Quando il raccattapalle diventa protagonista: Domenico Citeroni e il gol “rubato” ad Ascoli a Savoldi
Nel calcio si può essere decisivi in tanti modi: per una parata, per un gol, per un assist. Insomma che tu sia un attaccante, un portiere, un difensore…non fa differenza, perché nell’arco di quei 90’ tu puoi essere il protagonista. Ma non è tutto, perché c’è qualcuno che è riuscito ad essere decisivo pur senza essere compreso tra i 22 in campo. E’ la storia di Domenico Citeroni, che nel 1975 aveva poco più di 17 anni e non poteva permettersi i soldi per poter acquistare il biglietto dello stadio per assistere alle partite della sua squadra del cuore: l’Ascoli. “Ogni volta che si giocava in casa mi mettevo in fila fuori lo stadio dalle 10 del mattino: i primi 12 che arrivavano venivano scelti per fare da raccattapalle alla partita”, e tra tutti Domenico era uno dei più puntuali. Della stagione ’75-’76 non si è perso quasi nessuna partita casalinga del suo Ascoli, ma su tutte non dimenticherà mai quella giocata contro il Bologna.
E a ricordarla per sempre sarà anche Giuseppe Savoldi, che in quegli anni era l’attaccante del momento. “Ricordo perfettamente l’azione: il nostro portiere uscì per fermare Savoldi che però lo saltò netto avendo la possibilità di calciare a porta vuota. Il tiro era diretto nell’angolino basso, praticamente un gol fatto, ma io ebbi la prontezza di mettere il piede da dietro al palo facendo uscire la palla fuori”. Incredulità generale, l’arbitro di quella partita pensa che la palla sia finita contro il palo e lascia giocare. “Castoldi, che era il nostro difensore, si ritrovò il pallone tra i piedi, mi guardò e non sapendo cosa fare la buttò in calcio d’angolo”.
Inutili le proteste di Savoldi e tutto il Bologna, che però quella partita alla fine la vinse lo stesso(1-3), il gol non fu mai convalidato e in assenza delle mille telecamere moderne, ci volle del tempo perché si riuscisse a ricostruire la dinamica corretta dei fatti. Una volta svelato il “colpo d’astuzia” Citeroni fu invitato alla Domenica Sportiva, proprio con Savoldi. “Alla fine ci stringemmo la mano e ci chiarimmo con grande serenità, anche perché lui è un gran signore”. Ma non è tutto: “A fine puntata facemmo una foto insieme che evidentemente deve avere ben in vista a casa sua perché a distanza di molti anni suo figlio Gianluca venne a giocare ad Ascoli per qualche tempo. Un giorno mi incontrò e mi disse “Ma io ti conosco, sei Citeroni! Ti ho riconosciuto dalla foto che hai fatto con mio padre”, e da lì ho capito che Beppe Savoldi quel gol non l’ha affatto dimenticato”. Adesso ci ride su. “Ero un ragazzino e feci quel gesto con grande incoscienza. Fui fortunato che Savoldi era un signore e non mi disse nulla, perché tempo dopo Chinaglia mi si avvicinò dicendomi che se l’avessi fatto a lui mi avrebbe messo le mani alla gola”. Reazione diversa da quella di Zoff. “Come sempre perdevo molto tempo nel restituire la palla al portiere avversario quando stavamo vincendo e alla quarta volta lui mi disse in maniera educatissima “Bello mio, ti dispiacerebbe essere un po’ più veloce per favore”, sul momento rimasi sconvolto dalla sua reazione così composta”.
Ma anche gli arbitri oramai lo tenevano d’occhio. “Prima di ogni partita volevamo riconoscermi e mi dicevano di mettermi sempre accanto alle panchine così potevano controllarmi meglio”, anche se il posto preferito di Domenico Citeroni era quello al lato della porta. “Così mentre il portiere si distraeva potevo rubargli guanti e cappellino. Alle volte se ne accorgevano pure, si arrabbiavano ma non mi dicevano nulla perché sapevano che ero un ragazzo e lo facevo in buona fede”. Cose da raccattapalle di altri tempi, quando erano lì accanto ai giocatori e potevano essere protagonisti anche loro: con un piede, come fu il caso di Domenico Citeroni.