Carpi, che storia Riolfo: “Sei campionati vinti, eppure facevo l’assicuratore”
Quella di Giancarlo Riolfo è una storia di realismo, coraggio e tenacia. Un uomo partito dalla periferia che oggi allena il Carpi in Serie C, ma che per molti anni ha dovuto affrontare la “palude” del dilettantismo. Abituato a muoversi tra le avversità, ha imparato che – nel calcio come nella vita – si deve navigare a vista. “In questo mondo non sai mai dove puoi trovarti domani”, non c’è spazio per le illusioni. Savonese, ex calciatore, entra nell’area tecnica giovanissimo, a 32 anni: “Ho smesso presto di giocare, mi sentivo già allenatore”, racconta a GianlucaDiMarzio.com.
Sei campionati vinti da calciatore, sei promozioni da allenatore. Dove presto comprende che il mestiere è di quelli tosti. Sono momenti duri, tra stipendi non pagati, squadre penalizzate ed esoneri ingiustificati: “Dopo il quarto campionato vinto, mi sono ritrovato senza squadra per un anno e mezzo. In quel periodo ho lavorato in assicurazione, pensavo di cambiare vita”. A Pesaro (Serie D) viene esonerato dopo aver vinto il 70% delle partite. A Savona – Serie C – dopo una miracolosa salvezza partito con 14 punti di penalità. Lontano dai riflettori, ai margini del pianeta calcistico.
Ma questa è una storia di tenacia. La scorsa estate, dopo un’altra brillante salvezza con la Torres, Riolfo viene contattato dal Carpi retrocesso in C: società in vendita, con poche certezze e molti interrogativi sul futuro. Sembra l’ennesima situazione borderline, ma il 48enne di Albenga non si tira indietro e accetta la sfida: “Mi sono sempre buttato nel fuoco senza paura, spero che stavolta vada tutto bene”.
Sul campo, la piega è certamente ottima: con una rosa quasi del tutto rinnovata e composta da molti giovani, è subito tra le prime formazioni del Girone B: “Sognare vale, ma proprio perché conosco il calcio non mi monto la testa”. Nessun mantra particolare, solo la luce di una stella polare: “Lavorare per migliorarsi”. Il Carpi lo sta facendo, umilmente, settimana dopo settimana, “Con la consapevolezza di non essere inferiori a nessuno. Giochiamo un calcio diretto, verticale e senza troppi ricami per segnare il più possibile. Nel mio calcio ci sono tecnica, tattica e fisicità: un bel mix tra idee e pragmatismo”. Dopo 15 anni di carriera, il nome di Riolfo sta iniziando a circolare. E non solo nei giornali di periferia.
Forte, diretto, coraggioso: un’anima british che ha ereditato dalla madre inglese: “Di loro ho lo spirito, si crede nello sport e nella competizione senza speculazioni. In Italia ci sono troppe persone che approfittano di certe situazioni”. Il padre giocava alla Juve, smise presto col calcio: “Mi fece iniziare col tennis, non mi vedeva calciatore ma ho insistito. Sognavo di giocare in Serie A”. Alla Premier preferisce la nostra scuola, “Siamo più bravi ad adattarci alle situazioni. Con gli anni sono passato da estremista del palleggio al pragmatismo”. Una parabola che – forse non casualmente – lo insegue e ne ricorda il vissuto: dall’incanto del sogno alla dura realtà, dalla ricerca della perfezione alla caccia del risultato quotidiano. Una storia di realismo, in tutto e per tutto. Che aspetta solamente di trasformarsi in favola.
A cura di Elia Faggion