Rashford, che numeri! The boy continua a stupire: il paragone con Vardy e chi lo vuole ad Euro2016
Diciotto anni, undici partite, sei gol. L’equazione perfetta di un ragazzo che dal suo esordio ha dato ai tifosi del Manchester United motivo di sorridere comunque, nonostante una stagione con ben poche soddisfazioni. Una di queste però ha un nome e un cognome: Marcus Rashford. Ecco quindi che van Gaal in momenti di difficoltà tira fuori dal cilindro i suoi colpi green. Se infatti a fine stagione se ne andrà dalla panchina dei Red Devils, allo United lascerà comunque un’eredità di grande valore. Rashford. The boy, per l’età; the young lion, per lo stesso motivo e per chi lo vede come futuro della nazionale. E quando si parlerà di questo ragazzo (sì, in molti pensano e dicono che sia davvero stella e non meteora), si dovrà ricordare anche il nome di chi, un po’ per necessità, in una serata di Europa League quando lo United aveva tutto da perdere, lo schierò titolare. Alla sua prima stagione: undici apparizioni finora e sei reti, tutte vincenti perchè ogni volta che il nome di Rashford è comparso sul tabellino dei marcatori i Red Devils hanno realmente vinto. Compreso il derby. Ha giocato in tre competizioni e in tutte ha lasciato il segno. Ieri è stato il turno della FA Cup. E che gol ha fatto Rashford!
Ha aperto le marcature, Fellaini ha raddoppiato e il Manchester United avrà come prossima tappa Wembley per affrontare l’Everton in semifinale. “E’ molto concentrato sul suo lavoro e lo ammiro, è così giovane”, le parole di un orgoglioso van Gaal. “Ero dietro di lui, in panchina – ha proseguito l’olandese circa l’episodio del gol -, e quando ho visto che aveva spazio ho urlato ‘Tira!’. Lui ha qualità, può segnare tanti gol”. Il bello di Rashford è che continua a confermarsi, a non deludere. Un’altra bella favola made in Premier per chi vuole guardare oltre il Leicester. E a proposito: nel 2016 ha segnato lo stesso numero di gol di Jamie Vardy. Paragone? Un azzardo, troppo diversi. Ma in comune hanno i numeri del nuovo anno.
L’Europeo si avvicina e in molti, soprattutto i tifosi, si chiedono cosa farà Roy Hodgson. Portarlo in Francia? Per qualcuno non è troppo presto, per altri sì. “Può fare come Michael Owen nel 1998. Lui non fece così male nonostante l’inesperienza quando fu aggregato alla nazionale in occasione di quella Mondiale”, parola dell’ex difensore inglese Danny Mills che riprende il caso di Owen (19 anni nell’estate del ’98) e promuove la presenza di Rashford, 18enne, al prossimo Europeo. “La sua esperienza internazionale non è inferiore a quella di Vardy per esempio”, ha proseguito Mills. Chissà come la pensa, e come la penserà al momento di buttar giù la lista definita dei convocati per l’Europeo, Hodgson. Solo qualche settimana fa si parlava invece del ritorno in nazionale di Wayne Rooney dopo l’infortunio dal quale è tornato proprio ieri. Panchina all’inizio (Rashford è partito titolare), poi subentrato proprio al giovane compagno di ruolo.
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Un’immagine piuttosto emblematica, riproposta dall’account Twitter della nazionale inglese. Un cambio che sapeva tanto del passaggio di testimone. Non immediato, certo, ma futuro naturale di due generazioni che si danno il cambio. Nel club così come in nazionale. E anche se non avverrà tutto questa estate (Wayne ci tiene, e non poco, a far parte della spedizione inglese per l’Europeo), l’introduzione di un nuovo capitolo di una storia in salsa british continua ad essere scritta sui campi di Premier League e non solo.