Real Madrid, Ramos: “Maldini una leggenda, per noi difensori è un punto di riferimento. Morata? Ora è un top”
San Siro, Maldini, la moda, la Sardegna… Sergio Ramos confessa il suo amore per l’Italia, alla vigilia della finale di Champions League che si disputerà proprio a Milano. Per farlo ha scelto le pagine de La Gazzetta dello Sport:
“Ho sempre considerato Paolo come un simbolo, un esempio. Guardando lui ho iniziato a pensare alla mia maniera di lavorare in modo differente. È stato una leggenda del calcio, per noi difensori che iniziavamo la carriera era un punto di riferimento. Ho la sua maglia, la conservo con grande affetto. Poi si è sempre detto che il Milan era come il Madrid e viceversa, due club che hanno sempre avuto un gran feeling. E ho sempre visto San Siro come uno stadio spettacolare, che abbiano programmato la finale della Champions li è una motivazione in più. In generale poi la parola Italia mi rende felice: amici, la moda, i ricordi, i viaggi, il cibo, la Sardegna… Ogni cosa vincolata con l’Italia mi piace e mi attrae. Il Milan negli ultimi vent’anni ha segnato un’epoca. Ora da qualche tempo soffre un piccolo ridimensionamento però i grandi club si rialzano sempre. È solo questione di tempo”.
Sulla finale di Champions: “La storia e le statistiche non ti fanno vincere le finali. È vero che il Madrid ama e vive bene certe partite ma non bisogna peccare di presunzione. Ogni finale va giocata come se fosse la prima, dimenticare il passato e concentrarsi solo sul presente. Questa finale conta uguale per me come per qualsiasi giocatore dell’Atletico, anche se io l’ho già vinta e loro no”. Rapporto con Zidane? “Con Zizou abbiamo un feeling diverso, speciale. Personalmente ho con lui una relazione pluriennale nata quando giocavamo insieme ma anche quasi tutti gli altri lo conoscevano per la sua stagione come secondo di Ancelotti. L’ottima relazione che aveva con la rosa si è trasformata in un feeling, un’amicizia che si è riflessa sul rapporto con il Zizou allenatore e ha facilitato molto il compito. Con Benitez probabilmente mancava qualcosa a livello relazionale. Tanto Zizou come Carletto sono stati giocatori e sanno bene in ogni momento di cosa ha bisogno un giocatore, così diventa molto più facile relazionarsi con lo spogliatoio. Zizou è cambiato in maniera molto positiva forzando il suo modo di essere, la sua riservatezza. Ora parla con tutti singolarmente, fa discorsi al gruppo praticamente ogni giorno”.
Che Spagna troveremo all’Europeo? “Abbiamo attraversato un momento di cambiamento, giocatori che venivano e se ne andavano, un brutto Mondiale. Poi ci siamo concentrati al meglio sull’Europeo. Io ho la fortuna di averne vinti due ma ripeto: bisogna dimenticare e difendere il titolo, motivazione in più. Morata? Io Alvaro lo vedo bene, la sua crescita non mi ha sorpreso, lo conosco da tanto tempo ed è maturato tanto. Prima era visto come un canterano del Madrid ora è Morata, l’attaccante della Juve. Queste sono cose che migliorano l’autostima e conseguentemente anche la considerazione che di te hanno gli altri. Appena Alvaro ha davvero creduto di poter diventare un calciatore top ha dimostrato di esserlo. Ha contribuito in maniera determinante all’evoluzione della Juve e si è guadagnato la nazionale. Siamo felicissimi che venga come nostro 9″.