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Polemiche, lacrime, un solo amore. Tra Spalletti e Totti c’è la Roma, dolce soluzione

Babbo, che fai? Litighi con Totti?“: non ci credeva neppure lui, il figlio di Spalletti. E’ il riassunto perfetto di 24 ore che probabilmente riscrivono la storia della Roma: Totti in discussione, quasi “esiliato” scrive qualcuno. Il Capitano preso e spedito a casa dopo un’intervista indigesta ad allenatore e società. Parole, ma non solo: “fa male” la decisione di auto-convocare un’intervista non programmata, per di più alla vigilia di una partita. E questo, per le regole del gruppo volute da Spalletti, è stata considerata un’infrazione, una minaccia alla concentrazione per l’obiettivo del giorno dopo. Forse, per la prima volta, Totti e la Roma non sono state la stessa cosa. Una giornata indimenticabile per i tanti che sono cresciuti con questo binomio indivisibile.

La cronaca è rapida, la storia inizia dalle parole di Totti di ieri sera: “Merito rispetto. Qualsiasi cosa faccio, sbaglio. Spalletti? Buongiorno e buonasera“, parole come pietre che cadono in un momento delicato dopo la sconfitta in Champions contro il Real. Spalletti lo sa, per quello non gradisce: conosce l’ambiente e le sue reazioni, le ha provate (proprio al fianco di Francesco) dopo un 7-1 da incubo a Manchester. Per quello – ha poi spiegato – aveva chiesto a Totti, come farebbe “un padre di famiglia“, di aiutare la squadra a ritrovare serenità in un momento difficile, a rimboccare il percorso giusto verso la gara di Palermo. E proprio per questo, ieri sera, si è sentito tradito dall’uomo prima che dal calciatore. Già, “calciatore“: parola che ritorna nell’intervista con cui Spalletti conquista tanti, tanti tifosi davanti alla tv. Di ogni squadra, perché Totti va al di là della Roma. “Allora, cosa vuoi fare? Il calciatore?“: virgolettato che riporta lo stesso Spalletti, con quelle parole aveva cercato di instaurare un nuovo rapporto col Capitano al suo ritorno a Roma. “Vuoi fare Giggs? Ti siedi accanto a me in panchina? O vuoi fare Nedved? Decidi tu“: parole scandite con dolcezza e fermezza allo stesso tempo. Francesco, evidentemente, aveva scelto la prima opzione: si sente calciatore, vuole continuare ad esserlo e per quello, l’amarezza di un campo troppo lontano lo aveva portato “all’esplosione”.

Dopo l’intervista di ieri sera il mondo del calcio si era spaccato: o con Totti, o con Spalletti. L’Olimpico ci ha messo poco per schierarsi: striscioni, magliette, applausi all’arrivo del Capitano che si commuove in tribuna, fischi che invece accompagnano l’annuncio di Spalletti da parte dello speaker. E’ una partita nella partita: quella sul campo, contro il Palermo, la Roma la risolve senza troppi problemi ed il 5-0 probabilmente aiuta pure a dimenticare le polemiche. Il resto, lo fa un padre di 56 anni: nato a Certaldo, carattere toscano e passato da calciatore “normale”. “Non ero un campione”, sottolineava alla vigilia di questa gara. Eppure, da campione della comunicazione, ha spazzato via ogni scintilla: “Domani Francesco è a Trigoria per l’allenamento, è il giocatore italiano più forte del dopoguerra… Ho 6-7 maglie sue a casa, si è creato più rumore che altro“. La dimostrazione che non c’è solo con Totti o con Spalletti, ma che nel calcio (e nella vita) ci può essere sempre una terza, dolce soluzione.