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Collina: “Dura arbitrare il Foggia di Zeman. Frappart? Conta la qualità”

Qualche settimana fa è stato premiato da France Football come miglior arbitro della storia. L'ennesimo riconoscimento per Pierluigi Collina, che però nel corso della sua carriera arbitrale ha incontrato anche delle difficoltà: "Cos’è difficile? Quello che ha una grande importanza? Allora la finale del Mondiale o della Champions League sono due gare difficili. Importanza significa conseguenze, per le squadre e anche per l’arbitro. Se invece la difficoltà dipende dal contesto ambientale allora paradossalmente la finale del Mondiale è meno difficile di un match di Interregionale: lì a seconda del risultato il rischio era anche fisicospiega il 60enne presidente della Commissione arbitri della Fifa a Il Corriere della Sera.

"Poi c’è la difficoltà tecnica del match. Arbitrare il Foggia di Zeman era difficile, con il portiere Mancini che calciava lungo per Signori, Rambaudi e Baiano: i tre partivano come missili e seguire lo sviluppo dell’azione era complicato”.

Il fallo di mano

 


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L’ex arbitro si è poi soffermato su alcune questioni relative al regolamento, come l’involontarietà sul fallo di mano: “Qualcuno sostiene che oggi non esiste più l’involontarietà ma non è vero. La vecchia regola diceva: il fallo di mano è un atto volontario. Ma già in passato venivano puniti contatti involontari. Euro 2016, colpo di testa di Chiellini contro il braccio alto di Boateng che salta con gli occhi chiusi: contatto involontario, ma rigore dato correttamente. Stessa cosa con Piquè in Russia-Spagna al Mondiale 2018. La volontarietà era ed è solo una delle fattispecie di punibilità, insieme ad altre non volontarie, ma colpose. Quante volte un giocatore colpisce volontariamente il pallone all’interno della propria area di rigore? Quasi mai. La stragrande maggioranza sono braccia in posizione non giustificata, dove non c’è la volontarietà, ma una responsabilità colposa”.

Il fuorigioco e il VAR


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Sul fuorigioco: “Se oggi si parla di qualche centimetro in futuro con lo sviluppo della tecnologia si potrà scendere ancora. La Goal Line Technology ha un margine di errore di 6 millimetri ed è vissuta positivamente, senza polemiche. Se lo stesso si otterrà per il fuorigioco andrà discusso se questo sia rilevante o no”. E sul Var: “L’obiettivo a cui lavoriamo è ridurre i tempi di attesa, ma è difficile abbinare fretta e qualità. Alla fine quello che conta è che la decisione sia giusta”.

"Frappart, conta la qualità"

 


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Su Stephanie Frappart, che nel 2020 è stata la prima donna ad arbitrare una partita di Champions League maschile, quella tra Juventus e Dinamo Kiev. “Vorrei fosse visto come una cosa normale. Se un arbitro ha le qualità, deve poterle sfruttare a prescindere se sia uomo o donna. Se c’è qualità il resto non deve contare. Mi piacerebbe parlare di arbitri senza dover declinare la parola al maschile o al femminile. Spero che in futuro ci siano altre Frappart e che questo non costituisca più una stranezza o una notizia”.

L'INTERVISTA COMPLETA SUL CORRIERE DELLA SERA DI OGGI