Rieti-Reggina, racconto di una partita fantasma
Alla fine a divertirsi sono stati solamente i bambini. Quattro o cinque, vestiti con la tuta del Rieti: giocavano a tirare in porta, in turno si mettevano tra i pali mentre tutti erano negli spogliatoi in attesa della decisione definitiva. Avranno avuto 7 o 8 anni, una decina in meno di quei ragazzi che avrebbero dovuto giocare davvero. Contro la Reggina, la prima in classica del Girone C di Serie C. Classe 2001 i più grandi, in panchina anche un 2003, nemmeno maggiorenne. I ragazzi della Berretti del Rieti contro i colossi della Reggina, guidati da German Denis e il capocannoniere Corazza.
Un misto tra paura e voglia di mettersi in mostra, perché dopo lo sciopero della prima squadra la scelta è ricaduta su di loro: “Quando ci hanno detto che avremmo dovuto giocare noi nello spogliatoio c’erano emozioni contrastanti. Giocare in C è una bella vetrina certo, ma se loro volessero ce ne farebbero 30”. Ce lo ha raccontato uno dei ragazzini della squadra Berretti, non convocato ma comunque presente in tribuna per assistere ad una partita che alla fine non si è mai giocata.
La decisione è arrivata dopo 45 minuti, quelli imposti dal regolamento per casi del genere, poi l’ufficialità: Rieti-Reggina 0-3 a tavolino. Colpa di una deroga mai arrivata per Pezzotti, allenatore della Berretti, riscontrata dall’arbitro Cairano di Ariano Irpino. Nemmeno un fischio ha accompagnato la decisione, perché lo stadio Manlio Scopigno di Rieti era completamente vuoto per la decisione di giocare la gara a porte chiuse. Solo tre steward a monitorare i pochi giornalisti presenti. I fedelissimi del Rieti, una quindicina, erano appostati su una collinetta poco distante per monitorare la situazione.
C’erano anche i tifosi della Reggina, partiti con un pullman nonostante l’impossibilità di entrare allo stadio. Hanno sventolato una bandiera per tutto il tempo, hanno trovato anche la forza di intonare cori nonostante la situazione: “Siamo sempre con voi”, si è sentito forte mentre la squadra di Toscano era rientrata in campo per quello che alla fine si è trasformato in un allenamento.
Cinesini e conetti, prove tattiche e allunghi. Così la Reggina ha ottimizzato la trasferta reatina. La partita fantasma diventata una doppia partitella in famiglia: una metà campo per gli ospiti, l’altra per i ragazzi del Rieti. Mentre il direttore della Reggina Andrea Gianni appena fuori gli spogliatoi amaranto raccontava una verità sotto gli occhi di tutti: “Questa è la sconfitta del calcio”. Perché alla fine di tutto era rimasta solo la pioggia, una bandiera al cielo sventolata dai tifosi della Reggina fuori lo stadio deserto e la promessa che la squadra sarebbe arrivata a salutarli dopo ‘l’allenamento’.