in più perché quando c’è volontà di fare un’operazione si fa e basta”. Tanti anni di trattative, ma quali sono le migliori 5? “Le migliori sono quelle che devono arrivare. Ma la prima non si dimentica mai. Ho seguito da vicino il passaggio di Paolo Di Canio al Celtic, dove lo aspettava il compianto Tommy Burns, quella non l’ho mai scordata”. Rimpianti invece? “Nessuno, le scelte sono figlie del momento. Ora non sono più quello di 10 anni fa, per questo non ci penso”. Però c’è sempre una trattativa che negli ultimi 5 anni ha sorpreso più di tutte: “Fu quando nel 2005 il Rimini acquistò Emmanuel Cascione dalla Pistoiese. Noi avevamo Francesco Valiani, li costringemmo a prendere anche lui. E da lì la sua carriera ebbe un’ascesa. Giocatori preferiti? Noi vogliamo pochi giocatori ma di qualità. Non ho mai preso un calciatore raccomandato per telefono senza prima conoscerlo”. Basta parlare di passato, si chiude con il futuro. “Metto la mano sul fuoco sulla crescita di Zakaria Sdaigui, un 2000 di proprietà della Roma. Sarei sorpreso se non arrivasse tra i big, mi ricorda Falcao e Pogba“.