Questo sito contribuisce all'audience di

Prandelli: “Il segreto di Sarri in tre mosse, Dybala uomo copertina”

Campionato incerto, equilibrato e divertente, ma che forse, da ieri,  ha già dato un primo verdetto. La Juventus e il Napoli hanno allungato sull’Inter che non è andata oltre il pari con il Carpi. Il discorso scudetto è ora riservato solo agli azzurri e ai bianconeri? “Queste due squadre stanno correndo velocissimamente – dichiara Cesare Prandelli ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – e in questo momento sì, stanno dimostrando di avere qualcosa in più delle altre. Però ho sempre sostenuto, e ne sono tuttora convinto, che anche Fiorentina, Roma e Inter abbiano possibilità di rientrare, per lo meno di rimanere in scia. Ci sono ancora 17 partite, sono tante. Poi ci sono gli scontri diretti e gli imprevisti, che possono capitare anche alle due di testa”.

La vera forza della Juventus, a detta di molti, è l’abitudine a vincere, che nessun’altra ha. “Ci sono varie componenti. Un allenatore bravo, giocatori molto motivati e anche i nuovi, nonostante qualche balbettio iniziale, si sono inseriti molto bene. Ma quello che fa veramente la differenza in casa Juventus è l’ambiente, che ti garantisce la possibilità di lavorare e pensare solamente a questo. La dirigenza bianconera è sempre molto presente e questo è un valore aggiunto”. Questa Juventus può dare fastidio al Bayern Monaco? “Assolutamente sì. E’ una formazione molto compatta e soprattutto è una squadra vera. Sommando queste due componenti penso che ci sia da guardare con fiducia a questo doppio scontro, la Juventus sarà sempre in partita. Certo, non si può negare che il Bayern parta avvantaggiato, perché è superiore. Però si troverà davanti un osso duro: direi un 60% per i tedeschi e un 40% per la Juve”.

Il Napoli di Maurizio Sarri ha dato l’ennesima prova di forza e, soprattutto, di solidità. Tutta un’altra musica rispetto all’era Benitez: “Ci sono tre aspetti  che sono cambiati paragonando questo Napoli ai precedenti. Il primo è che Sarri ha responsabilizzato Higuain mettendogli sulle spalle la squadra e l’atteggiamento. La predisposizione ad assumersi questo incarico, probabilmente, lo ha motivato ancora di più, lo ha fatto sentire ancora più forte e più importante. Poi Sarri ha capito dall’inizio che con il 4-2-3-1 era difficile mettere i giocatori nelle condizioni di esprimere le proprie potenzialità. Ha quindi  valorizzato le caratteristiche dei suoi schierandoli con il 4-3-3, penalizzando anche qualche calciatore, perché la perfezione non esiste. Infine ha sistemato una difesa che l’anno scorso, a detta di tanti, aveva grandi limiti. Invece lui ha lavorato su questo reparto e adesso la difesa è uno dei punti importanti della squadra”. Juventus e Napoli sono trascinate dalle prodezze di due giocatori in particolare: “Higuain lo conoscevamo tutti, è un giocatore di livello internazionale da tempo e quindi non poteva stupire più di tanto. Dybala invece sì: per l’età, la personalità, le capacità che mette in campo in tutte le partite , senza dubbio è il giocatore copertina”.

La Fiorentina ha ripreso il discorso interrotto. Terzo posto riagguantato, la Champions manca a Firenze proprio dai tempi di Prandelli: “Sousa è stato bravo a mantenere il possesso palla di Montella e a questo ha aggiunto qualcosa di suo, dal punto di vista del pressing lì davanti. Ha cinque giocatori che hanno i tempi e le modalità per andare a disturbare la squadra avversaria. Lavorando a Firenze trovi ispirazione. La città è molto bella e quindi devi trovare un gioco che rispecchi la storia e la cultura di Firenze. E’ una squadra che vuole stupire, come il suo allenatore, ed è questo il segreto del loro campionato. Similitudini con la mia? Quando arrivai i viola venivano da anni un po’ difficili, Sousa invece è partito da una buona base, anche strutturale”. Giuseppe Rossi è andato al Levante per sei mesi. In compenso sono arrivati Tino Costa, Mauro Zarate e Cristian Tello: “Sono tre giocatori che fino a qualche anno fa erano considerati molto importanti. Io penso che la città di Firenze li possa ulteriormente stimolare e motivare e a fine stagione potrebbero essere una sorpresa positiva”.

Per l’Inter, l’altra terza, un blackout inaspettato. Prima alla sosta, terza e staccata di sei punti dopo neanche un mese: “Questo è difficile da capire. Bisogna leggere un po’ tra le righe le dichiarazioni di Mancini. Non sbaglia mai le analisi e ha il polso della situazione. L’Inter ultimamente, in fase realizzativa, non ha trovato dei giocatori concentrati e determinati e invece devono stare sempre sul pezzo. Anche ieri hanno sbagliato in più di una occasione il due a zero per chiudere la partita e sono poi stati beffati dal Carpi. Bravi gli emiliani, una squadra che, come molte in Italia, lotta fino alla fine e sono l’orgoglio di tutti gli sportivi”.

Intanto a Roma è arrivato Spalletti: “Io ho sempre fatto il tifo per gli allenatori che ‘allenano’. Una volta che arriva Spalletti dico ‘ok, tutti in piedi ad applaudire’. Perché è un allenatore di grande prestigio, di grande capacità professionale e umana. Quindi adesso tifo per Luciano. Ieri, nelle dichiarazioni del post partita, è stato lucidissimo. Ha detto che ha visto una squadra più ordinata, che ha subito poco, ma che sono anche stati poco propositivi. Se dovesse riproporre quel sistema di gioco, gli esterni dovrebbero dare più aiuto alla fase offensiva, devono alzarsi di più. A turno uno dei tre difensori centrali deve dare superiorità numerica a centrocampo. L’intuizione di mettere De Rossi in quella zona  può essere interessantissima, perché ti può dare qualcosa di più a centrocampo e più esperienza in fase di iniziazione del gioco. In sintesi, da un punto di vista difensivo ho visto i giallorossi molto migliorati, da un punto di vista offensivo Spalletti deve lavorare ancora tanto”.

Tra sei mesi ci sarà l’Europeo, e Prandelli, nel 2012, ci rese tutti orgogliosi sfiorando una grande impresa. Ci fosse stato qualche giorno di riposo in più per preparare quella finale, forse con la Spagna il risultato sarebbe potuto essere diverso. Con i “se” e i “ma” non si va molto lontano. Ciò che invece poteva essere d’aiuto è un diverso rapporto tra i club, soprattutto le big e la Nazionale: “E’ vero, quando arrivano le grandi competizioni tutti diventano amici e amanti della Nazionale, ma prima di arrivarci solo i ct e i collaboratori sono sempre sul pezzo. Dovremmo invece insieme pensare e amare un po’ di più la maglia azzurra, che è di tutti. Pentimenti? Assolutamente no. Per come sono cresciuto e per i valori che mi hanno insegnato, nel momento in cui la Nazionale ti chiama non puoi dire di no. E’ impensabile poter rifiutare l’Italia: è un onore e sono orgoglioso della mia scelta”.