Dall’Anderlecht al doppio oro olimpico: la storia di Evenepoel, il re parigino del ciclismo
Alle origini di Remco Evenepoel, doppio oro alle Olimpiadi nel ciclismo ma con un passato nel mondo del calcio
Come sempre, le Olimpiadi regalano storie incredibili, che la rassegna a cinque cerchi ha la capacità unica di far conoscere a tutto il mondo. Tra quelle dell’edizione di Parigi, spicca quella di Remco Evenepoel, primo uomo di sempre a conquistare il doppio oro nel ciclismo su strada, vincendo sia la prova in linea che quella a cronometro. Non una sorpresa per gli appassionati delle due ruote, che già anni fa hanno visto il classe 2000 belga imporsi come uno dei fenomeni della disciplina.
Storia che però tocca con forza anche il mondo del calcio, il primo amore di Evenepoel, che a pallone ha giocato fino a 17 anni. Un percorso in settori giovanili prestigiosi come quelli di Anderlecht e PSV, oltre che nella Nazionale belga Under 15 e Under 16. All’epoca non sapeva ancora che con quei colori avrebbe vinto tutto… in un altro sport.
Da promessa del calcio a fenomeno nel ciclismo: la parabola di Evenepoel
Quella di Remco Evenepoel è una vita sportiva piuttosto insolita, forse unica. Fino a quasi 17 anni era considerato un giovane dal futuro certo nel calcio professionistico. Lui che a 5 anni era entrato nel vivaio dell’Anderlecht, e che per quattro stagioni aveva giocato anche in Olanda col PSV, prima di tornare in Belgio. Alla fine abbandona il mondo del calcio, ma è qua che tempra il suo carattere. Era un giocatore dal carisma forte e spesso indossava la fascia di capitano nel club e anche in Nazionale. Veniva impiegato soprattutto da terzino sinistro, dotato già allora di grande resistenza, quella che oggi mostra quando corre (e vince) lunghe prove a cronometro, sua specialità. Col Belgio ha affrontato, tra i suoi coetanei, anche diversi futuri professionisti. Rimane ancora traccia, per esempio, di un duello sulla fascia con Raoul Bellanova, in una sfida U15 contro l’Italia, in cui andò anche in gol.
La sua strada sembrava spianata verso una vita da calciatore. Ma non fu così. Nel 2017 dice basta. Il calcio non lo diverte più e l’ultimo anno al Mechelen lo vede spesso infortunato e fuori dal campo. Così si dà alla bicicletta, che era già un hobby. Il padre è infatti un ex ciclista professionista e lo portava con sè nelle sue uscite. La scelta sembra un azzardo, ma subito dimostra che non è così. Alle prime corse inizia subito a battere avversari con anni e anni d’esperienza in più. Nel 2018 poi il suo talento esplode, vincendo tutto quello che si può vincere nella categoria juniores. Diventa campione belga, europeo e mondiale sia a crono che in linea. Nella prova in linea dell’europeo stupisce tutti, rifilando 9.44 minuti al povero Alexandre Balmer, secondo al traguardo quel giorno. In patria sono sicuri: dal mondo del calcio è arrivato il nuovo “cannibale”, come veniva soprannominato il leggendario Eddy Merckx.
Dal 2019 Remco passa tra i professionisti, saltando la categoria U23. Da quel momento diventa uno dei dominatori delle corse più importanti, nonostante un infortunio nel 2020, in cui rischia la vita al Giro di Lombardia cadendo da una scarpata. Riparte l’anno dopo e oggi, a 24 anni, il suo nome è già leggenda. Col Belgio ha già vinto Mondiali e Olimpiadi sia in linea che a crono, oltre alla Vuelta (terzo grande giro che si corre in Spagna) e alla mitica Liegi-Bastogne-Liegi, vinta già due volte. Segue ancora il calcio da tifoso dell’Anderlecht. Ma la scelta fatta nel 2017, che sembrava una follia, è stata la migliore possibile. Non si è accontentato di essere un semplice calciatore, ha voluto rincorrere e raggiungere la gloria. Perché i “cannibali” non vogliono vincere, ma dominare.
A cura di Simone Solenghi