Più forte degli infortuni e dell’incertezza: Rafinha ha cambiato l’Inter
Per uno cresciuto nella cantera del Barcellona e abituato a confrontarsi con fenomeni del calibro di Messi e Iniesta l’esplosione in Serie A era solo questione di tempo. Giusto il tempo di prendere le misure al campionato italiano e di tornare al top della forma e Rafinha ha preso per mano l’Inter. Da piccolo faceva il portiere perché gli piaceva la divisa e voleva essere come Benji, uno dei protagonisti del suo cartone animato preferito, oggi ha dimostrato di essere uno dei centrocampisti più completi del nostro campionato. Da quando è arrivato ha cambiato faccia alla squadra di Spalletti: quando c’è lui in campo per almeno un’ora i nerazzurri sono quasi implacabili (sei vittorie, tre pareggi e una sola sconfitta con la Juventus). Numeri che rendono l’idea di quanto la manovra interista ormai dipenda dall’ex Barcellona, capace di dettare i tempi di squadra e di inventare assist geniali per i compagni. Ieri il brasiliano ha trovato anche la via della rete, per la prima volta da quando è in Italia: “Mi sono adattato molto in fretta, sono felice qui. Poi la squadra mi ha aiutato molto e sono entusiasta dei tifosi nerazzurri. Mi trovo benissimo qui”. Ha detto al termine della vittoria con l’Udinese.
Prima l’inserimento graduale, ora le chiavi del centrocampo. In pochi mesi Rafinha si è preso tutto: la fiducia di squadra e allenatore e l’affetto dei tifosi. Fuori dal campo lo descrivono come un ragazzo allegro e tranquillo, capace però di farsi rispettare. Nel tempo libero ama leggere e ascoltare musica. Suona la chitarra da quando ha 4 anni ‘perché lo aiuta a rilassarsi’ e non è raro vederlo improvvisare qualche canzone di Bob Marley anche negli spogliatoi prima di un allenamento. Parla alla perfezione 4 lingue e in beve tempo ha imparato anche l’italiano, anche se la scuola non è mai stata una delle sue più grandi passioni, come ha rivelato mamma Valéria, ex pallavolista professionista. Famiglia di sportivi quella di Rafinha, figlio di Mazinho (campione del Mondo con il Brasile nel ’94) e fratello di Thago Alcantara, centrocampista del Bayern Monaco. E’ proprio grazie a loro che ha iniziato a giocare a calcio: “Sono i miei idoli, a loro devo tutto”. Il periodo peggiore dalla sua vita lo ha passato quando il fratello maggiore è partito per Barcellona per unirsi alla cantera blaugrana. Una separazione durata poco, perché due anni più tardi la chiamata del Barcellona è arrivata anche per lui, che fino ad un anno prima ancora faceva il portiere. Per portarlo al provino papà Mazinho ha dovuto raccontargli una bugia perché aveva paura di essere rifiutato, dopo una settimana di allenamenti dal Barcellona non se n’è più andato.
Dalle giovanili alla prima squadra, sempre da protagonista. Una scalata, quella di Rafinha, inarrestabile e culminata con l’esordio in Champions League nel 2011. Ha condiviso lo spogliatoio con mostri sacri e giocato partite decisive. E’ cresciuto nel mito di Ronaldo il ‘Fenomeno’ e rubato con gli occhi da Iniesta. Neymar lo chiamava ‘princesa’ per la sua passione per la moda e per la cura che dedicava al suo corpo. Proprio il brasiliano è diventato uno dei suoi migliori amici e con lui ha condiviso anche la maglia del Brasile, scelta in adolescenza nonostante la possibilità di giocare con la Spagna. Negli anni al Barcellona ha conosciuto anche Icardi, con cui ha condiviso anche i banchi di scuola. Per questo forse ora la loro intesa è così affinata. Uno inventa, l’altro colpisce. Da ieri Rafinha si è messo in proprio e ha trovato la prima rete con la maglia dell’Inter, di cui ormai è diventato un punto di riferimento. La società nerazzurra ha vinto la sua scommessa: il brasiliano si è dimostrato più forte degli infortuni che ne hanno rallentato l’ascesa negli ultimi due anni ed è diventato il fulcro della manovra offensiva nerazzurra. Spalletti gli ha cucito addosso un ruolo perfetto per le sue caratteristiche: né mezz’ala né esterno offensivo. Rafinha galleggia tra le linee, è libero di inventare e di spaccare le difese avversarie con le sue accelerazioni. Che a volte possono portarlo anche al gol, come ieri. Prima volta assoluta in Serie A festeggiata con una promessa che sa di futuro nerazzurro: “Rimanere non dipende da me, ma voglio farlo!”.