Questioni da numeri uno: Buffon-Casillas, nemici mai
Nemici? No, mai. Avversari piuttosto. Di quelli che si incontrano nel corso delle loro lunghe e gloriose carriere, si scontrano ma continuano a stimarsi. Buffon e Casillas, bandiere intramontabili che durante Porto-Juventus daranno vita a un altro affascinate duello interno alla sfida tra le loro squadre. “Questo potrebbe essere il loro ultimo faccia a faccia” si dice ogni volta che i due si incrociano. E invece… Quattordici anni fa la prima volta, 16 partite l’uno contro l’altro. Si scambiano complimenti a distanza, si abbracciano prima del fischio d’inizio, si affrontano e si riabbracciano. Ogni volta come fosse la prima. Dietro a un rapporto così sincero ci sono successi, delusioni, momenti belli o difficili che i due hanno attraversato; lontani ma vicini, legati da un filo rosso che ancora non intende spezzarsi.
Sono stati furbi, Casillas e Buffon, “ci siamo scelti il ruolo giusto per durare di più”. Non sono mai stati calciatori normali, emblemi e simboli dei club di cui hanno vestito le maglie. Venticinque anni a Madrid per lo spagnolo, sedici – per ora – quelli a Torino del capitano della Juventus. Capitani, appunto, istituzioni. È così per Gigi, che proprio contro i portoghesi festeggerà la centesima presenza in Champions League con i bianconeri; è (stato) così per Iker prima che una conferenza stampa quasi drammatica mettesse fine al suo rapporto con i Blancos. La storia col Real si è conclusa così nell’estate del 2015, il numero uno ha lasciato la Spagna per ritrovare la felicità in Portogallo dopo anni difficili a livello personale e sportivo. Ad Oporto ha ricominciato a giocare con continuità, godendosi il calcio e la famiglia come da un po’ non riusciva più a fare. Accomunati anche nella vita privata, compagni di due giornaliste televisive.
Italia e Spagna, Juventus e Real Madrid; ora Juventus e Porto. Ancora voi, protagonisti di una partita ai massimi livelli. In palio quella coppa che a Buffon manca e che Casillas ha vinto tre volte; una piccola differenza tra le tante similitudini che da anni accomunano le carriere parallele dei due portieri. 23 trofei totali per lo spagnolo, 21 per l’italiano che ha fatto meglio per quello che riguarda i titoli nazionali. Quattro anni di differenza, un’infinità di parate decisive in giro per l’Europa e per il mondo. Dalla Champions alla Champions, il primo confronto nella semifinale del 2003, l’ultimo in quella del 2015, divisa tra Juventus Stadium e Bernabéu. Lo scorso giugno poi, Iker aveva osservato dalla panchina la sua Nazionale perdere contro gli azzurri di Conte; Gigi era stato tra i migliori in campo. Un esito totalmente diverso da quello della finale di Euro 2012: Italia sotto 4-0, lo spagnolo chiede al giudice di porta di non concedere recupero. “Ref, ref! Respeto por el rival!”. Il confronto diretto vede in vantaggio per 8 vittorie a 4 l’attuale portiere del Porto, che al do Dragão affronterà nuovamente il suo idolo.
Non lo ha mai nascosto, Iker; ha osservato i movimenti e i gesti tecnici di chi a 18 anni aveva già stile e personalità: “Crescendo poi ho continuato a guardarlo, siamo cresciuti insieme io e Gigi. Abbiamo avuto carriere simili, abbiamo entrambi vinto molto e spesso giocato contro. Penso che non ci sarà più nel calcio italiano un altro portiere come lui, uno dei migliori di sempre. Ogni volta affrontarlo è un vero piacere”. Pochi minuti dopo l’esito del sorteggio di dicembre lo spagnolo aveva pensato subito al collega: “Una fortuna poterti affrontare di nuovo, amico” gli aveva scritto. Ora dai social si passerà al campo, ancora una volta. E chissà se dopo il novantesimo – o magari dopo la gara di ritorno a Torino – Casillas chiederà a Gigi un altro paio di pantaloncini con cui dormire la notte… Sì, aveva confessato di dormire con quei pantaloncini che l’amico gli aveva regalato al termine di un Italia-Spagna dell’aprile del 2004!
Quella sera a Genova tutti gli occhi erano puntati su Roberto Baggio, che tornava vestire la maglia azzurra dopo cinque anni e che molti speravano potesse far parte della squadra che un paio di mesi dopo avrebbe partecipato agli Europei in Portogallo. A difendere le porte – nemmeno a dirlo – c’erano già quei due. Qualche ora fa Baggio ha compiuto cinquant’anni e domani, l’uno contro l’altro ci saranno sempre loro. Buffon e Casillas, Gigi e Iker, ennesimo confronto tra supereroi. Fedeli, ambasciatori della loro squadra (e delle rispettive nazionali) nel mondo, leader silenziosi, uomini con una bacheca colma di riconoscimenti sudati giorno dopo giorno. Giovani promesse diventate leggende. Pronti a sfidarsi e ad abbracciarsi ancora per scrivere un altro capitolo di una storia fatta di rispetto, ammirazione e affetto sincero, che ancora non è giunta alla parola ‘fine’.