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Pulmino, sopressa, vino e… Cittadella! Bepi, che party ad Avellino: “A momenti cado dalle scale”

Cittadella, ore 00.06. La porta di casa si chiude silenziosa alle loro spalle. Notte brava per Bepi e sua moglie Maria (anche lei con la tessera del club. Ops… tifoso) che sono usciti a fare baldoria insieme all’amato ‘Sitadea’ primo in classifica, a punteggio pieno in Serie B dopo 5 partite. Il ritrovo però non era proprio dietro l’angolo. “Cittadella-Avellino, quasi sette ore di… pulmino”. Bianco, inconfondibile: mezzo che li distingue dalla massa e dalle altre tifoserie, persino in autostrada. “Nel 2007 ho cominciato a seguire la squadra in trasferta ma con la mia macchina. Poi gli altri ragazzi hanno insistito ‘perché non fai un pulmino?’ e adesso ci muoviamo per l’Italia intera così. Prepariamo tutto l’occorrente per stare fuori anche una settimana e ci facciamo queste gite con in mezzo due ore ‘de baeon’ detta alla veneta”. Con Bepi conducente, chiaramente. “L’andata me la sono fatta tutta io, senza batter ciglio. Ma la sera porto gli occhiali… ci sono sempre quelle due/tre persone che possono darti il cambio. Mica sono un robot!”. Ieri per andare giù al Partenio di Avellino erano in 9 totali perché “non sempre il titolare ti concede il permesso di uscire prima da lavoro” poi ci sono quella trentina di persone che a turno, ruotano. E quando gli chiedo incuriosito: “Sarebbe carino fare una trasferta con voi”. Bepi afferra il librone nero e replica: “Allora, vediamo. Bari fatta, Avellino fatta… magari potresti venire a Spezia!”. Poi però precisa, quasi preoccupato. “Non è che siamo tutti uomini eh. Ci sono anche sei donne in compagnia. A volte restano a casa gli uomini e ti dirò… meglio per me!”. 

L’intervista esclusiva parte in italiano corrente, con qualche interruzione. “Scusa sto scaricando delle cose dalla macchina”. Poi Bepi torna, col fiatone. “Ho la mia età sai”. Con calma, nessuna fretta. Per raccontare l’amore per il suo Cittadella ha bisogno di tempo. “Io sono di Cittadella e faccio il tifo per il mio Cittadella da sempre. Un giocatore preferito non c’é perché è come se fossero tutti figli miei”. Anche prima di fare il conducente. “Quando lavoravo come montatore meccanico di macchine da lavaggio industriale era tutto diverso: stavo via per 40 giorni in giro per l’Europa e non appena tornavo il mio pensiero era quello di andare a vedere la squadra, di bugie a mia moglie ne ho raccontate parecchie. Adesso che sono in pensione mi godo la squadra a pieno: in 8 anni penso di aver saltato un allenamento solo per colpa della febbre! Sono sempre lì, al Tombolato, non c’è pioggia, neve o vento che tenga. Faccio di tutto per il mio ‘Sitadea’”. Ecco i primi cedimenti linguistici. Poi il dialetto dilaga. “Scusame ma me vien mae! Me piase parlare diaeto veneto, posso?”. Certo che sì. Noi traduciamo. Perché l’aneddoto che segue rende l’idea della sua devozione per il granata. “A Bari mi sono ritrovato solo contro i 40 mila tifosi di casa”. 40mila vs 1, quell’immagine ha fatto il giro d’Italia. Quella anche la trasferta più lunga che Bepi abbia mai affrontato per il suo Citta. “Ma di avventure ne abbiamo fatte, dal camper alla macchina. Quando andiamo in giro poi ci portiamo dietro di tutto da mangiare: sopressa, vino bianco, vino nero, prosecco, formaggi. In certi stadi gli stuart ci riconoscono e ci aspettano per banchettare insieme. Anche ieri ad Avellino è successo. Noi siamo questi, tifiamo, ci divertiamo e sosteniamo il Cittadella. Stop. Le contestazioni sono degli altri”. E quando ha segnato Arrighini? “A momenti cado dae scae. Ma se guardi Faisbuk trovi tutte le mie foto”. Bepi, pure social. Ma visionario fino a un certo punto. “Cittadella in A?”. Lui dice quello che pensa: “Sono certo che il nostro presidentissimo Angelo Gabrielli ci avesse fatto un pensiero e che volesse provare la soddisfazione di vedere 20 mila anime in A. Ma io dico -35 alla salvezza, poi quel che arriva arriva”. In tre parole. “Piè par tera”. E un cuore granata dentro un pulmino, pronto a fare il giro d’Italia per la capolista Cittadella.