Primo gol con dedica speciale: Improta, l’arte dell’aspettare
Un colpo da biliardo in un campo distrutto dalle mete di Italia-Scozia. Un lampo di classe fra le zolle. Il destro con cui Riccardo Improta ha battuto Dragowski nasce da un errore goffo e banale di Biraghi. E' il suo opposto, perché l'esito è il più bello in assoluto: tre punti ai suoi compagni dopo 4 ko consecutivi e primo gol in Serie A. Alla seconda da titolare in carriera nella massima serie. L'ultima volta che era partito dal 1' risale addirittura al 2013. Giocava nel Chievo, aveva 19 anni e dall'altra parte c'era l'Atalanta. Una maglia, quella nerazzurra, che il suo allenatore Pippo Inzaghi conosce benissimo, perché ci ha segnato la prima doppietta in A. Contro chi? La Fiorentina, che gli porta una discreta fortuna. Era il settembre del 1996, Riccardo aveva due anni e mezzo e sulla panchina della Primavera bergamasca c'era Cesare Prandelli, a cui ha rovinato il ritorno a 3843 giorni di distanza dall'ultima da allenatore viola.
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Dedica speciale
E' vero che la Fiorentina non segna da 309', però in casa aveva vinto 4 delle ultime 5. Allo stesso tempo con le neopromosse fa una fatica titanica da tre anni a questa parte, perché ci ha perso 7 volte su 14. Oggi fa festa il Benevento, con nove giocatori che solo pochi mesi fa giocavano in B. Fra questi c'era anche Riccardo, sempre partito dalla panchina nelle sette giornate precedenti. Aveva giocato appena 242', entrando nella ripresa anche contro lo Spezia nell'ultimo fine settimana pre Nazionali. Proprio con i liguri l'ultimo show con il pubblico al Vigorito prima del lockdown. Un gol e due assist lo scorso 29 febbraio. L'8 marzo, al Pescara, l'ultima rete prima che il coronavirus rinchiudesse tutti in casa.
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Dopo aver battuto Dragowski è andato a prendere la palla dentro la porta, mettendosela sotto la maglietta. Dedica per la moglie Valentina, in dolce attesa. Quest'ultima su Instagram l'ha festeggiato subito. L'ha conosciuta quando aveva 16 anni, insieme hanno attraversato l'Italia quando il Genoa dal 2012 in poi l'ha mandato in prestito a Castellammare di Stabia, Verona, Padova, Bologna, Cesena, Salerno e Bari. Riccardo, che è nato a Pozzuoli, è scaramentico. Quando segna, la settimana dopo chiede a Valentina di cucinare lo stesso piatto del weekend precedente. Da casa avranno sorriso anche Umberto e Giancarlo, i due fratelli maggiori che lo hanno cresciuto a suon di consigli. Due esterni e una punta, insieme potrebbero fare un tridente. Dalla panchina della Fiorentina, invece, avrà masticato amaro Callejon, da sempre un modello per Improta.
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Jolly che sa aspettare
Per il Benevento Riccardo ha giocato ovunque. Sei ruoli diversi a stagione, dalla punta al terzino sinistro, come ha fatto contro Palermo, Verona e Padova: "E' un tuttocampista, sa attaccare e difendere", disse di lui Fabio Grosso, suo allenatore a Bari. Dopo la Puglia, nell'estate del 2018 ecco il Benevento appunto, con cui ha conquistato la A. L'arte dell'aspettare, in pochi la praticano meglio di Riccardo. Nel 2015 a Cesena, in un'amichevole contro quel Genoa che non gli ha mai dato un'occasione, si ruppe il ginocchio. Sette mesi di stop: "E' spacciato", sosteneva qualcuno. Cinque anni dopo il primo gol in Serie A: "Sono riuscito a dedicare il gol a mia moglie e a mia figlia che arriverà a breve, da otto mesi aspettavo di poter fare questa esultanza”, ha commentato divertito da Firenze. Domenica a Benevento arriva la Juventus. Chissà come andrà. Valentina intanto gli cucinerà lo stesso piatto. Questo è sicuro.