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Rastelli, l’uomo della gavetta e delle promozioni. L’allenatore del Cagliari raccontato da Orrico, Tramezzani e Bordin

Cuore, grinta, umiltà, formula magica che Massimo Rastelli sembra aver fatto sua fin dai tempi dell’esordio nel mondo del calcio, nel Solofra, in Serie D. A dispetto delle quasi 100 reti in carriera, in campo era un generoso, un attaccante che alla gioia personale del gol preferiva quella di compagni e tifosi, e che in campo non risparmiava una goccia di sudore. La massima serie se l’è guadagnata con tanta gavetta, giocando in tutte le categorie, dalla D alla Serie A. Tutti elementi premonitori della nuova carriera che avrebbe intrapreso una volta appese le scarpette. 

In pochi avrebbero scommesso che quel ragazzo timido e altruista dopo vent’anni sarebbe diventato uno degli allenatori più promettenti del calcio italiano. Rastelli ha già in bacheca tre promozioni e l’anno scorso ha coronato il suo sogno anche in panchina: dalla C2 alla A. La carriera conferma che nulla gli è mai stato regalato e la massima serie, ancora una volta, se l’è conquistata sul campo, proprio come ha fatto da calciatore. Sorriso fiero, sguardo sveglio, già dai tempi della Lucchese. Eppure Corrado Orrico non avrebbe mai immaginato un futuro in panchina per quel ragazzo di Torre del Greco: “No, perché era un giocatore istintivo. Oggi sarebbe come pensare che un Salah in futuro possa fare l’allenatore, suona un po’ strano, no? Mi ha sorpreso e ho ammirato le sue squadre con grandi piacere in questi anni. Organizzazione e gioco spumeggiante, mi diverto quando gioca il suo Cagliari“. 

Con Roberto Paci (abbiamo provato a contattare pure lui) formava una coppia formidabile, i Dybala-Higuain della serie B anni ’90 : “Era un velocista, un esterno d’attacco alla Salah, molto rapido e tecnico. L’uomo da gol in quella Lucchese era Paci, ma anche Massimo oltre agli assist la buttava dentro spesso. Bastava allungare il pallone e lui lo raggiungeva sempre prima degli altri. Rastelli è stato spesso definito dai suoi giocatori un amico: gli piace il dialogo. Orrico lo ricorda diversamente… “Davvero? Beh, allora non era certo un tipo esuberante, al contrario di quando giocava. Era un ragazzo piuttosto silenzioso e timido, ma sveglio. Non ricordo grandi chiacchierate con lui, di conseguenza non sapevo quale fosse la sua idea di gioco. Deve essere cambiato molto in questi anni, visto come si agita in panchina (ride). Però funziona perché le sue squadre offrono ottimo calcio“. 

Può arrivare a lottare per lo scudetto? “Penso che adesso che è arrivato in serie A rientra in quel numero di 3 o 4 giovani allenatori italiani che rappresentano il futuro del nostro calcio. Tra questi c’è anche un ex compagno di Massimo, Eusebio Di Francesco. Sono sicuro che tra qualche anno troverà posto in uno dei top-team della nostra serie A. C’è bisogno di allenatori italiani bravi e di volti nuovi, capaci come lui di portare il bel gioco”. Si rivede in Rastelli? “No, assolutamente. Il mio modo di intendere calcio è più da centrocampista, più tattico e ti aspetti che poi siano più i grandi ex registi o mediani a diventare allenatori, almeno nella mia ottica di gioco. Un calcio più ragionato, più pensato. Massimo è tra gli ex giocatori che hanno rovesciato questa mia teoria.Gli auguro di continuare così, gli mando un grosso in bocca al lupo. Ma, come ti ho detto prima, la strada intrapresa è quella giusta e presto lo vedremo lottare per i vertici”.  

Di quella Lucchese, nella stagione 1991-1992, fece parte anche Paolo Tramezzani, il vice di Gianni De Biasi nella panchina dell’Albania, nonché apprezzatissimo commentatore ed esperto di calcio in tv. Lui e Rastelli si intendevano bene in campo e sono rimasti amici anche fuori: “Ho un bellissimo ricordo di  quegli anni passati con Massimo. Era un ottimo esterno d’attacco, capace di fare la differenza. E’ nata subito un’amicizia e tutt’ora lo sento e ho un bel rapporto con lui, era una bella persona ed è rimasto uguale. Io ho seguito un po’ tutta la sua scalata, anche per motivi lavorativi. Castellammare, Avellino, adesso Cagliari. E’ veramente molto bravo e preparato e questa opportunità se l’è guadagnata con merito. Sono felice per lui, spero di vederlo presto lottare per i massimi traguardi”. 

A metà carriera Rastelli incrociò Roberto Bordin, ottimo mediano ex AtalantaNapoli e Piacenza e ora allenatore del club moldavo dello Sheriff Tiraspol: “Certo che mi ricordo di lui. In campo Massimo era un giocatore molto generoso, uno di quelli che non mollava mai. Questa indole la trasmette adesso alle sue squadre, grintose, offensive e piacevoli da vedere. Timido? (ride) No, riservato, è diverso. Uscivamo spesso insieme, l’ho conosciuto bene anche fuori dal campo. Era una persona divertente, con la quale si passava piacevolmente il tempo. Era riflessivo, pacato, non è mai andato fuori dalle righe. Il carattere era uno dei tanti aspetti positivi di Massimo e questo lo ha indubbiamente aiutato una volta che deciso di fare carriera in panchina”. Non si diventa allenatori per caso…