Pippo Inzaghi: “Vi racconto il mio Venezia”. Tra il rapporto con Simone, il paragone con Conte e le ambizioni
Come un piccolo diesel, due pareggi (entrambi 0-0) nelle prime due partite. Poi la vittoria che può segnare il vero, nuovo inizio. Pippo Inzaghi e il suo Venezia non si nascondono e dopo il 2-0 a Bari, il focus è già sul prossimo impegno casalingo contro lo Spezia (venerdì alle 19). Ma dove può arrivare, questo Venezia? Cerca di rispondere Pippo Inzaghi in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Tra curiosità, aneddoti e… ambizioni. “No, non è vero che non ho mai visitato la città. Ci sono stato un paio di volte… ma ci tornerò, è la città più bella del mondo. Il fatto è che abito a Mestre, di fronte alla sede. Vivo praticamente in tuta e sono sempre con lo staff, in campo e fuori. Triste, lo ammetto…”. Tutt’altro che triste però è stato l’ultimo week-end per la famiglia Inzaghi: “Domenica ero combattuto tra il mio Milan e Simone… come vedo i rossoneri e Montella? Hanno fatto un ottimo mercato e quando si cambia così tanto ci vuole pazienza. E in Italia ce n’è poca… leggo già di allenatori a rischio, ma non è giusto. Il Napoli o la stessa Lazio ne hanno avuta, pazienza. E ora sono fortissimi. Montella saprà trovare la migliore soluzione. Simone? Gli è successo qualcosa di speciale, conosco l’impegno che ci mette. Era rischio, doveva arrivare il messia Bielsa e invece… ora, con tutti gli impegni e la rosa non ampia deve fare un altro capolavoro. Lo sento spesso, almeno 2-3 volte al giorno. Ma non parliamo solo di calcio, ci sono anche i miei nipoti…”
Non solo gli altri però, c’è anche lui. Con il suo Venezia. Con il presidente Tacopina che in proiezione futura parla di Venezia in Europa: “Giusto che dica questo, ma l’ambizione deve andare di pari passo con la realtà”. E su Perinetti, che continua a dire di essere fortunato visto che le altre società non si sono accorte di quanto si forte Inzaghi… “Avevo un contratto e quando sposo un progetto lo voglio portare fino in fondo. Sono qui grazie a lui, la società mi ha accontentato in tutto: abbiamo mantenuto il gruppo e sono arrivati i giocatori che volevo. Possiamo rompere le scatole a tutti, stiamo facendo un percorso giusto. Lasciare Venezia e i miei ragazzi mi sarebbe dispiaciuto“. C’è chi lo paragona a Conte, per il suo essere un martello: “Il vero martello era Gigi Cagni, è stato il mio primo allenatore a Piacenza. Io sono un po’ rompiscatole sì, lo ero quando giocavo e lo sono adesso, soprattutto quando faccio vedere i video. Certo, quando giocavo con Sheva e Kakà non serviva guardarli… Ma poi ci sono soddisfazioni che non hanno eguali, come la promozione o la vittoria di Bari”. Arrivata adattandosi all’avversario: “In B lo devo fare, non posso far prevalere le mie idee sul valore della squadra: non saremo mai gli stessi, potremo fare il 4-3-3 come il 3-5-2”. Cambiare pelle, ma una delle certezze sembra già Audero, giovane portiere di proprietà della Juve: “E’ un 97 al debutto, non esaltiamolo troppo. Ma ha grande personalità, che gli servirà per affrontare momenti anche meno positivi. Sta crescendo in autostima come altri giovani”. Chi, meno giovane, poteva unirsi alla causa era Alberto Gilardino: “E’ stato molto onesto, il primo che doveva essere convinto era lui. Ma sono contento che sia arrivato Zigoni”. Un altro “dei suoi ragazzi”. Per sognare in grande con il suo Venezia.