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​Rodriguez, i gol di André Silva e Cutrone e i sedicesimi centrati: il Milan passa dalle cose formali alle cose…normali

Dalle cose formali alle cose…normali. Basta poco a volte, compreso il cambio di una semplice lettera o consonante che sia, per rialzare la testa, centrare un obiettivo minimo e guardare con un pizzico di fiducia in più al futuro: per il Milan, in questo senso, la frase precedente assume una concezione particolarmente azzeccata, dopo il successo di stasera contro l’Austria Vienna ed un periodo piuttosto complicato e reiterato. Dopo un’estate dalle grandi premesse destinata a lasciare spazio, progressivamente, ad un gelo di risultati e certezze sceso dalle parti di Milanello.

E dire che la serata rossonera, considerato il pasticcio difensivo Donnarumma-Bonucci per il vantaggio ospite di Monschein, non sembrava essere iniziata nel migliore dei modi: San Siro, semivuoto e divenuto muto in occasione dello 0-1, si è timidamente riscaldato con gol casalinghi che mancavano da ben 4 gare al “Meazza”, sbloccando un preoccupante digiuno durato 388 minuti. E non è forse casuale, da un lato, che a riuscirci sia stato proprio Rodriguez, risistemato nel proprio ruolo naturale di esterno sinistro e capace di entrare con continuità in più azioni costruite dalla squadra di Montella: “cosa normale” capace di restituire palloni interessanti e giocabili per le due punte rossonere, in contemporanea differentemente protagoniste nella serata della qualificazione milanista ai sedicesimi di finale. Cose, per l’appunto, normali.

Dici Austria Vienna e pensi a…cinquina, come il 14 settembre scorso, e al volto di André Silva: tripletta all’andata al “Prater”, doppietta al ritorno per diventare il miglior marcatore di sempre (nonché stagionale) della storia del Milan in Europa League, scavalcando il precedente primato appartenente a Pietro Paolo Virdis (6 gol) e resistente dalla stagione ’85/’86. Minestrone di dati al quale si aggiunge anche Patrick Cutrone, che insieme al portoghese non segnava proprio da una sfida decisa da ambo i bomber rossoneri contro il Rijeka: tasto “rewind” premuto fino al 28 settembre, tornando indietro di quasi due mesi, per gioire ancora, da più giovane giocatore in grado di aver segnato almeno due reti nella fase a girone della competizione. Numeri da baby-coppia che fanno sorridere, in un momento tutt’altro che brillante, e attesa per una conferma che in campionato dovrà necessariamente arrivare, tentando di sfruttare un calendario non impossibile per ridurre un gap rischiosamente allargatosi con il sesto posto. Elencabile senza troppi dubbi, viste le premesse, nel campo di cose… non normali. O quantomeno inattese.

Discorso Europa chiuso, pienamente nella lista delle cose normali e con qualche gara di ritardo per blindare il primo posto nel girone, per il Milan ora sarà inevitabilmente tempo di rituffarsi in campionato: che l’Austria Vienna possa essere considerato avversario relativamente probante, in un girone ampiamente alla portata dei rossoneri, è dato dimostrato da campo e prestazione, ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo. Cose normali, per una squadra come il Milan, chiamata tuttavia ancora a dover trovare la definitiva quadratura (22° formazione diversa schierata da inizio stagione) e la miglior continuità in vista di un futuro prossimo in cui sbagliare sarà ipotesi non contemplabile. Partendo dai sorrisi di un baby-tandem che segna e convince, riportando Rodriguez ad essere arma importante e centrando il primo, minimo obiettivo stagionale. In attesa di un pieno recupero che, al di là della goleada di stasera, dovrà essere confermato gara dopo gara. A partire da domenica.