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Pescara, Zeman: “Risultati? Per me è fondamentali arrivarci attraverso il gioco, duri allenamenti e senza imbrogli…”

Un partita, 5 gol, tocchi di prima e tanto spettacolo: è tornata Zemanlandia? Domanda forse scontata, ma Zeman comincia a prenderci gusto e dopo aver dichiarato che la salvezza per il Pescara è quasi un utopia, adesso comincia a crederci. Merito dei gradoni?

“Non cominciamo a parlare di sudore, dei sacchi pieni di sabbia. Io sono per i gradoni, altri sono per l’elastico” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport Continuo a sostenere che nel calcio si lavora molto meno che in tanti altri sport. E, quanto alla preparazione che seguo personalmente, non mi risulta che qualche mio giocatore, in questi anni, sia morto per la fatica. Certo, ormai, puntando quasi tutti sul possesso palla, pochi tecnici si preoccupano più della preparazione. Risultati? E’ giusto non fare confusione. Anche per me, è importante raggiungere il risultato. Solo che considero fondamentale arrivarci attraverso il gioco, il sacrificio negli allenamenti e soprattutto senza imbrogli”.

Stato di salute del calcio italiano: “Spero che la lotta prosegua, c’è la volontà di debellare queste piaghe, che finiscono per influenzare i risultati. Dove girano tanti soldi, purtroppo si muovono molte persone che non agiscono correttamente, pur di perseguire i loro interessi. Partita che mi ha lasciato più dubbi? Un Avellino-Messina e non dico altro”. Zeman ha trasformato il Pescara: “Il calcio è semplice. Il mio calcio è ancora più semplice. Ho passato solo i concetti di base, evidentemente i calciatori sono stati bravi a capirmi e a mettere in pratica tutto sul campo. Magari ora viene il difficile, perché dovrò cominciare a entrare più nei dettagli. Caprari e Verre? Non esageriamo, meglio non caricarli troppo. Magari si cullano poi sul fatto che conoscono bene il mio calcio e si distraggono. Certo, anche i nuovi mi hanno dato l’impressione di essere disponibili, pronti a seguirmi”.

Salvezza? Ora il boemo ci crede: “Finché l’aritmetica non ci condanna, dobbiamo sperare. E, d’altra parte, sperano pure Crotone e Palermo. Come per lo scudetto, pur favoritissima la Juventus, possono ancora crederci Roma e Napoli“. In carriera mai uno scudetto: “Alla guida di Lazio e Roma ero convinto di riuscire a lottare sino in fondo. Comunque, al di là dell’esperienza in tre squadre dove non ho raggiunto l’obiettivo prefissato, ovunque ho lavorato sono andato sempre ben oltre le aspettative di società e ambienti”. Giocatori di scuola zemaniana: “Signori, poi Nesta, che arrivava dal settore giovanile, e Verratti, che ha avuto uno straordinario exploit. Juventus e Inter? Marco saprà scegliere. Lo vedrei benissimo nel Barcellona, anche se nel Psg e a Parigi sta vivendo una splendida avventura”.

Cassano e le “pippe” che giocano in A: “Ha ragione. Considerata la sua tecnica, pochi reggono il confronto con lui. Ma Cassano e Balotelli sono responsabili del loro destino: se hanno ottenuto meno di quanto potevano, la colpa è solo loro. Io allenatore di Cassano? Dovrei capire quanto posso ottenere da un giocatore come lui. Ma nella vita, mai dire mai”. Cina? Non fa per Zdenek: “Mah, non mi ci vedo. Qualche procuratore me l’ha proposto, però ho bisogno di lavorare in un certo modo con i calciatori. E in Cina non potrei creare il rapporto giusto con i giocatori. Per arrivare lì, poi, bisogna essere nel giro dei procuratori”.

Dopo Foggia, Lecce, Roma e Pescara, Zeman non pensa ad altri ritorni: “No, anche perché magari non avrei più tempo per farlo. Di occasioni, i presidenti me ne offrono poche. Eppure, continuerò a lavorare finché avrò entusiasmo. Presidente al quale sono più legato? Casillo. Tra i tanti impegni che aveva, in quel Foggia lasciava fare a me e al d.s. Pavone. Si creò un rapporto stretto tra noi e il presidente. Tradimenti? A Messina mi proposero un contratto pluriennale, però preferii passare al Foggia. Più che un tradimento, si trattò di una scelta al termine di un vincolo annuale tra me e il club. Società che ho più arricchito? In tempi e valutazioni diversi, il Foggia e, in particolare, la Roma, che piazzò bene Lamela, Marquinhos e Osvaldo. Attaccante più forte? Tanti, non faccio nomi. Ma perché non parliamo dei difensori? Con me sono arrivati nelle nazionali Negro, Favalli, Nesta e Chamot.