Un anno di stadi vuoti. Ecco come ha inciso sul nostro calcio
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È passato esattamente un anno dall’ultima volta in cui i tifosi sono potuti andare allo stadio in Italia. Era il 4 marzo 2020, e nonostante si iniziasse già a presagire la portata che avrebbe avuto il Coronavirus in Italia, il primo decreto che vietava il pubblico agli eventi sportivi non era ancora entrato in vigore. Così 5231 persone entrarono al Picco di La Spezia per veder la propria squadra vincere 2 a 1 contro il Pescara e continuare la propria corsa verso i playoff di Serie B.
In attesa di capire quando i tifosi potranno rientrare sugli spalti in futuro, con l’Inghilterra in prima linea per riaprire i cancelli, è possibile analizzare come un anno senza pubblico possa aver inciso sul calcio italiano.
NUOVA ERA
Tra il 29 febbraio e il 1 marzo 2020, nell’Italia ancora divise per zone, si giocarono le ultime quattro partite di Serie A con il pubblico: Lazio–Bologna, Napoli–Torino, Lecce–Atalanta e Cagliari–Roma. Il big match Juventus–Inter venne rinviato all’8 marzo, giorno in cui si sono poi giocati i primi storici match a porte chiuse. Si parte con Parma–Spal, che fino all’ultimo era minacciata di rinvio e si chiude il lunedì con Sassuolo–Brescia, prima di interrompere per più di due mesi la Serie A. Inizia una nuova era, quella del calcio senza tifosi.
FATTORE CAMPO?
A fine giugno si torna in campo per concludere il campionato e tutti gli spettatori, o meglio telespettatori, devono abituarsi ad una nuova realtà: stadi desolati, pochi rumori e un calcio completamente stravolto. Le analisi sull’assenza di fattore campo non tardano ad arrivare, ma è davvero così? I dati dicono di no, anzi la percentuale di vittorie casalinghe si è paradossalmente alzata nelle 130 partite giocate post-lockdown rispetto alle prime 250 (dal 40 al 44,6%).
STESSE VITTORIE, MA TANTI PAREGGI
Se anche nel campionato attuale (2020/21) il numero di vittorie in casa rimane vicino a quello registrato nelle stagioni scorse, sono aumentati sensibilmente i pareggi, che ad ora segnano il 26,1% del totale, secondo dato più alto degli ultimi cinque anni. Le cause sono probabilmente identificabili nella situazione in cui il calcio è stato portato dal Covid: tante partite ravvicinate, stanchezza dovuta al non aver avuto un’adeguata pausa fra la scorsa e l’attuale stagione e mancanza di pubblico a spingere i padroni di casa nelle situazioni di parità.
GLI STADI VUOTI HANNO AIUTATO IL MILAN E MESSO IN DIFFICOLTÀ LA JUVENTUS?
I numeri direbbero di sì. Il Milan da giugno in poi ha cambiato marcia, passando dalle 4 vittorie su 12 ottenute a San Siro prima di marzo 2020, all’imbattibilità casalinga in Serie A durata fino alla sfida contro la Juventus del 6 gennaio 2021. Un miglioramento che ha permesso agli uomini di Pioli di mantenere la vetta della classifica per gran parte di campionato.
La Juventus invece è calata visibilmente nel rendimento casalingo. La squadra di Sarri era praticamente imbattibile all’Allianz Stadium prima dell’interruzione: 11 vittorie, 1 pareggio e 0 sconfitte, quasi il 93% di successi. In estate è calata alla ripresa, 5 vittorie su 7 in casa, e ha continuato con questo rendimento con Pirlo in panchina: 10 vittorie su 14. Mantenendo la percentuale di partite vinte vicino al 71%, non abbastanza per stare al passo con le grandi, specie considerato il rendimento non soddisfacente in trasferta.
Ne sa qualcosa l’Inter, che è la squadra che insieme al Milan è migliorata di più in casa da quando si gioca senza pubblico. La squadra di Conte ha raccolto 10 vittorie in 12 partite a San Siro in questo campionato, perdendo solo il derby di inizio stagione contro il Milan. Il rendimento della scorsa stagione pre e post lockdown è stato simile, la vera svolta è arrivata quest’anno. Guidati da Lukaku e Lautaro, i nerazzurri hanno reso San Siro praticamente inespugnabile.
SPAZIO AI GIOVANI GRAZIE ALLE CINQUE SOSTITUZIONI
Nella riunione del 20 maggio 2020, la Figc ha annunciato di cambiare il regolamento per quanto riguarda le sostituzioni e di permetterne 5 date le possibili assenze causa Covid. I cinque cambi sono stati confermati anche per questa stagione, stravolgendo diverse gerarchie e permettendo a tanti giovani di esordire e avere più spazio, oltre che permettere agli allenatori di far rifiatare i giocatori e ruotare maggiormente.
Specie nelle squadre di fascia medio-bassa molti giovani hanno avuto spazio: fra questi possiamo ricordare Matteo Lovato, difensore classe ’00 del Verona che ha esordito a luglio e dopo la partenza di Kumbulla è titolare nella difesa a 3 di Juric. Oppure Wilfred Singo, esterno ventenne lanciato da Longo in estate e ora sempre più centrale nelle gestioni di Giampaolo prima e di Nicola poi.
Anche qualche grande si è permessa di dare più opportunità ai nuovi talenti: l’Atalanta ha fatto esordire l’esterno classe 2002 Matteo Ruggeri, il Milan ha dato fiducia al nuovo acquisto Pierre Kalulu in un momento d’emergenza, mentre la Juventus ha aperto le porte della prima squadra a tanti Under-23, ultimi Dragusin, Di Pardo e Fagioli.