Parma, Lucarelli in lacrime: “Morto e rinato con voi, ma adesso è arrivato il momento di dire basta”
Dieci anni sempre con la stessa maglia. Dal paradiso all’inferno, dall’Europa alla Serie D. Sempre insieme Alessandro Lucarelli e il Parma, anche nei momenti di dolore e di sconforto. 40 anni e non sentirli, 349 presenze che dimostrano il motivo per cui la fascia da Capitano sia stretta forte al suo braccio. Adesso il ritorno in A, proprio come aveva promesso alla sua gente: “Ho preso in mano molte volte un microfono, l’ho fatto anche in un’aula di tribunale – ha esordito così nel suo discorso ai tifosi direttamente dal prato del Tardini, dove si sta tenendo la festa promozione della squadra – ma questo campo è il posto migliore per farlo.
Prima di cominciare, dico grazie. Ai compagni, che ci sono stati quando contava. È bello vedervi tutti qui, perché abbiamo messo questa maglia davanti a tutti e tutto. Grazie anche alla società, che ci ha supportato come se fossimo stati in A anche quando giocavamo in D. Grazie ai tifosi, che invece da A sono sempre stati. Un grazie, soprattutto, a mia moglie Cristiana, ai miei figli. Sempre al mio fianco, mi hanno sopportato e supportato quando non giocavo e, credetemi, non è stato facile. Il monumento andrebbe fatto a loro, non a me”
E dopo i ringraziamenti, la testa va indietro negli anni. Tappa per tappa, riassaporando la gioia che si prova quando si giunge al traguardo: “Mi avete conosciuto come calciatore dopo aver fatto lo stesso come uomo. Abbiamo vissuto momenti difficili e ci siamo sempre rialzati. Per voi sono diventato un amico, un simbolo della rinascita, un capitano. La mia vita da calciatore qui a Parma si può dividere in due fasi. Nella prima ho giocato in A e in Europa. Nella seconda, con tutto quello che è successo, ho ricominciato da zero. Per voi da Lucarelli sono diventato Ale.
Nella sofferenza siamo diventati una cosa sola, io sono diventato vostro, voi miei. Abbiamo vissuto insieme tanti momenti difficili ma ci siamo sempre rialzati, perchè fa parte del nostro dna. Nei playoff dello scorso anno mi sono rotto le costole ma nessuno ha potuto fermarmi. Quest’anno il menisco ma dopo 23 giorni ero a combattere con i miei compagni, al loro fianco. Dopo il fallimento sono morto con il Parma e con il Parma sono rinato. Siamo sempre tornati vincitori, grazie alla nostra forza, al gruppo. Il boato di quel venerdì sera non lo dimenticherò mai, in quel momento eravamo una cosa sola”
[tweet id=”1000841305684172801″]
Poi il momento che nessuno avrebbe voluto vivere, quello dell’addio. Perché nessuno è immortale, soprattutto un calciatore: “Non potevo desiderare niente di meglio per dirvi una cosa: dopo la promozione ho pensato a lungo se continuare o meno, ho dato tutto me stesso per dieci anni, a volte anche di più. Ora che siamo in A il mio obiettivo e il vostro lo abbiamo raggiunto. Giocheremo in stadi che hanno fatto la storia, ma questa l’ho già scritta con voi e non ho bisogno di rigiocarci. La promessa che vi avevo tre anni fa l’ho mantenuta. Adesso ho paura di non essere più un grado di essere un punto di riferimento per i compagni. Adesso non ne ho più la certezza.
A Spezia, dopo il fischio finale, sono corso sotto di voi. Adesso correte qui e abbracciatemi in questa nuova vita – dice fra le lacrime – quella di Spezia deve essere l’ ultima immagine da calciatore, non c’è momento che mi renda più orgoglioso. Continuerò a far parte del Parma, vediamo in che vesti. Sono orgoglioso di aver fatto parte di questa storia, di essere stato uno di voi, il vostro Capitano. Grazie!”, ha concluso Lucarelli. Tre le lacrime e i fuochi d’artificio sul cielo del Tardini.
Dopo il suo intervento, ha preso la parola Marco Ferrari: “Da questa sera, la numero 6 è solo la tua maglia. E’ la seconda maglia della storia del Parma che viene ritirata: la 12 è dei tifosi, la 6 è giusto che sia di Lucarelli. Parma è e sarà sempre casa tua”.
[tweet id=”1000833662030663690″]