Parate decisive con il Sunderland e quella voglia matta di Nazionale. Mannone si racconta: “Temo che si siano scordati di me, merito attenzione”
I portieri ‘Made in Italy’? Una garanzia. Anzi, un’eccellenza mondiale, come il cibo nostrano. Le generazioni passano, ma in ciascuna di esse i fenomeni nel ruolo di ‘numero uno’ abbondano: da Zoff a Donnarumma, passando per un certo Buffon. Davvero niente male, eh? In un periodo in cui i top players italiani latitano ad emergere, il ruolo del portiere per la Nazionale sembra davvero l’unico a non conoscere alcun tipo di crisi. E quante alternative: dall’intoccabile San Gigi ai vari Marchetti, Sirigu, Mirante, Sportiello, e chi più ne ha più ne metta. Tutti in lotta per almeno un paio di maglie ad Euro 2016, visto che quella di primo portiere non può assolutamente essere messa in discussione.
Ah, la famosa ‘scuola italiana’… Ma siamo sicuri di non esserci dimenticati di qualcuno? “Certo che noi portieri italiani da questo punto di vista siamo proprio sfigati”, rivela Vito Mannone col sorriso sulle labbra, in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com. Vito Mannone? Il nome non torna? Presto svelato l’arcano: Mannone è un portiere italiano atipico, perché è nato e cresciuto in Italia, ma è poi diventato grande calcisticamente alla corte della Regina d’Inghilterra. “Sì, ormai sono 10 anni che sono qui, l’Arsenal mi comprò dall’Atalanta quando avevo 17 anni – racconta il classe ’88 – Certo, l’Italia mi manca, ma sono contento di giocare nel miglior campionato del mondo”.
Ragazzo solare, Mannone. Dal cuore grande soprattutto. Pensate che nel 2014 è stato protagonista di un episodio più unico che raro: dopo una sconfitta per 0-8 del suo Sunderland sul campo del Southampton, ha deciso di dare il via all’operazione “Refunderland” e di ripagare, insieme ai compagni, i biglietti e le spese di viaggio ai quasi 3000 tifosi accorsi al ‘St. Mary’s Stadium’. E che personalità. Dopo anni di alti e bassi all’Arsenal, dove per un certo periodo riuscì anche a strappare la maglia da titolare ad Almunia, e qualche prestito tra Barnsley ed Hull City per aumentare il proprio bagaglio d’esperienza, ora sembra aver trovato la stabilità e la serenità giusta nel Nord d’Inghilterra, al Sunderland dove, nel 2014, ha toccato l’apice della propria carriera trasformandosi in eroe durante la semifinale di Coppa di Lega, quando ha parato i rigori decisivi di Januzaj e Rafael, regalando ai suoi l’accesso alla finale persa poi 3-1 contro il City.
Anche in questa stagione si è confermato come ‘goalkeeper’ titolare nella lotta alla salvezza dei ‘Black Cats’, dove sta impressionando per continuità di rendimento: “Ogni anno la stessa storia! Non riusciamo mai a salvarci tranquillamente e questo è un peccato per un club con delle potenzialità come questo – continua Mannone – Pensate che il Leicester lo scorso anno ha fatto ancora più fatica di noi a salvarsi e guardate ora dov’è… Ma dopotutto, per la lotta al titolo, non posso che fare il tifo per loro! Ci giocheremo presto contro, speriamo che Vardy non mi segni”, e via di risata. Eppure, un portiere che nel ruolo di numero uno è il secondo italiano per presenze nella storia della Premier League (65) alle spalle di Cudicini (161), non dovrebbe essere poi così sconosciuto… “A volte temo che in Italia si siano scordati di me. Sto vivendo un grande momento di forma e, anche tramite la Premier League, ho sempre sperato in una chiamata da parte della Nazionale. So che per quella maglia c’è grande competizione, visto che ci sono tanti ottimi portieri italiani, ma io ci spero con tutto me stesso e voglio centrare il mio obiettivo di vestire la maglia azzurra. Ho trovato anche grande continuità, ritengo di meritare attenzione”.
La voce poi si fa più decisa e speranzosa allo stesso tempo: “Logico, so che per il ruolo di titolare Buffon è intoccabile, ci mancherebbe. Lui è un grande uomo e, metaforicamente parlando, è come il vino: più invecchia più diventa buono. Tra l’altro, è anche un amico: pensate che una volta mi ha fatto avere tramite Giaccherini una sua maglia della Nazionale firmata! Ero felicissimo, è un grande!”. All’ombra dello ‘Stadium of Light’ Mannone però non è il solo italiano. Dopo aver salutato Giaccherini, a fargli compagnia è rimasto l’amico Borini. Mannone para e Borini segna? Ci sperano i tifosi dei ‘Black Cats’: “Sì, Fabio è un amico ed entrambi siamo persone molto pacate fuori dal campo. Chi parla meglio l’inglese? Entrambi, dai – ride di nuovo – Ma non metto in dubbio che si può sempre migliorare! Ci manca l’Italia, ma stiamo bene in Premier. Io, sinceramente, seguo sempre la Serie A, come non potrei? Da milanista sto soffrendo abbastanza e mi rode molto dover constatare che anche quest’anno lo scudetto andrà alla Juve…”.
Infine, una battuta sulla sua ex squadra, quell’Arsenal che sembra quasi non voler vincere il campionato, facendosi harakiri anno dopo anno, proprio al momento di sferrare il colpo decisivo per tornare ad essere campione d’Inghilterra: “Febbraio e marzo sono sempre stati i mesi critici per l’Arsenal. Sento spesso i miei ex compagni e li incrocio anche sui campi, ma sinceramente né loro né io sappiamo dare una spiegazione logica a tutto ciò. E Wenger non so se rimarrà anche il prossimo anno…”. Che anche per Mannone sia arrivato il momento di entrare a far parte del giro della Nazionale? A questa domanda, solo Conte può rispondere. Ma il ct può dormire sonni tranquilli: ovunque si volti sa che, per quanto riguarda l’affidabilità dei portieri “Made in Italy”, su quello no, non ci sono mai stati dubbi.
Alberto Trovamala