Yussuf Poulsen, l’uomo degli inizi del Lipsia e del record in Bundesliga
L’attaccante del Lipsia è l’unico ad aver segnato 4 gol nei primi 10′ in Bundesliga. Poulsen è partito dal basso quando il club tedesco era in terza divisione, ora sono in Champions. Voleva mollare dopo la morte del padre, adesso quando segna dà uno sguardo al cielo. Non è mai stato un bomber, ma quest’anno sono già 15 stagionali
Pronti-via ed è subito gol. E’ successo anche oggi contro lo Stoccarda, palla in mezzo e Poulsen l’appoggia in rete. Minuto? Cinque. Tac. E’ il quarto gol dell’attaccante del Lipsia nei primi dieci minuti di partite. Nessuno come lui in Bundesliga.
Quindici reti totali e doppietta per il 3-1 finale, miglior stagione di sempre della sua carriera. Sono dodici in campionato, solo Ebbe Sand nel 2000-01 ha fatto meglio di lui alla 22a giornata. Da zero a cento. Da poco a tutto. Perché prima non è che segnasse chissà quanto. Nella stagione scorsa è stato l’attaccante che ha vinto più contrasti, ha recuperato più palloni di tutti e persi meno. Ma i gol? Cinque in tutta la stagione. Pochini. Ma tranquilli, si sta rifacendo con tutti gli interessi.
Anche perché il suo lavoro è un altro, come spiega il ds e allenatore del Lipsia Rangnick: “Giudicare Poulsen solo dai gol sarebbe da idioti”. Lui sta sempre al centro dell’azione, che sia della sua squadra o di quella degli avversari.
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Nell’ottobre 2016 aveva corso 14 chilometri (!) nella gara contro il Werder Brema recuperando anche un pallone pericoloso con uno scatto di 80 metri a 2’ dalla fine. Attacca e difende Poulsen, vecchi ricordi di un terzino che fu.
Giocatore con più presenze nella storia del Lipsia. Un progetto nel quale ha investito la sua carriera rifiutando offerte da Danimarca, Belgio e Olanda. Ha fatto all in su un piccolo club tedesco di terza divisione: “Ero giovane e dovevo fare esperienza. Era la società giusta al momento giusto”. C’era chi gli dava del pazzo, alla fine ha avuto ragione lui. Una squadra partita dal nulla che in dieci anni è arrivata in Champions. Che gruppo, quel Lipsia. Sempre lo stesso, più o meno. Qualche ritocco qua e là e stagione dopo stagione si volava sempre più in alto.
A forza di correre Poulsen è arrivato tra i grandi. Merito anche della madre, che quando Yusuf aveva 16 anni e voleva mollare tutto lo convinse a continuare: “Corri Yussuf, era il tuo sogno. Non abbatterti per un cambio d’umore momentaneo”. Cuore di mamma, sapeva che ce l’avrebbe fatta.
MAGLIA SPECIALE IN RICORDO DEL PADRE
Difficile rialzarsi, però, quando ti crolla il mondo addosso. Colpa di un tumore che ha colpito il padre quando lui aveva appena sei anni. Ex giocatore a livello dilettantistico, per Yussuf era un punto di riferimento che gli aveva trasmesso la passione per il calcio. E da quel giorno, dopo ogni gol, Poulsen lancia sempre uno sguardo verso l’alto: “Un saluto a mio padre”.
E sul retro della maglia ha fatto stampato il nome Yurary in suo onore. L’ha fatto al Lyngby e con la nazionale danese, è stato così anche al Mondiale in Russia creando un po’ di confusione dopo il gol contro il Perù: “Chi ha segnato?” si chiedevano. Non ci è riuscito con il Lipsia però, che aveva già stampato la scritta ‘Poulsen’ prima che il giocatore facesse la richiesta: “Non mi sembrava il caso di far fare altro lavoro a chi le aveva già stampate”. Onesto.
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L’importanza di Poulsen per il Lipsia va oltre le statistiche, lì davanti con Werner si capiscono a meraviglia: “Ci completiamo” ha spiegato il tedesco. La squadra ringrazia e vola in alto: quarto posto, zona Champions. Ricordandosi sempre da dove si è partiti. Nel nome di Poulsen, l’uomo degli inizi.