“Grazie, Pioli. Questo è il segreto delle mie punizioni”
Mercoledì sera il telefono inizia a ricevere tante notifiche e non smette più di vibrare. Cosa sarà successo? Pensa Alexandre Borges Guimarães. Tanti complimenti e frasi in italiano riferite alle parole pronunciate dall’allenatore del Milan, e tanta incredulità da parte sua nel leggerle. “Punti di riferimento? Guardiola e Klopp. Al massimo livello. Ma non ho preclusioni, prendo spunto da tante situazioni: le palle inattive, ad esempio, le ho prese dall’América de Cali”. Così si era espresso Stefano Pioli a Repubblica. Quella citazione nel giro di poche ore ha fatto il giro del mondo ed è arrivata anche in Colombia. Non ha dato un riferimento preciso, ma l'indicazione c'è. Basti vedere come i campioni colombiani del 2019 difendevano sulle punizioni da zona centrale. Perché è lì che Pioli li imita. Ce lo si aspettava? No. Ma fa capire come il calcio si stia davvero globalizzando. E le idee, così come i giocatori di talento, si possono trovare in ogni angolo del mondo.
"Non è da tutti"
Lo scorso anno l’América de Cali è tornato a vincere il Torneo Clausura, dopo 11 stagioni. Sulla panchina dei Diablos Rojos, c’era proprio Guimarães. “A livello personale significa che sto percorrendo la strada giusta. Mi è sembrato un gesto di grande umiltà quello di riconoscere non solo i nomi di allenatori già riconosciuti. Cerchiamo sempre di raggiungere la vittoria, ma per fare ciò serve trovare elementi del gioco che possono aiutare. Questo non sempre si trova in colleghi che hanno un curriculum vincente a livello internazionale. Ci sono tanti che hanno nel proprio stile aspetti molto interessanti e sta a noi cercarli. C’è sempre qualche dettaglio da rubare da altri, ma sempre con umiltà. Le sue parole mi fanno capire quanto sia professionale”. Il commento dell’allenatore costaricense di origini brasiliane a Gianlucadimarzio.com.
“Non so esattamente lui a cosa si riferisce, ma molto dipende dalla zona in cui si difende. A volte marchiamo a zona, altre più sull’uomo ed altre in maniera mista. Lui ha riconosciuto questo aspetto e spero lo possa aiutare, ma per realizzare ciò serve innanzitutto una grande disponibilità da parte dei calciatori in questa parte dell’allenamento. Le palle inattive sono spesso una fase della seduta che non piace ai calciatori, gli annoia, ma sono importanti come si è visto anche nell’ultimo Mondiale o nell’ultima Copa América”. Spiega l’ormai ex allenatore dell’América de Cali, dato che lo scorso giugno non ha trovato l’accordo per il rinnovo. “Non conoscevo Pioli, ma ho visto le ultime partite del Milan dopo il lockdown, dove ha fatto molto bene. Lavorare sapendo che il tuo possibile sostituto è già con un piede dentro il tuo spogliatoio non aiuta a rimanere concentrati e a tenere tutto il gruppo unito. Gli faccio davvero i miei complimenti”.
Ct in due occasioni della Costa Rica e poi del Panama, mentre nei club ha allenato anche in Messico, India, Cina ed Emirati Arabi, ma mai in Europa. “So cosa significa stare attento a tutto quello che accade. So quanto deve lavorare lo scouting per cercare di non essere sorpreso, ma so anche che nel calcio c’è sempre qualcosa di imprevedibile”. Non ha mai allenato in Italia, ma il suo rapporto con il nostro Paese e il nostro calcio è forte a causa del Mondiale 1990, nel quale la Costa Rica superò per la prima volta la fase a gironi, grazie anche ad un suo assist. Inoltre, suo figlio, Celso Borges era in campo nel 2014 in Brasile quando la Costa Rica vinse contro gli azzurri di Prandelli e anche in quell’occasione superò la prima fase. “Fu una bella estate italiana, come diceva la canzone (ride, ndr). Dopo quell’esperienza presi la decisione di diventare allenatore. Ho un legame speciale con il vostro paese: ho vissuto un Mondiale in una nazione in cui il calcio è molto seguito e allo stesso tempo ho fatto qualcosa di storico per la Costa Rica. Ho imparato l’italiano e negli anni successivi sono venuto spesso in Italia, a vedere partite o a salutare amici a Mondovì o in altre località dove eravamo stati in ritiro”.
E chissà che la prossima volta che verrà Italia non possa incontrare anche Pioli. “La nobiltà comporta obblighi. Se un collega si è riferito al tuo lavoro in questo modo, ovviamente quando potrò tornare in Italia mi piacerebbe parlarci e ringraziarlo personalmente”.
A cura di Mattia Zupo