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Parolo, dietro le quinte del poker: elogio della normalità

Scontato ma inevitabile: “Parolo, Parolo, Parolo…”. Titolo, attacco, giochi di…parole (banalissimo). Quest’oggi abbiamo scomodato pure Mina. Marco ci ha sorpresi: la tripletta non bastava, ne ha dovuto fare un altro. Poker. E pallone a casa? “Quello sì, ma anche maglietta, calzettoni e pantaloncini!”. Tutto in un quadretto appeso alla parete. Foto sui social? Nessuna, questo perché Marco è un tipo particolare: “Antipersonaggio”. In sintesi: “Ho disattivato tutto, mi sono tolto da Facebook”. Riservato, punto. Quest’oggi goleador con la “sua” Lazio all’Adriatico di Pescara. Protagonista, sì. E spesso – in questi casi – si inizia a scavare a fondo: “Cosa si nasconde dietro ai quattro gol?”. Proviamo a rispondere. Ma occhio, non troverete una storia di genio e sregolatezza, bensì una persona normale. Con una storia normale. Di un giocatore sottovalutato, concreto, efficace. Figlio della gavetta. Uno che difficilmente si infortuna o salta una partita. Uno che non si vede ma c’è. E si sente. Oggi pure bomber.

STAVA PER SMETTERE, POI PRANDELLI…

L’ultimo col piattone, gli altri di testa. Con un record: è il primo mediano ad aver segnato quattro gol in una sola gara. Tra gli attaccanti, spazio ai grandi nomi: Berardi, Mertens, Vieri, Milito, Icardi, Montella e tanti altri. Tra loro, anche Parolo. Quello che a 22 anni stava per smettere: “Non avevo giocato tanto, facevo fatica a trovare squadra”. Poi un’amichevole fatta bene – Pistoiese vs Fiorentina – e l’elogio di Prandelli: “Dovremmo avere tutti la sua grinta, gioca due categorie sotto di noi”. Scaccia via i brutti pensieri. Storia semplice quella di Parolo, uno che si è fatto il mazzo per arrivare dove sta. In breve: non è un dribblatore, non risolve le partite da solo, non ha la classe di un Cassano. Ma corre, lavora ed ha una qualità tutta sua: gli inserimenti senza palla. Evidenti. Fondamentali, soprattutto. E col Pescara l’hanno visto pure a Gallarate, dove papà Daniele l’ha sempre esortato a “non sentirsi mai arrivato”. Umile, ma ambizioso. Consapevole che per raggiungere traguardi bisogna crederci, sentite qui: “Durante la finale Mondiale del 2006 stavo tornando da un viaggio a Santo Domingo con mia moglie. Mentre eravamo in volo le dissi di non preoccuparsi perché nel 2014 li avrei giocati da protagonista. Se uno vuole arrivare, può farcela”. E ce la fa.

DIETRO MARCO PAROLO

Mezz’ala classica, ogni tanto anche regista. Ma sfoggia il meglio da “8” classico. Cesena, Parma, i gol e l’azzurro. Il grande salto con la Lazio a 29 anni. Prima stagione, 10 gol. Boom. “Ho raggiunto la mia maturità”. Idolo? Tardelli, anche Gerrard: “Cerca sempre la porta e l’inserimento. Gioca a tutto campo, anche a me piace essere nel vivo dell’azione, altrimenti mi addormento”. Nel calcio ha le sue tattiche, ma con le donne non scherza. Vero, Caterina? Conquistata con semplicità: “Siamo sposati dal 2012, ci siamo conosciuti al palaghiaccio di Varese, lui mi chiese in prestito il burro di cacao per attirare l’attenzione, dà lì inizio tutto, mi prendeva in giro perché era di colore verde”. Com’era? Ah, sì: “Quando fai ridere una donna sei già a metà dell’opera”. Casanova Parolo. Passioni tutte sue: segue il ciclismo in onore di papà, ammira l’NBA, ha la fissa per i cani e “ogni tanto si mette anche ai fornelli”. L’esperta è Caterina eh, guai a toglierle il merito. Ma Marco “se la cava”. Legge tanto, soprattutto thriller. Anche se la sua vita non ha tanti misteri, gli piace stare in famiglia e con suo figlio Dante: “Quando lo vedo spariscono tutti i pensieri”. E’ scaramantico ma non si direbbe, prima di ogni partita ha la sua playlist. Chissà cos’ha ascoltato prima del poker, di sicuro lo farà in loop fino al 2020. Insomma, ormai avrete capito cosa c’è dietro. Niente storie particolari, niente “testa calda” o cose simili. Costanza e lavoro, umiltà e ambizione. Normalità come fulcro di vita e di successi. Perché a volte, per essere grandi, basta semplicemente essere normali. Come Parolo.