Insolita calma, cronache d’Italia, il caso Sun Ke: un giorno nella Tianjin di Cannavaro
“LA PAZIENZA E’ POTERE”
Parola d’ordine: silenzio. Anche pace, tranquillità. Il senso
è quello. Soprattutto silenzio però; perché in alcune zone, tra i pescatori lungo
il fiume Hai o nel distretto finanziario, non sembra neanche di essere in Cina.
Questione di standard. Di visioni. Specie se sei abituato a Pechino, o all’ora
di punta nella metropolitana “capitale”. Roba che se non dai qualche
spintone neanche entri, troppa gente. A Tianjin no.
C’è un’insolita calma che avvolge la città,
come se il tempo scorresse lentamente e la vita fosse più
“leggera”.
Rilassata. Come
“un’isola felice” per evadere dal caos della capitale
almeno per 2 ore, oppure una giornata (Pechino è a mezz’ora di treno).
E scoprire cosa c’è.
Parola d’ordine: silenzio. Già detto. E se dicessimo… Italia?
Apriremmo di sicuro qualche porta, una chiave di lettura per capire.
In primis
quella della storia, in quanto Tianjin è stata una concessione italiana per 41
anni
(1902-1943). Curioso. Ps: occhio alle vie, ci sono “Piazza Dante” e
“Via Roma”. Al pari di una statua di Marco Polo e al “Nuovo
Cinema Paradiso
. Cronache dal Regno d’Italia: la colonia si chiamava
Tientsin ed era come una città-stato, aveva un proprio console, un proprio
esercito e una sfilza di istituzioni indipendenti come la scuola o la caserma. E
nel ’34 c’erano 366 italiani. Scavando si trova. Come il quartiere italiano in
pieno centro:
“Italian style town”. E dai grattacieli passi ai sanpietrini, ai ristoranti col tricolore. Dal Riverside 66 – un centro commerciale
– all’architettura del ‘900. Le tante sfaccettature del silenzio visibili dalla Tianjin Eye. Infine la chiave
pallonara, quella di cui ci stiamo occupando in questi reportage sul calcio
cinese (leggi qui la prima puntata. Perché se Cannavaro allena il Tianjin
Quanjian
di Pato e Witsel, Tommasi è stato il primo giocatore italiano
ad aver militato in Cina, nel Tianjin Teda che nel 2003 fu di
Beppe Materazzi,
primo allenatore “nostrano” nel paese del dragone. Erano altri tempi
e ancora non c’erano i milioni, o i grandi gruppi di investimento. Le aziende:
“Lo sforzo maggiore? La comunicazione – disse l’ex Roma – perché più che
tradurre occorre decodificare”
. Capire, approfondire. Andare oltre i 42
milioni per Jackson Martinez o la Tevez-mania all’aeroporto di Shanghai. Perché i cinesi sono ambiziosi, vogliono diventare “una superpotenza calcistica”. Hanno la pazienza di aspettare una generazione con l’obiettivo di vincere il Mondiale del 2050. E la pazienza, come dicono in Cina,
“è potere”. Tianjin, ad
esempio, ha una storia tutta sua da raccontare. Con l’Italia in prima fila.
TUTTA COLPA DI SUN KE
La rivalità dei due club della città si riassume in due parole: “Sun
Ke”. Alt, non scervellatevi. Niente traduzioni improvvisate. Sun Ke è un calciatore,
esterno d’attacco del Quanjian di Cannavaro. Ma la storia non è così semplice: perché se il Quanjian si chiama così lo deve
proprio a questo ragazzo, arrivato nel 2015 per 8.5 milioni di euro. Rewind
sacrosanto. Spiegazione: partiamo dal nome. La “Quanjian” è
un’azienda, un gruppo che opera nell’ambito della Medicina Naturale (ha un
fatturato annuale di circa 10 miliardi di yuan). Quanjian, il Tianjin e Sun
Ke. Andiamo con ordine. Nel 2015 la Quanjian era lo sponsor principale del Teda, l’altra squadra della città
(il cui nome deriva da un distretto vicino al porto, il Tianjin Economic Development
Area) e aveva chiuso il trasferimento di Sun Ke dallo Jiangsu per 10 milioni di euro. Tutto
fatto, nessun problema, sarebbe diventato il giocatore più costoso del calcio cinese. Ma? L’affare sfuma al gong finale. I dirigenti del Teda pensavano che uno stipendio così alto
avrebbe creato malumore tra i giocatori. Incomprensioni societarie, mancanze di rispetto; tant’è che
la Quanjian lascia il Teda a fine stagione e si compra il Songjiang, squadra rivale e poco conosciuta fondata nel 2006. Rivoluzione totale: cambia
nome, stemma, colori e riparte dalla Serie B, spendendo circa 40 milioni sul
mercato per acquistare Jadson e Luis Fabiano (sì, l’ex Siviglia). Ah,
ovviamente uno dei primi acquisti è proprio Sun Ke. Oltre al danno, la
beffa. Insomma, nasce il Tianjin Quanjian che oggi conosciamo (vero Kalinic?). E in panchina? Vanderlei Luxemburgo, ex allenatore del Brasile, ma alla 13esima giornata subentra Cannavaro e porta il
Quanjian in Super League, raccogliendo 43 punti su 52. Impresa. E il Teda ancora si mangia le mani. Tutta colpa di Sun Ke.
LA LUNGA MARCIA DI FABIO
Nuova stagione, ambizione massima: a gennaio arrivano Witsel e Alexandre Pato, che dopo un inizio un po’ difficile ha
finalmente trovato il primo gol contro lo Shanghai Sipg. Il “Papero” si allena, si impegna, lotta. Kalinic invece, nonostante
il lungo corteggiamento e le diverse offerte, ha preferito restare alla
Fiorentina: “Era ideale per il mio 4-3-3…”. Niente da fare. Ora il
Tianjin ha 9 punti e grandi aspettative, “vuole fare le cose in
grande, puntare sugli investimenti e primeggiare in campionato”. Con la squadra di
calcio che corre veloce, anche più della città. Calma, tranquilla, paziente. In tempi coloniali veniva
chiamata “la piccola Viareggio”. Ora, tra sanpietrini e grattaciali, ospita la lunga marcia di
Fabio verso l’élite del calco cinese, tra “Piazza Dante” e “Via Roma”. Perché Tianjin è
stata italiana e continua a esserlo. Grazie al calcio, almeno per un po’. Nella sua pace singolare.